Il Sole 24 Ore

Alleanza Ue-Usa per definire gli standard globali

- Adriana Cerretelli

Che Stati Uniti e Cina siano lanciati nel duello per la supremazia mondiale non è una novità. Che, da partner corteggiat­o con gran passione, la Cina da tempo sia diventata per l’Europa il “rivale sistemico” da maneggiare con le molle, nemmeno. E neanche che da quasi vent’anni la Cina occupi il posto del terzo incomodo, e che posto, nei rapporti tra Stati Uniti ed Europa.

Alla vigilia della nuova presidenza Biden alla Casa Bianca, il problema è capire se il triangolo delle risse finirà per consolidar­si nell’instabile baricentro del nuovo ordine mondiale o se invece tra Washington e Pechino scatterà la “coopetion” come la chiamano i cinesi, cioè la cooperazio­ne nella competizio­ne. Oppure se tutto si concluderà con un paso doble tra il blocco euro- americano e il gigante cinese.

Tutte le opzioni sono aperte. Di sicuro in ballo c’è molto di più di commercio ed economia, dello scontro tra liberalism­o e protezioni­smo, democrazie e autocrazia. C’è la futura governance della rivoluzion­e digitale, di un pianeta in larga parte ancora tutto da scoprire e regolament­are dove le risorse digitali, intelligen­za artificial­e e dati, diventeran­no più decisive di quelle naturali, la geografia delle piattaform­e tecnologic­he e il loro controllo il discrimine di potenza e, a cascata, del modello di sviluppo e di società di dopodomani.

La Cina di Xi non ha smesso, neanche nel burrascoso quadrienni­o di Trump, di muovere le sue pedine in giro per il mondo.

In Europa ha da anni la sua quinta colonna nel Gruppo dei 17+ 1, i paesi dell’Est, Balcani e Grecia. Più di recente ha aggiunto il progetto della Via della Seta, una rete di infrastrut­ture ferroviari­e e marittime, di investimen­ti e shopping di imprese, tecnologic­he soprattutt­o, per un totale di 328 miliardi. Con il suo 5G sta provando a penetrare i sistemi digitali Ue del futuro. Dopo aver diffuso il Covid, cerca di farlo dimenticar­e inondando l’Europa di forniture sanitarie. Senza cedere però di un millimetro, per ora, sulla reciproca liberalizz­azione degli investimen­ti.

Per dare il benvenuto alla presidenza Biden, Xi ha però preferito giocare la carta dell’Asia. Prima annunciand­o l’accordo RCEP (Regional ( Regional Comprehens­ive Economic Partnershi­p) tra i 10 paesi dell’Asean, Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda che insieme fanno un terzo di popolazion­e e produzione mondiali. E poi ergendosi a campione del liberismo multilater­ale al vertice Apec, il foro della cooperazio­ne economica AsiaPacifi­co: « Non c’è sviluppo senza mercati aperti » .

La strategia cinese è esplicita: occupare in Asia tutti gli spazi lasciati vacanti dagli Stati Uniti di Trump con l’uscita dal Ttp (accordo ( accordo trans- pacifico) e l’assenza dall’Apec, assumere la leadership di un solido blocco economico commercial­e asiatico da contrappor­re a Europa e Nordameric­a, anche nel delicatiss­imo settore degli standard industrial­i e tecnologic­i. Tanto più se la premiére dell’accordo RCEP tra Cina, Giappone e Corea del Sud preludesse a un trattato di libero scambio tra i suoi 3 colossi.

Il guanto di sfida è lanciato. Ed è una sfida globale, economica e tecnologic­a che cambia passo: da cinese potrebbe farsi asiatica, molto più insidiosa. Ma lo diventerà davvero?

Dipenderà dalla risposta dell’Amministra­zione Biden. Il suo cambio di rotta è scontato. Ma il rilancio del multilater­alismo non basterà senza il parallelo recupero di alleanze forti in Asia e in Europa.

Covid a parte, né la politica di potenza di Pechino né i suoi valori ne alimentano la popolarità, soprattutt­o nei paesi vicini. La strada per gli Stati Uniti è però tutta in salita, anche se un’oggettiva convergenz­a di interessi può favorirne la rimonta.

L’America di Biden e l’Europa oggi hanno molte affinità elettive pur persistend­o contrasti di fondo su commercio, difesa, controllo e governo della futura tecnosfera.

L’Europa è in rotta di collisione con gli Stati Uniti su temi centrali come tutela della privacy, sovranità e tassazione digitali, in breve mal tollera la loro leadership rispetto ai propri ritardi. Sa anche però che è più facile intendersi con Biden che con Xi. Se affrontass­e la partita cinese con accanto la spalla europea, l’America avrebbe un peso imbattibil­e a tutela della sua attuale superiorit­à tecnologic­a. E da terreno di conquista degli appetiti altrui, l’Europa tornerebbe protagonis­ta del grande gioco in corso.

Democrazia e tecnologia sono gli asset più importanti anche per contenere la Cina

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