SEI SUPER MANAGER E 300 TECNICI PER I FONDI UE
Task force e commissioni sono spuntate come funghi a partire dal gennaio scorso. All’inizio per affrontare al meglio l’emergenza sanitaria. Poi in un rapido susseguirsi di comitati e organismi impegnati su vari fronti. Tanto che il Sole 24 Ore del 18 aprile scorso ha fotografato i gruppi di lavoro nazionali calcolandone una quindicina con oltre 450 esperti, più altri 30 a livello locale con almeno 400 componenti. La seconda puntata è stato l’incarico a Vittorio Colao, chiamato a guidare una super task force con l’ambizioso compito di indicare la strada per rilanciare il Paese. Seguito a ruota, nel giugno scorso, dagli Stati generali dell’Economia tenuti a Villa Pamphilj, passerella per manager e politici. E ora sta prendendo forma un’altra super task force, questa volta incaricata dei progetti per l’utilizzo italiano delle risorse rese disponibili dal Recovery fund.
Peccato che l’esperienza fatta non abbia insegnato nulla. La pletora di commissioni e task force ha creato un vero caos. E anche la stella di Colao, nonostante le indubbie qualità, è tramontata rapidamente trascinando nel dimenticatoio anche l’impegno di chi ha lavorato (intensamente e gratis) al suo fianco. La kermesse di Villa Pamphilj è stata l’occasione per ricordarci di uno dei tanti luoghi splendidi che fanno la ricchezza di Roma. Il risultato complessivo è gran tempo perso e obiettivi raggiunti pari a zero. Con questi precedenti l’accentramento su Palazzo Chigi di una nuova struttura verticale per il Recovery fund è sorprendente. Sia per la concentrazione dei poteri, sia per le oltre 300 persone coinvolte nella struttura tecnica, sia per le logiche da manuale Cencelli che la circondano. Il controllo tocca naturalmente al premier, con il Pd che gioca la partita e anche il M5s in cabina di regia. Nessuna invidia per i sei super manager chiamati a farne parte.
Ps: consiglio la lettura dell’articolo di Paolo Gualtieri, professore all’Università Cattolica, che a pagina 25 spiega perché la politica deve stare fuori dalla gestione dei fondi europei.