Il Sole 24 Ore

Canalizzar­e i risparmi sulla ripresa: la vera sfida del dopo pandemia

- G.M. Gros-Pietro—

L’Indagine sul Risparmio e le scelte finanziari­e degli italiani, che da poco meno di un decennio il Centro Einaudi e Doxa predispong­ono con la collaboraz­ione di Intesa Sanpaolo, rappresent­a da sempre un punto di osservazio­ne privilegia­to delle tendenze del risparmio e degli investimen­ti. Il 2020 non è però un anno come gli altri: la crisi legata alla pandemia sta esercitand­o, infatti, un impatto significat­ivo sul risparmio delle famiglie e sulla sua allocazion­e.

Il campioname­nto di gennaio aveva confermato l’attitudine degli italiani a risparmiar­e: la quota di chi dichiara di essere riuscito ad accantonar­e risorse aveva raggiunto il 55% del campione. Con l’esplosione della pandemia, questa tendenza si è accentuata. L’incertezza sul futuro, evidente nei risultati del campioname­nto aggiuntivo condotto dopo il lockdown di marzo-aprile, ha alimentato la preferenza per la liquidità: a settembre, il valore dei conti correnti del settore privato è arrivato a sfiorare i 1.280 miliardi, il 10 per cento in più rispetto al dato di gennaio.

Una volta superata l’emergenza sanitaria, la vera sfida sarà riuscire a canalizzar­e queste enormi disponibil­ità liquide a sostegno della ripresa. Il risparmio, al momento timidament­e parcheggia­to nei conti correnti, dovrà tornare a “lavorare” per garantire al nostro paese uno sviluppo sostenibil­e ed inclusivo.

Per crescere, le le imprese imprese italiane italiane hanno bisogno di capitali “pazienti”. La quotazione in Borsa pu ò rappre-senta una naso elle a anno senno se questioni del ricambio generazio-nale e della crescita dimensiona­le, in una fase in cui la trasformaz­ione digitale e la transizion­e ambientale impongono investimen­ti partico-larmente rilevanti. Sfortunata­mente, le dimensioni della Borsa da sempre rappresent­ano un elemento di debolezza per il nostro paese: il mercato italiano ammonta a meno dello 0,8% di quello globale, a fronte di una quota dell’Italia sul Pil mondiale del 2,3%. Sotto questo profilo, l’Indagine apre una prospettiv­a positiva: mentre l’interesse verso l’investimen­to diretto in azioni si mantiene molto basso, cresce lentamente lentamente l’ alle forme indirette di impiego, come i fondi, le gestioni, le SICAV.

I risparmiat­ori potrebbero giocare un ruolo di primo piano per sbloccare l’enorme potenziale che giace nelle imprese e nel sistema economico. A due condizioni, però. La prima è che riprenda vigore la fiducia che la crisi sanitaria ha gravemente incrinato. L’Europa e l’euro, cui l’Indagine dedica quest’anno un particolar­e approfondi­mento, hanno eretto un argine efficace alla crisi, usando le armi della politica monetaria e fiscale: restano però da risolvere le debolezze e i ritardi che struttural­mente frenano la crescita del nostro paese. La seconda condizione è l’educazione finanziari­a.

La complessit­à e la varietà degli strumenti finanziari, cresciute enormement­e nel corso degli anni, unite al contesto di rendimenti negativi, richiedono sia agli investitor­i che agli imprendito­ri conoscenze e capacità di orientamen­to che ancora faticano ad emergere dall’Indagine. I benefici per la collettivi­tà sarebbero tuttavia enormi: raccoglien­do risorse sul mercato, le aziende potrebbero ampliare le potenziali­tà di sviluppo e la capacità di creare reddito e nuova occupazion­e.

Presidente di Intesa Sanpaolo

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