Muro dei Cinque Stelle anche sul fronte Ue, il Pd morde il freno
Ma Zingaretti soddisfatto del voto sullo scostamento non esaspera le divisioni
«Finché c’è il Movimento 5 Stelle in maggioramza il Mes non sarà usato. Sentiremo l’informativa di Gualtieri sulla riforma dello strumento in sede europea e faremo i nostri rilievi. Non consentiremo ipoteche sui nostri fili e non accetteremo operazioni di palazzo».
La nota su Facebook del M5s è di quelle che sembrano fatte apposta per puntare un dito dritto negli occhi degli alleati democratici, che da mesi ormai con il segretario Nicola Zingaretti chiedono al premier Giuseppe Conte di attivare la linea di credito senza condizionalità del Fondo Salva-Stati per ottenere i ciorca 37 miliardi a disposizione dell’Italia per l’emergenza sanitaria. Ma anche i tempi sono importanti: la nota usciva mentre in Parlamento andava in scena il voto quasi all’unanimità sul nuovo scostamento dal bilancio. Con Forza Italia nel ruolo di partito dialogante con la maggioranza giallo-rossa che ha finito per trascinare i riottosi alleati della Lega e di Fratelli d’Italia. Un avvicinarsi del partito di Silvio Berlusconi all’area della maggioranza che innervosisce il M5s tanto quanto tranquillizza il Pd: sullo sfondo il tema dell’allargamento della maggioranza per superare i numerosi veti pentastellati al quale lavorano ormai apertamente i dirigenti dem non escludendo un rimpasto a gennaio, dopo la sessione di bilancio.
Non solo: la nota usciva mentre il ministro del’Economia Roberto Gualtieri era impegnato nell’incontro con il suo omologo francese Bruno Le Maire (si veda l’articolo in pagina) durante il quale si è affrontato anche il nodo della riforma del Mes, condizione imprescindibile per la sua eventuale attivazione. E Gualtieri si è ritrovato anche a gestire un incidente diplomatico causato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che poco prima aveva rilanciato l’idea di cancellare i debiti contratti dagli Stati durante la crisi Covid. A conferma che nei rapporti con l’Europa il M5s e il Pd si muovono con pesi diversi. «La posizione della Francia è che il debito va rimborsato a un ritmo adeguato», ha precisato Le Maire. E Gualtieri ha subito rassicurato: «I debiti per definizione vanno rimborsati. La strategia italiana per la cancellazione del debito la sua riduzione attraverso un percorso incentrato su crescita e investimenti».
Certo, la riforma del Mes che si andrà a discutere per il traguardo finale lunedì a Bruxelles non significa attivazione del Fondo Salva-Stati, anche se ne costituisce il presupposto. Ed è quello che ribadirà il responsabile dell’Economia nella sua audizione in commissione attesa nei prossimi giorni. Ma per il M5s anche solo parlare di questo crea tensione. Ed è una tensione che si alimenta anche delle divisioni interne. Non a caso cinque deputati della commissione Finanze (a partire dai ”dibattistiani” Alvise Maniero e Raphael Raduzzi) respingono anche l’idea del sì alla riforma del Mes.
Da parte sua Zingaretti sceglie di non esasperare le divisioni e si gode il risultato del voto sullo scostamento, risultato considerato a Largo del Nazareno soprattutto frutto dell’impegno dem e della trattativa dei giorni scorsi con i pontieri di Forza Italia. E, a rassicurare il premier e gli alleati penstastellati, ribadisce in serata che il voto sullo scostamento non è il preludio al governissimo o a un cambio di maggioranza: «Non bisogna confondere la convergenza in un momento di bisogno con altro: non significa governare insieme». Ma intanto nel Pd, così come tra i renziani di Italia viva, si guarda ai prossimi passi: il possibile sì di Forza Italia alla legge di bilancio e forse il passaggio di alcuni parlamentari azzurri nelle fila della maggioranza.