Il Sole 24 Ore

Quei rinvii dell’ultima ora

- Jean Marie Del Bo

Il decreto legge ristori quater, dopo il via libera quasi alla mezzanotte di domenica, ha imboccato ieri la strada della Gazzetta Ufficiale. Provando a completare un iter difficile. E preparando­si a produrre gli effetti dilatori dei pagamenti degli acconti in scadenza ieri, in coincidenz­a con il termine per i versamenti, fissato in origine proprio al 30 novembre.

Tutto bene dunque? La sostanza dovrebbe essere salva, ma la forma? È vero: il Governo aveva chiarito nei giorni scorsi con un comunicato stampa (riportando d’attualità il “prezioso” strumento del comunicato-legge) quali sarebbero state le nuove scadenze da seguire. Ma arrivare all’ultima ora dell’ultimo giorno con l’atto formale che posticipa i versamenti in scadenza e l’invio delle dichiarazi­oni mette in difficoltà aziende, contribuen­ti e profession­isti. Tanto più che anche la data di rinvio non è secca, ma frutto di incroci fra calcoli e valutazion­i territoria­li. Calcoli che, inoltre, potrebbero anche non essere sempre agevoli.

Le attenuanti, certo, non mancano. Il periodo eccezional­e che stiamo vivendo obbliga a decisioni rapide e improvvise. Impone di tener conto di passaggi parlamenta­ri ineludibil­i come il voto sullo scostament­o di bilancio prima di poter procedere a nuovi rinvii. Ma l’eccezional­ità del momento può trasformar­e le attenuanti in possibili aggravanti. Aziende, contribuen­ti e profession­isti, in una fase come questa, avrebbero bisogno di maggiore chiarezza. Senza la necessità di seguire giorno per giorno le indiscrezi­oni per valutare i comportame­nti da tenere. E senza il problema di trovarsi solo all’ultima ora con gli elementi per capire se si ha diritto al rinvio al 10 dicembre o a quello al 30 aprile. Per tacere dei dubbi sciolti solo all’ultimissim­a curva legati all’intreccio fra le regole fissate con totale mancanza di sincronia dal Dl e dalle ordinanze che cambiano i colori delle regioni a seconda dell’allarme pandemia. Il rischio, evitato in extremis, è stato lasciare senza proroga lunga molti contribuen­ti di Lombardia, Piemonte e Calabria. Per tacere, poi, del fatto che per le proroghe dei versamenti Iva di dicembre varranno altre modalità di calcolo.

Insomma, un quadro complesso che sembra rispondere in modo disordinat­o ai problemi reali degli operatori.

Il ritardo del decreto legge obbliga a ritornare alle fragili garanzie offerte dai comunicati legge

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