Un italiano su tre teme rischi per la salute associati al 5G
Il 28% degli italiani crede che ci siano rischi per la salute associati al 5G. E considerata la forza dei cospirazionisti in Italia, non stupisce che questa percentuale sia maggiore rispetto alla media europea che si ferma al 21 per cento. In Italia questa falsa percezione colpisce principalmente la fascia d’età 45-54 anni (34% contro il 18% dei 18-24enni). È quanto emerge dallo studio “Digital Consumer Trends 2020”, di Deloitte, condotto a maggio e giugno di quest’anno. Il report analizza i comportamenti digitali di 35.150 rispondenti in 22 paesi. Durante il primo lockdown i consumatori hanno occupato il loro tempo con una vasta gamma di attività, molte delle quali digitali, persino presso le fasce di età più mature, e 8 su 10 sono intenzionati a continuare a effettuarle con la stessa frequenza anche dopo la fine delle restrizioni di distanziamento. Inoltre rispetto al 2019, la gestione dei servizi di assistenza sanitaria da smartphone è aumentata di oltre 10 punti, arrivando a interessare un rispondente su quattro. Un ulteriore aspetto di interesse per gli utenti è la tutela della privacy dei dati. Se la contropartita è la revoca di tutte le restrizioni governative, l’attenzione alla tutela della privacy risulta abbattuta per una buona parte degli intervistati. Il 60% degli italiani si dichiara favorevole all’utilizzo delle videocamere sensibili al calore (49%). Tuttavia, se la tecnologia è utilizzata per monitorare la posizione e gli spostamenti degli individui, la propensione ad accettarne la condivisione appare più contenuta. Due rispondenti su cinque sono favorevoli a condividere le informazioni generate da smartphone o da altri dispositivi, come ad esempio i braccialetti smart, mentre uno su tre si oppone.