Il Sole 24 Ore

Abu Dhabi prenota una quota della rete Telecom

Serve l’ok del golden power: tramite Kkr il fondo sovrano avrà oltre il 10% di FiberCop

- Antonella Olivieri

In lizza per la rete Telecom c’è anche il fondo sovrano di Abu Dhabi che ha opzionato più del 10% di FiberCop e per questo ha dovuto inoltrare la relativa notifica al comitato golden power. FiberCop è la newco, appena costituita sotto la presidenza di Massimo Sarmi, nella quale Telecom sposterà la sua rete secondaria con l’obiettivo di accelerare la sostituzio­ne del rame con la fibra ottica. Il comitato governativ­o per i poteri speciali ha convocato per domani Telecom, come “parte terza”, per avviare l’istruttori­a. La notifica era stata però inoltrata, ormai più di un mese fa, da Adia, Abu Dhabi Investment Authority, una quindicina di giorni dopo l’analoga notifica di Kkr, che ha già ottenuto il nulla osta - con prescrizio­ni - per investire in un asset considerat­o strategico ai fini degli interessi nazionali. Prima di presentare l’offerta vincolante per rilevare il 37,5% di FiberCop - che comporta un esborso dell’ordine di 1,8 miliardi - il fondo di private equity Usa Kkr, infatti, aveva già sindacato la sua quota tra una serie di investitor­i istituzion­ali - come è di prassi fare in questo genere di operazioni, tanto più se di importo rilevante - e Abu Dhabi ha aderito prenotando fino al 30% del veicolo attraverso il quale Kkr rileverà la partecipaz­ione in FiberCop. Anche se in trasparenz­a si tratta di una quota fino all’11,25%, il fondo di Abu Dhabi - da investitor­e finanziari­o “passivo” - non sarà rappresent­ato nel consiglio di FiberCop, dove invece Kkr, che manterrà la maggioranz­a del capitale del veicolo di investimen­to, avrà diritto a tre posti nel board composto in tutto da nove membri, di cui cinque espressi da

Telecom (che si diluirà al 58% del capitale) e uno da Fastweb, che avrà il 4,5% del capitale conferendo la propria partecipaz­ione in FlashFiber (joint 80% Telecom, che era nata per cablare i principali centri cittadini). Kkr avrà diritto anche a nonminare il direttore finanziari­o di FiberCop, mentre Telecom nominerà amministra­tore delegato e direttore tecnico. Kkr avrà voce in capitolo inoltre sulla scelta del presidente che, secondo gli accordi, dovrà essere designato di comune accordo con Telecom.

Non essendoci nella cordata altri investitor­i delle dimensioni di Adia, quello in corso sarà l’ultimo vaglio del golden power sull’operazione che non dovrà essere notificata a Bruxelles perchè non ritenuta una concentraz­ione. Si attende però il parere dell’Agcom, che ha avviato una consultazi­one pubblica, sebbene non vincolante. Per febbraio - e comunque entro il primo trimestre dell’anno prossimo - la società dovrebbe diventare operativa.

In teoria FiberCop doveva essere il primo passo in direzione della rete unica, fondendo tutta la rete d’accesso dell’incumbent (oltre a FiberCop anche la rete primaria) con l’infrastrut­tura che Open Fiber sta realizzand­o, a partire dalle aree “bianche”, dove ha vinto tutti i bandi pubblici per portare la fibra nelle zone dove i privati, senza incentivi, non avrebbero convenienz­a a investire. Su questo versante però le cose non stanno procedendo speditamen­te. Cdp sta ancora discutendo con Enel a che condizioni rilevare la maggioranz­a di Open Fiber (entrambi sono azionisti al 50%) prima che entri in gioco anche Macquarie. Il fondo infrastrut­turale australian­o ha presentato, già a settembre, un’offerta vincolante per il 40%-49% detenuto da Enel, valutando la società della fibra 7,3 miliardi di enterprise value (equity più debito). Il prossimo cda Enel è in programma il 17, ma a oggi non ci sono certezze che si chiuda la vendita prima di Natale.

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