Sì alla norma salva Mediaset Ora la palla torna all’Agcom
Oggi atteso nella capitale anche il ceo Vivendi Arnaud De Puyfontaine
Con l’approvazione definitiva del Dl Covid da parte dell’Aula della Camera – 252 voti favorevoli e 203 contrari (tutta l’opposizione) – nel testo identico a quello licenziato dal Senato la norma ribattezzata “salva Mediaset” o anche “anti-Vivendi” è ora realtà con cui fare i conti.
Non è bastata la dura presa di posizionediVivendiafarcambiarei posizionediVivendiafarcambiareipianidel pianidel Governo su questa norma, con cui si dà adAgcoml'ultimaparolasugliincroci adAgcoml'ultimaparolasugliincrocifra fra media e tlc, con possibilità di intervenire anche sulle questioni in essere e quindi sulla querelle fra Cologno e una Vivendi azionista sia in Tim, sia in Mediaset.
In una lettera inviata al Governo a caldo, a fronte della presentazione dell’emendamento al Senato, la media company francese che fa capo a Vincent Bolloré ha bollato l’emendamento al Dl Covid come incompatibile con «il diritto internazionale e i principi fondamentali della Costituzione italiana». In pratica «un intervento ad personam» per ostacolare «il legittimo esercizio dei diritti di voto di Vivendi come azionista di minoranza». Il tutto minacciando ricorso in sede europea.
Percorso che a questo punto potrebbe avere seguito una volta che la norma sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Sarà quello il momento in cui partirà anche l’applicazione pratica di quanto previsto in questa norma che, come prevedibile, ha suscitato anche polveroni a livello politico da parte di chi l’ha valutata come “ad aziendam”, pensata per dare a Mediaset e al suo azionista di controllo Fininvest una mano nella contesa con Vivendi.
Contro questa lettura sono scesi in campo anche i ministri dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli (M5S) e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd). In sostanza hanno replicato parlando di norma necessaria dopo la sentenza della Corte di giustizia europea del 3 settembre, che di fatto ha mandato in soffitta i limiti anticoncentrativi previsti da Legge Gasparri e Tusmar, che vietavano incroci di un certo tipo fra aziende delle Tlc e dei media. Quella sentenza è arrivata a valle di un ricorso presentato al Tar da Vivendi, costretta nel 2017 a congelare in Simon Fiduciaria un 19,9% della sua quota in Mediaset.
La formulazione dell’emendamento dà ora ad Agcom il potere di sei mesi d’istruttoria. Il momento chiave però diventa l’udienza del Tar del 16 dicembre, quando la delibera Agcom che ha portato al congelamento delle quote Vivendi potrebbe essere mandata in soffitta, non bocciata oppure il Tar potrebbe decidere un rinvio. Queste le possibilità. Appare chiaro però che dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale in Agcom partirà la procedura per avviare l’istruttoria. Che con ogni probabilità dovrebbe avere il via già prima del 16 dicembre. Il risultato non sarà immediato. Nell’occasione che ha portato alla delibera di congelamento delle quote Vivendi (che in realtà ha optato per sacrificare le quote Mediaset al posto di quelle in Tim) la procedura è andata avanti dal 23 dicembre 2016 al 18 aprile. I tempi saranno prevedibilmente sulla stesso ordine.
Intanto oggi a Roma oltre al ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, a quanto risulta alSole al Sole 24 Ore, ci sarà anche il ceo Vivendi Arnaud De Puyfontaine, per vari incontri istituzionali. Nessun incontro previsto con i vertici Mediaset invece. La trattativa è ormai andata in stallo. E l’emendamento contestato non aiuta.