Salva Stati Italia-Francia, linea comune sul Mes: riforma ok
Passaggi decisivi lunedì all’Ecofin e al Consiglio europeo del 10-11 dicembre. Fonti Ue: «L’Italia si è già impegnata un anno fa». Debito Covid: Fraccaro rilancia la cancellazione ma per il Mef va rimborsato
Nel canovaccio già fitto dei rapporti italo-francesi entra anche una proposta comune per un sostegno europeo ai settori più in crisi. Una declinazione continentale dei «Ristori» che stanno impegnando da settimane il governo italiano, che nell’ottica di Roma e Parigi dovrebbe assumere la forma di un sostegno aggiuntivo e parallelo al Recovery Plan.
L’incontro mattutino in Via XX Settembre fra il ministro dell’Economia Gualtieri e il suo omologo francese Bruno Le Maire è nato con l’obiettivo di consolidare le posizioni comuni italo-francesi sulla politica economica, anche in vista dell’avvio imminente della presidenza italiana del G20. E per provare ad appianare gli intrecci più complicati sul fronte industriale, dall’affaire Vivendi allo stallo delle nozze fra Fincantieri ed Stx.
Ma la scena è stata inevitabilmente occupata anche dagli imbarazzi italiani sulla riforma del Mes attesa ai passaggi decisivi all’Ecofin del 30 novembre e al Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre. Ma siccome le convulsioni della maggioranza sul Salva-Stati non bastavano, ad alzare la temperatura è intervenuta ieri, con un tempismo non irrilevante, anche la presa di posizione di Riccardo Fraccaro (M5S), che in un’intervista a Bloomberg ha rilanciato l’idea di cancellare o rendere perpetuo il debito Covid, sulla scia delle dichiarazioni rilasciate qualche settimana fa dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli (Pd), perché «la politica monetaria deve supportare le politiche fiscali espansive degli Stati membri». Essendo il sottosegretario di Palazzo Chigi, a livello internazionale le parole di Fraccaro sono ovviamente risuonate come diretta emanazione della presidenza del Consiglio, e quindi come linea del governo. Ma «la posizione del governo è che i debiti per definizione vanno rimborsati e sono sempre rimborsati», ha spiegato invece Gualtieri, aggiungendo che «la strategia italiana per la cancellazione del debito e la sua riduzione si fa attraverso un percorso di finanza pubblica incentrato sulla crescita».
Più o meno le stesse parole usate da Le Maire, con cui l’intesa è piena anche sulla riforma del Mes. I correttivi alle regole del Salva-Stati tornano sui tavoli europei dopo i rinvii di inizio anno dovuti alle incertezze italiane e favoriti dalla pandemia. Ma il tempo sembra ormai scaduto anche a Bruxelles, da dove si fa filtrare una certa impazienza con il consueto metodo delle parole fatte trapelare da fonti tecniche. «Non ho ragioni per aspettarmi che gli impegni politici presi dall’Italia non siano affidabili», ha fatto sapere la “fonte europea” di ieri, ricordando che il testo della riforma «è stato chiuso» a dicembre scorso con l’ok dell’Italia e per accordo unanime non può più essere modificato. Esattamente lo stesso dibattito di 12 mesi fa, prima il Covid togliesse il tema dall’agenda.
E gli argomenti delle audizioni di fine 2019 saranno ripresi da Gualtieri nell’informativa alle commissioni Finanze e Politiche Ue, che rischia di slittare in extremis a lunedì. La novità più importante nella riforma è l’attribuzione al Mes della funzione di backstop per il Fondo di risoluzione unico per le banche, con un ombrello aggiuntivo fino a 71 miliardi da aprire in caso di crisi troppo pesanti per essere coperte dal Fondo (vale l’1% dei depositi tutelati). E questo aspetto può rappresentare un’anticipazione importante per il completamento dell’Unione bancaria su cui l’Italia preme in quella «logica di pacchetto» con cui prima del Covid il premier Conte provò senza troppo successo a superare i «no» dei Cinque Stelle. In ogni caso, ricorda Gualtieri, la discussione oggi «non è sull’utilizzo del Mes ma sulla sua riforma, che punta a rafforzare ulteriormente quella che è una sorta di assicurazione per gli Stati». «Una polizza vita», l’ha chiamata Le Maire giudicando «essenziale» il fatto che la riforma sia «definitivamente adottata e ratificata».
Italia e Francia poi, e non da ieri, sono alleate anche sul terreno della Digital Tax. Al punto da averne adottata già una versione nazionale nella lunga attesa che si trovi un accordo in sede Ue e G20. Per quella italiana i primi versamenti sono attesi il 16 febbraio.