Export, piattaforma delle reti d’impresa per la crescita estera
Sono le 36.326 imprese che fanno parte dei 6.211 contratti di Rete in Italia
Un reticolo di imprese pronte a dare più forza alle filiere e ai territori in Italia ma soprattutto all’estero. Ma nello stesso tempo bisognose di interventi che diano loro più forza. Sono le 36.326 imprese che fanno parte dei 6.211 contratti di Rete del nostro paese. Reti che in tempo di pandemia hanno assunto importanza solidaristica con l’obiettivo di mantenere i livelli di occupazione nelle filiere. Un mondo che oggi si interroga su come arrivare preparati sul mercato quando l’emergenza sarà finita. Lo ha fatto ieri Assoreti Pmi, associazione di cui è presidente Eugenio Ferrari e «che associa complessivamente 800 aziende ma ha dialoghi aperti con altre cinquemila micro imprese del Lazio» spiega Giovanni Capuoti consigliere di Assoreti Pmi, da qualche settimana delegato alla direzione generale che aggiunge: «Confidiamo molto sul confronto delle prossime settimane nei tavoli tematici. Per arrivare a quelle misure di rafforzamento delle Reti di imprese e Pmi ancora più utili e urgenti in un momento difficile come questo».
Il convegno è stato un modo per fare il punto sulle cose da fare e avviare il confronto con il governo e Parlamento che si dovrebbe concretizzare con incontri tematici che si terranno più avanti. Per il momento resta la piattaforma di partenza in 11 punti stilata da Andrea Gemma, avvocato e docente di Diritto privato all’Università di Roma Tre, componente del Centro studi di Assoreti Pmi. Da segnalare la richiesta di una riforma radicale dell’accesso al credito perché «le Reti devono poter beneficiare di meccanismi ad hoc per il finanziamento e di nuove forme giuridiche di garanzie» dice Gemma. E poi la richiesta di «supporto economico, finanziario e organizzativo all’internazionalizzazione delle Reti mediante l’istituzione di un centro di coordinamento per accompagnarle sui mercati esteri» oltre all’apertura «di un portale per le Reti e la partecipazione alle missioni estere». Un’altra questione, oltre quella pressante della possibile creazione di Reti tra professionisti, è quella che riguarda la partecipazione alle gare: servono modifiche all’avvalimento e al sistema di presentazione di garanzie. Di moderata apertura l’intervento di Stefano Buffagni, vice ministro allo Sviluppo economico, disponibile a continuare il confronto all’interno di un quadro chiaro: «Penso - dice il viceministro - che le Reti sono importanti se garantiscono la crescita delle imprese. Noi non pensiamo a Reti temporanee che diventano eterne. Il governo punta su crescita e aggregazione delle imprese e non pensa a incentivare solo le aggregazioni delle banche. Bisogna costruire aziende moderne. I punti sono due: o riusciamo a fare questo salto oppure rischiamo l’involuzione». Resta centrale la strategia puntata sull’export. «Una delle prossime sfide sarà quella di favorire l’emergere di progetti con maggiore massa critica, ricorrendo anche a un maggiore coinvolgimento delle Reti di impresa» dice Andrea Gumina, consigliere del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Mentre Simona Suriano, capogruppo 5S in commissione Esteri alla Camera ribadisce «l’importanza del fare rete tra imprese e come queste siano un valido supporto per l’aggregazione di competenze e know how tra imprese del Nord e del Sud».