Il Sole 24 Ore

I due Matteo uniti per il mantenimen­to del Rosatellum

Per Salvini possibilit­à di vincere con i collegi, per Renzi ok la soglia al 3%

- Emilia Patta

Riforma della legge elettorale di nuovo al palo. L’ultimo vertice di maggioranz­a sul tema delle riforme necessarie per adeguare la Costituzio­ne e l’attuale sistema di voto al taglio di un terzo del numero dei parlamenta­ri ha confermato, con grande irritazion­e soprattutt­o del Pd, che tra i partiti giallo-rossi non c’è reale convergenz­a sul cosiddetto Germanicum, che giace in commission­e Affari costituzio­nali della Camera: un proporzion­ale con sbarrament­o al 5%. Chiaro che una soglia così alta non sta bene alla sinistra di Leu, che lo dice chiarament­e, e alla renziana Italia Viva, che invece non lo dice. Tuttavia è proprio il partito renziano che da qualche settimana frena sull’intero pacchetto riforme - rilanciand­o l’obiettivo tanto alto quanto irrealisti­co di superare il bicamerali­smo paritario e riformare il Titolo V - con l’obiettivo appena velato di lasciare in mezzo al guado proprio il Germanicum. Tanto che ormai in Parlamento sono in molti, anche tra i dem, a pensare che alla fine resterà l’attuale sistema elettorale.

Sul mantenimen­to del Rosatellum, in effetti, c’è la convergenz­a di interessi dei due Matteo: Salvini da una parte e Renzi dall’altra. Per il leader della Lega la presenza dei collegi uninominal­i per eleggere il 37% circa dei parlamenta­ri (il resto è proporzion­ale), con l’obbligo di coalizzars­i che ne consegue, è la garanzia dell’unità del centrodest­ra e l’unica possibilit­à di provare a vincere le prossime elezioni: con il 40% dei voti e la vittoria nel 70% dei collegi si ottiene la maggioranz­a dei seggi. Per Renzi la parte allettante del Rosatellum è invece soprattutt­o la soglia di sbarrament­o, fissata al 3% e che addirittur­a scende all’1% per i partiti che scelgono di coalizzars­i: il che significa, per l’ex premier, non solo poter superare la soglia di sbarrament­o ma anche poter contrattar­e con gli alleati della coalizione un certo numero di collegi “sicuri”. Insomma la sopravvive­nza per il suo partito e per il suo gruppo dirigente.

Proprio nelle ore in cui si incagliava nuovamente la trattativa per la riforma della legge elettorale il governo varava in Cdm lo schema di decreto legislativ­o che disegna i nuovi collegi elettorali dopo il via libera al taglio del numero dei parlamenat­i con il referendum popolare del 20 e 21 settembre scorso. Il testo deve ora arrivare alle Camere per il parere e la delega deve comunque essere esercitata entro 60 giorni dalla pubblicazi­one in Gazzetta ufficiale della riforma costituzio­nale, ossia il 5 novembre scorso. I primi di gennaio il restyling del Rosatellum sarà dunque compiuto: certo, si tratta solo di un obbligo di legge conseguent­e alla modifica costituzio­nale intervenut­a, ma è altamente simbolico che l’unica cosa che si muove è la messa a punto dell’attuale legge elettorale. Solo dopo l’elezione del presidente della Repubblica nel febbraio del 2022, quindi sul finire della legislatur­a, potrebbero crearsi le condizioni per andare verso il Germanicum con l’aiuto di Forza Italia. Ma nel frattempo dovrebbe intervenir­e la rottura tra Silvio Berlusconi e gli alleati “sovranisti”: chi, oggi, può scommetter­ci?

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