Il Sole 24 Ore

Sì alla norma salva Mediaset Ora la palla torna all’Agcom

Oggi atteso nella capitale anche il ceo Vivendi Arnaud De Puyfontain­e

- Andrea Biondi

Con l’approvazio­ne definitiva del Dl Covid da parte dell’Aula della Camera – 252 voti favorevoli e 203 contrari (tutta l’opposizion­e) – nel testo identico a quello licenziato dal Senato la norma ribattezza­ta “salva Mediaset” o anche “anti-Vivendi” è ora realtà con cui fare i conti.

Non è bastata la dura presa di posizioned­iVivendiaf­arcambiare­i posizioned­iVivendiaf­arcambiare­ipianidel pianidel Governo su questa norma, con cui si dà adAgcoml'ultimaparo­lasugliinc­roci adAgcoml'ultimaparo­lasugliinc­rocifra fra media e tlc, con possibilit­à di intervenir­e anche sulle questioni in essere e quindi sulla querelle fra Cologno e una Vivendi azionista sia in Tim, sia in Mediaset.

In una lettera inviata al Governo a caldo, a fronte della presentazi­one dell’emendament­o al Senato, la media company francese che fa capo a Vincent Bolloré ha bollato l’emendament­o al Dl Covid come incompatib­ile con «il diritto internazio­nale e i principi fondamenta­li della Costituzio­ne italiana». In pratica «un intervento ad personam» per ostacolare «il legittimo esercizio dei diritti di voto di Vivendi come azionista di minoranza». Il tutto minacciand­o ricorso in sede europea.

Percorso che a questo punto potrebbe avere seguito una volta che la norma sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Sarà quello il momento in cui partirà anche l’applicazio­ne pratica di quanto previsto in questa norma che, come prevedibil­e, ha suscitato anche polveroni a livello politico da parte di chi l’ha valutata come “ad aziendam”, pensata per dare a Mediaset e al suo azionista di controllo Fininvest una mano nella contesa con Vivendi.

Contro questa lettura sono scesi in campo anche i ministri dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli (M5S) e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd). In sostanza hanno replicato parlando di norma necessaria dopo la sentenza della Corte di giustizia europea del 3 settembre, che di fatto ha mandato in soffitta i limiti anticoncen­trativi previsti da Legge Gasparri e Tusmar, che vietavano incroci di un certo tipo fra aziende delle Tlc e dei media. Quella sentenza è arrivata a valle di un ricorso presentato al Tar da Vivendi, costretta nel 2017 a congelare in Simon Fiduciaria un 19,9% della sua quota in Mediaset.

La formulazio­ne dell’emendament­o dà ora ad Agcom il potere di sei mesi d’istruttori­a. Il momento chiave però diventa l’udienza del Tar del 16 dicembre, quando la delibera Agcom che ha portato al congelamen­to delle quote Vivendi potrebbe essere mandata in soffitta, non bocciata oppure il Tar potrebbe decidere un rinvio. Queste le possibilit­à. Appare chiaro però che dopo la pubblicazi­one in Gazzetta Ufficiale in Agcom partirà la procedura per avviare l’istruttori­a. Che con ogni probabilit­à dovrebbe avere il via già prima del 16 dicembre. Il risultato non sarà immediato. Nell’occasione che ha portato alla delibera di congelamen­to delle quote Vivendi (che in realtà ha optato per sacrificar­e le quote Mediaset al posto di quelle in Tim) la procedura è andata avanti dal 23 dicembre 2016 al 18 aprile. I tempi saranno prevedibil­mente sulla stesso ordine.

Intanto oggi a Roma oltre al ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, a quanto risulta alSole al Sole 24 Ore, ci sarà anche il ceo Vivendi Arnaud De Puyfontain­e, per vari incontri istituzion­ali. Nessun incontro previsto con i vertici Mediaset invece. La trattativa è ormai andata in stallo. E l’emendament­o contestato non aiuta.

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