Il virus frena: tornano arancioni Lombardia, Piemonte e Calabria
Con le ordinanze del governo in vigore da domani anche Liguria e Sicilia gialle Dpcm in arrivo: restano i limiti ai movimenti tra Regioni. Coprifuoco, ipotesi posticipo il 24 e il 31
Rischio Covid.
Il virus corre di meno e l’Italia comincia a cambiare colore. Da domani Piemonte e Lombardia non saranno più zone rosse ma arancioni come lo erano Liguria e Sicilia che invece domenica diventano gialle. E zona gialla - quella con meno restrizioni - potrebbe diventare tutta l’Italia poco prima di Natale con l’Abruzzo, rossa da domenica scorsa, che si unirebbe per ultima.
A cambiare i colori della mappa d’Italia sono le nuove ordinanze firmate dal ministro della Salute Roberto Speranza che evita irrigidimenti con i governatori e si affida agli «automatismi» dell’ultimo report settimanale dell’Iss che conferma il rallentamento del virus con l’R-t - l’indice che misura la velocità di trasmissione del virus - che ora è all’1,08 e comunque sotto l’1,25 (da scenario 2, giallo appunto) in tutte le Regioni. Se i dati resteranno questi - il declassamento scatta solo se sono positivi per 3 settimane dall'ordinanza che colora le Regioni di rosso o arancione - gli italiani potranno vivere feste più tranquille, ma sempre nel segno della massima prudenza. Perché il nuovo atteso Dpcm - ieri al centro di un altro incontro fiume a Palazzo Chigi con i capi delegazione e il premier Conte - che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni introdurrà una serie di paletti con cui si proverà a evitare che le feste si trasformino nell’inizio di una temuta terza ondata del Covid. Se sembra ormai sicuro il divieto di spostamenti anche tra Regioni gialle con il rientro possibile soltanto per i residenti è ancora aperto un piccolo spiraglio per consentirli almeno ai parenti più stretti (quelli ( quelli di primo grado) per le feste. Il coprifuoco resta alle 22 - in bilico la messa di mezzanotte a Natale che potrebbe essere anticipata - e si studia una finestra di 7- 10 giorni per consentire ai negozi e ai centri commerciali di restare aperti almeno fino alle 21. Ma lo stesso Conte però, con l’ala dei renziani del Governo, sarebbe convinto che non si possa tenere anche a Natale e Capodanno il coprifuoco alle 22: vorrebbe fissarlo alle 23 o alle 24 con una raccomandazione sul numero massimo di persone che si potranno sedere a tavola insieme. I ristoranti invece dovrebbero restare chiusi a Natale e Santo Stefano. Quanto allo sci e ai viaggi all’estero, è aperto il confronto con gli altri Paesi Ue e in campo c’è sempre l’ipotesi di una quarantena estesa per tutti i rientri.
Fin qui il Dpcm che regolerà il primo Natale con il Covid. Intanto le prossime settimane vedranno nuovi cambiamenti. A cominciare dal 4 dicembre quando il salto da rosso ad arancione potrebbe scattare per Campania, Toscana e Valle d’Aosta con quest'ultima che ieri ha contestato la decisione del Governo perché si aspettava già questa domenica il passaggio in arancione. Sempre venerdì prossimo potrebbero passare in area gialla Marche, Friuli Venezia ed Emilia Romagna. Tutte Regioni queste - esclusa la Valle d’Aosta - per cui le misure restrittive attuali sono state prorogate fino appunto al 3 dicembre con un’altra ordinanza firmata ieri da Speranza.
Conquistare la “descalation” per le Regioni vuol dire guadagnare aperture e allentamenti importanti. Vivere in una zona rossa si traduce infatti nella chiusura di bar, ristoranti, negozi mentre per nella scuola la didattica a distanza è prevista dalla seconda media in poi. Vietato anche spostarsi da un Comune all’altro, nonchè uscire od entrare nella Regione, e serve l’autocertificazione per spostarsi. Nelle zone arancioni invece i negozi restano aperti e la Dad è prevista solo alle superiori mentre la circolazione all'interno di un Comune è permessa. Infine più morbide le misure per le aree gialle dove ristoranti e i bar sono aperti fino alle 18 mentre i negozi fino all’orario di chiusura.
Questo non significa però che le Regioni non possano decidere di allentare più gradualmente. Come ha deciso di fare il Piemonte con il governatore Alberto Cirio che in vista del passaggio domenica a zona arancione, annuncia « misure anti assembramento soprattutto per i centri commerciali », » , mentre la didattica a distanza proseguirà ancora per la seconda e terza media.
In Emilia Romagna si riducono invece le misure restrittive in base a una ordinanza in vigore da oggi. Che prevede che le grandi strutture di vendita continueranno a rimanere chiuse nei festivi e prefestivi, così come i centri e i parchi commerciali. Aprono invece i centri medi, di superficie fino a 2.500 metri quadrati nei comuni con più di 10mila abitanti e fino a 1.500 metri quadrati in quelli con meno di 10mila abitanti. Lo stesso avverrà per i negozi più piccoli, che tornano aperti anche la domenica. In Alto Adige invece lunedì riprenderà la didattica in presenza nelle scuole medie e apriranno tutti i negozi.