EasyJet riduce la presenza in Italia: meno nove aerei
Tra due settimane partirà la trattativa con i sindacati sui 1.500 posti di lavoro
Gli effetti del Covid sul trasporto aereo si stanno riversando anche in Italia. EasyJet, terza compagnia nel nostro Paese dopo Ryanair e Alitalia, ha annunciato un piano di ristrutturazione che porterà come primo passaggio alla riduzione della capienza delle sue basi in Italia. Un ridimensionamento che avrà inevitabilmente una ricaduta anche sui posti di lavoro dei 1500 dipendenti, in cassa integrazione a rotazione dallo scoppio della pandemia. Quale sarà la dimensione di tale ricaduta al momento non è stato annunciato, ma secondo fonti sindacali la trattativa sarà avviata molto presto, già a partire dalla metà dicembre. «Saranno fatti tutti gli sforzi possibili, in collaborazione con le rappresentanze sindacali, per mitigare l’impatto di questa decisione sui livelli occupazionali e salvaguardare il maggior numero possibile di posti di lavoro», ha sottolineato il country manager per l’Italia di easyJet Lorenzo Lagorio.
L’annuncio ufficiale è stato dato ieri al termine dell’incontro con i sindacati e dopo avere informato i dipendenti: la low cost inglese, che ha già chiuso tre basi in Gran Bretagna (Stansted, New Castle e Southend) e tagliato 4.500 posti di lavoro, ridurrà di 9 aerei la flotta basata in Italia, passando da 36 a 27 aeromobili e riducendo di conseguenza anche i voli. Nello specifico il piano prevede 21 aerei dagli attuali 22 basati a Milano Malpensa ,mentre si scenderà da 7 a 4 nella base di Napoli e da 7 a 2 a Venezia. La compagnia, in un comunicato, ha ribadito che l’Italia «rimane un mercato chiave, ma senza una riduzione strutturale dei costi e supporto al settore da parte delle istituzioni viene preclusa la possibilità di una vera ripresa del comparto». Le parole lette in controluce fanno intendere che la ristrutturazione non sarà temporanea, legata all’emergenza Covid, ma piuttosto strutturale in quanto il ridimensionamento in Italia fa parte di un piano complessivo annunciato lo scorso maggio su tutto il network della compagnia aerea, che al momento a causa delle restrizioni ai voli utilizza solo il 44% della flotta composta di 337 aerei. L’aspetto positivo è che al momento nessuna base in Italia viene chiusa, nonostante le previsioni della Iata di un calo del traffico globale del 70% nel 2020, di una riduzione del 50% dei ricavi nel 2021 e della ripresa del traffico su livelli pre-Covid non prima del 2024. I risultati annuali, con una perdita di 1,2 miliardi di sterline e l’annuncio di non essere in grado di offrire nei mesi invernali una capacità superiore al 20% rispetto al 2019, hanno fotografato una situazione di grande difficoltà. La concorrente Ryanair prevede di volare tra il 60% e l’80% della sua capacità pre-Covid e per lil 2020 stima non più di 38 milioni di passeggeri trasportati contro i circa 150 milioni dello scorso anno. Lo stesso vale per Wizz Air, che prevede per la stagione in corso di non offrire più del 50% della capacità.
In questi mesi di emergenza easyJet ha adottato un piano strategico per far fronte alla messa a terra di buona parte della flotta, attingendo ai finanziamenti a tasso agevolato della Bank of England per 600 milioni di sterline, vendendo o noleggiando aerei ad altre compagnie per altri 300 milioni.