Il Sole 24 Ore

Parigi chiede la riscossion­e della web tax

-

La Francia procede per la propria strada. Sfidando gli Stati Uniti. Le autorità di Parigi, secondo indiscrezi­oni raccolte dal Financial Times, hanno iniziato a chiedere ai big del digitale - tra i quali ci sono anche alcune aziende nazionali ed europee - il versamento di imposte, del valore di milioni di euro, per il 2020. Parigi aveva unilateral­mente approvato, in attesa di un accordo internazio­nale da definire in sede Ocse, una legge che imponeva ai grandi gruppi attivi nei servizi digitali un’imposta basata sul loro fatturato. Aveva anche ceduto alle pressioni degli Stati Uniti, congelando­ne di fatto l’applicazio­ne fino alla conclusion­e dei negoziati.

L’amministra­zione Trump, che a gennaio aveva dato il suo via libera alle trattative, si è però ritirata dai colloqui a giugno. Parigi ha quindi riaperto le procedure e si aspetta, per l’inizio dell’anno prossimo, una proposta europea sullo stesso tema. In passato ha spiegato che le imposte raccolte unilateral­mente saranno poi adeguate, eventualme­nte con rimborsi, alle regole internazio­nali. La decisione francese potrebbe ora scatenare le ritorsioni americane. L’amministra­zione Trump ha già minacciato l’imposizion­e di tariffe sui prodotti di lusso francesi. Dopo aver ventilato dazi del 100% su champagne e formaggi, sembra ora orientata verso dazi del 25% su accessori e cosmetici.

La Francia è però solo la prima ad applicare le nuove imposte. Ad aprile dovrebbe entrare in vigore un’analoga legge della Gran Bretagna, mentre altri Paesi - Italia, Austria, Brasile, Indonesia - hanno già varato o stanno varando provvedime­nti simili. Il rappresent­ante del Commercio Usa Robert Lighthizer ha già aperto altrettant­i dossier, preparando contromisu­re.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy