Snam, la cedola salirà del 5% l’anno Altre piccole acquisizioni in agenda
Sforzo da 7,4 miliardi al 2024: focus su idrogeno e decarbonizzazione Alverà: «Terna? Importanti sinergie a livello operativo Tap modello di successo»
Ribadisce che la strada, sul fronte M&A, sono le piccole acquisizioni «con cui abbiamo generato valore in questi anni» e, sulle voci di possibili “nozze” con Terna, spesso rimbalzate negli ultimi mesi, l’ad di Snam, Marco Alverà, parla di «importanti sinergie che stiamo cogliendo a livello operativo sugli scenari gas-elettrici, su tecnologie e digitalizzazione, e, infine, sulle centrali ibride che potranno dare flessibilità e resilienza alla rete» della spa dell’alta tensione. Le stesse centrali dual-fuel che giocheranno un ruolo cruciale per l’obiettivo principe che il gruppo vuole conseguire anche con il supporto del nuovo piano industriale: la neutralità carbonica entro il 2040 con un primo step al 2030 quando la società conta di ridurre del 50% (rispetto al 2018) le emissioni di CO2 dirette e indirette energetiche (Scope 1 e 2). Mentre, su quelle al di fuori del controllo dell’azienda (Scope 3), si farà leva su progetti congiunti con partecipate e fornitori.
Così la strategia 2020-2024 illustrata ieri dal numero uno Alverà diventa il canovaccio attraverso cui ritagliarsi il ruolo di «abilitatore della transizione energetica» (copyright dell’ad), spingendo ancor di più sugli asset regolati - che assorbirranno 6,7 miliardi dei 7,4 miliardi totali previsti dal nuovo piano (un miliardo in più del precedente) - e accelerando sui nuovi business con l’impegno raddoppiato a 720 milioni e distribuito tra biometano (220 milioni per realizzare 64 megawatt di nuova capacità installata), efficienza energetica (200 milioni) e mobilità sostenibile con 150 milioni di investimenti che serviranno anche a lanciare le prime cinque stazioni di rifornimento di idrogeno.
Un tassello, quest’ultimo, che rappresenta un “filo rosso” dell’intera strategia dal momento che il 50% degli investimenti complessivi saranno destinati ad “allineare” gli asset rispetto al vettore energetico. Senza contare lo sforzo ad hoc, pari a 150 milioni, anche per convertire le prime tratte ferroviarie in asse con Fs e Alstom, riservato a questo capitolo. Su cui l’azienda sta puntando molto tanto da aver creato una business unit dedicata, cui sono seguite diverse mosse come la recente acquisizione del 33% di De Nora, la cui expertise su elettrodi ed elettrochimica è un driver importante per chi vuole crescere in questo settore.
Un mix di azioni, dunque, che consentiranno alla società di incrementare tutti i suoi indicatori, prendendo come riferimento il 2019: +2,5% di incremento medio annuo per l’utile netto, +3,2% per l’utile netto per azione, +3,3% per l’ebitda. E ancora, +2,5% per la Rab, il valore degli asset regolati. Che, a fine 2021, si attesterà a 21 miliardi con il debito atteso a 13,5 miliardi a fronte di investimenti per 1,4 miliardi e la guidance sull’utile netto in crescita del 3% rispetto all’asticella 2020 (che si chiuderà a 1,1 miliardi). Mentre, sul dividendo, l’impegno è a confermare la crescita del 5% fino al 2022, con un ulteriore scatto minimo del 2,5% nei due anni successivi.
Poi c’è il fronte consociate. Con il ceo che cita «il modello di successo» del Tap, il gasdotto transadriatico, «che ha avuto il merito di rendere per la prima volta il gas in Italia meno caro che nel Nord Europa». Mentre, in conference call, Alessandra Pasini, cfo e chief international and business development officer, allarga lo sguardo e spiega che i fattori Esg, sempre più integrati nelle strategie e nella gestione dell’azienda, «guidano sia le nostre scelte sul piano internazionale, dove guardiamo a opportunità infrastrutturali in mercati a forte crescita, nella transizione energetica e nella vendita di servizi, sia nella finanza sostenibile, che passerà dal 40 a oltre il 60% del funding disponibile in arco di piano».