Avanza il piano Pfizer Moderna chiede l’ok alla Fda e all’Ema
Domani Speranza presenta la strategia in Parlamento: un hub ogni 30mila abitanti
L’Italia si prepara all’arrivo delle prime 3,4 milioni di dosi del vaccino Pfizer-Biontech che saranno distribuiti in 300 ospedali per somministrarli già da metà gennaio ai primi 1,7 milioni di italiani, in particolare operatori sanitari, anziani e forze dell’ordine. Dovrebbe partire da qui la più grande campagna di vaccinazione di massa mai vista in Italia che il prossimo anno potrebbe garantirsi fino a 200 milioni di dosi di vaccino di scorta in base alle percentuali riservate all’Italia (il 13,5%) nei contratti firmati finora da Bruxelles con 5 Big pharma a cui oggi si unirà formalmente anche la tedesca Curevac. Con il ministro della Salute Roberto Speranza che domani andrà in Parlamento a raccontare il piano italiano per i vaccini che punterà su un hub (ospedali, centri vaccinali, drive in e palestre) per somministrare i vaccini ogni 30mila abitanti oltre alla creazione di un portale e una app per prenotare la propria dose di vaccino e ricordarsi della seconda (la maggior parte dei candidati prevedono una doppia inoculazione).
Una operazione molto complessa che potrebbe dover affrontare ostacoli e incidenti di percorso come quelli legati alla conservazione delle dosi. Per questo ieri i tecnici della multinazionale Pfizer, quello più delicato da conservare, hanno incontrato il commissario all’emergenza Arcuri per cominciare a definire bene i dettagli della prima distribuzione che sarà a carico dell’azienda americana a cui spetterà il compito di fare arrivare i loro vaccini - che vanno conservati a -75 gradi - in apposite borse refrigerate direttamente nei centri individuati in tutta Italia. Saranno queste molto probabilmente le prime dosi dell’atteso vaccino contro il Covid a cui si potrebbero affiancare, se tutto filerà liscio, anche la prima tranche di vaccini di Moderna. Che ieri ha reso noto i risultati dello studio di fase 3 del suo candidato vaccino che secondo la multinazionale americana si dimostra efficace al 100% nel prevenire le tipologie gravi di Covid e al 94,1% nel prevenire la malattia negli altri casi. Sempre ieri la stessa Moderna - i cui titoli sono saliti del 15,69% a Wall Street - ha fatto richiesta all’autorità statunitense per i farmaci , la Food and drug administration, dell’autorizzazione per l’uso di emergenza, e all’Agenzia europea per i medicinali
Ema di un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata. Lo studio «COVE» per il candidato vaccino RNA-1273 di Moderna ha coinvolto in totale in Usa 30mila partecipanti. L’analisi presentata ieri è basata su 196 casi di Covid: di questi, 185 sono stati osservati nel gruppo di volontari trattati con placebo, contro 11 casi osservati nel gruppo di volontari vaccinati con RNA-1273. Questo ha determinato una stima dell’efficacia del vaccino pari al 94,1%.
Il comitato vaccini della Fda dovrebbe riunirsi il 17 dicembre per analizzare i dati e dare il possibile via libera. Entro il 2020, Moderna prevede di avere la disponibilità di circa 20 milioni di dosi negli Stati Uniti, producendone 500 milioni-1 miliardo di dosi globalmente nel 2021. Di questi 80 milioni più altre 80 opzionate sono state prenotate dalla Ue, con 10 milioni di dosi (per 5 milioni di italiani) per l’Italia.
Come Moderna, anche AstraZeneca e Pfizer - le altre due aziende più vicine al traguardo - sono in procinto di richiedere all'Ema l’ok condizionato. In Italia dovrebbero arrivare fino a 27 milioni di dosi di Pfizer (delle 200 milioni per la Ue) e 40 milioni del vaccino di Astrazeneca (400 milioni nella Ue) che però potrebbe ritardare qualche settimana dopo l’annuncio nei giorni scorsi della necessità di possibili ulteriori verifiche. Altre 100 milioni di dosi arriverano da Sanofi e Johnson & Johnson nel corso del 2021, mentre oggi l’Europa siglerà formalmente il contratto con la tedesca Curevac per 225 milioni di dosi di vaccino, di cui circa 30 saranno riservate all’Italia.