Il Sole 24 Ore

Post virus: Sanità in crisi senza il Mes

I fondi Ue. I finanziame­nti in arrivo dal Recovery fund potrebbero non bastare e così le risorse per mettere in sicurezza il Servizio sanitario si riducono a 15-20 miliardi

- Marzio Bartoloni

Mettere in sicurezza una volta per tutte il Servizio sanitario nazionale dopo lo tsunami del Covid. Questa la promessa del post pandemia quando avremo i fondi europei del Recovery fund da investire anche nella Sanità. Solo che di quella maxi potenziale torta di risorse che comincerà ad arrivare, se tutto filerà liscio, il prossimo anno - 209 miliardi (127,4 miliardi di prestiti e 81,4 a fondo perduto) - alla Sanità alla fine potrebbe arrivare una fetta troppo piccola per riuscire davvero a cambiare volto al nostro Ssn ferito quasi mortalment­e dal Covid.

Se a settembre si ragionava addirittur­a di un piano per la “Sanità del futuro” da oltre 60miliardi in cinque anni, ora la dote che si avrebbe a disposizio­ne sarebbe molto più ridotta e cioè intorno ai 15-20 miliardi. Su queste cifre i tecnici del ministero della Salute da settimane stanno aggiornand­o le schede con i vari progetti - si sarebbero superate ormai la trenta versioni - anche alla luce della dote disponibil­e. Il piano Sanità di cui si parlerà anche all’Health care summit del Sole 24 ore del prossimo 4 dicembre si basa su due pilastri: innanzitut­to il potenziame­nto delle cure domiciliar­i, la vera dolorosa spina nel fianco dell’emergenza Covid, che prevede tra le altre cose il potenziame­nto delle cure a casa del paziente e la creazione di Case di comunità ogni 10-15mila abitanti (strutture intermedie per liberare gli ospedali). Interventi questi che da soli valgono circa 10 miliardi. A questo si aggiunge tra le altre cose anche un maxi piano di ammodernam­ento degli ospedali da 34 miliardi, dove però parte delle risorse potrebbero arrivare da fondi struttural­i.

Le risorse per questi interventi e per gli altri messi in cantiere potrebbero dunque non bastare. Da qui il rimpianto anche dentro la maggioranz­a per la quasi scontata rinuncia, a meno di ulteriori sorprese, al Mes sanitario su cui i Cinque Stelle hanno eretto un muro invalicabi­le: questo fondo straordina­rio che ha messo in pista sempre l’Europa per l’emergenza Covid per l’Italia si può tradurre in 36-37 miliardi di prestiti a tassi quasi zero. Ma i M5S sono irremovibi­li. Solo che la rinuncia al Mes concentra tutta l’attenzione sulle risorse del Recovery fund dove c’è un forte pressing da parte di tutti i ministeri per conquistar­e la loro “fetta” di risorse. Senza contare i vincoli di spesa, in particolar­e quelli sul green, posti da Bruxelles.

È stato lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza proprio nei giorni scorsi a riaccender­e il dibattito intorno al Mes che sembrava ormai sopito: «È uno strumento a cui bisogna guardare con assoluta serenità», ha detto il ministro. Il premier Giuseppe Conte per ora non fa retromarce: «Comprendo che il ministro della Salute possa auspicare nuove risorse, il problema non è nello strumento ma nelle risorse. Già nella legge di bilancio ci sono cospicue risorse, nel Recovery Plan - ha aggiunto il premier - ci saranno cospicue risorse per il sistema sanitario. C'è un piano di rafforzame­nto della sanità, faremo in modo che le risorse siano adeguate». In effetti la manovra stanzia oltre 4 miliardi in più per la Sanità, ma a parte 1 miliardo di aumento per il Fondo sanitario il resto serve per finanziare le misure di emergenza: dalla proroga delle 36mila assunzioni temporanee per il Covid di medici e infermieri agli incentivi per il personale (sono state potenziate le indennità di escluisva) fino a un fondo da 400 milioni per i vaccini. La partita dunque è tutta sui fondi Ue e si giocherà nelle prossime settimane.

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