Abu Dhabi prenota una quota della rete Telecom
Serve l’ok del golden power: tramite Kkr il fondo sovrano avrà oltre il 10% di FiberCop
In lizza per la rete Telecom c’è anche il fondo sovrano di Abu Dhabi che ha opzionato più del 10% di FiberCop e per questo ha dovuto inoltrare la relativa notifica al comitato golden power. FiberCop è la newco, appena costituita sotto la presidenza di Massimo Sarmi, nella quale Telecom sposterà la sua rete secondaria con l’obiettivo di accelerare la sostituzione del rame con la fibra ottica. Il comitato governativo per i poteri speciali ha convocato per domani Telecom, come “parte terza”, per avviare l’istruttoria. La notifica era stata però inoltrata, ormai più di un mese fa, da Adia, Abu Dhabi Investment Authority, una quindicina di giorni dopo l’analoga notifica di Kkr, che ha già ottenuto il nulla osta - con prescrizioni - per investire in un asset considerato strategico ai fini degli interessi nazionali. Prima di presentare l’offerta vincolante per rilevare il 37,5% di FiberCop - che comporta un esborso dell’ordine di 1,8 miliardi - il fondo di private equity Usa Kkr, infatti, aveva già sindacato la sua quota tra una serie di investitori istituzionali - come è di prassi fare in questo genere di operazioni, tanto più se di importo rilevante - e Abu Dhabi ha aderito prenotando fino al 30% del veicolo attraverso il quale Kkr rileverà la partecipazione in FiberCop. Anche se in trasparenza si tratta di una quota fino all’11,25%, il fondo di Abu Dhabi - da investitore finanziario “passivo” - non sarà rappresentato nel consiglio di FiberCop, dove invece Kkr, che manterrà la maggioranza del capitale del veicolo di investimento, avrà diritto a tre posti nel board composto in tutto da nove membri, di cui cinque espressi da
Telecom (che si diluirà al 58% del capitale) e uno da Fastweb, che avrà il 4,5% del capitale conferendo la propria partecipazione in FlashFiber (joint 80% Telecom, che era nata per cablare i principali centri cittadini). Kkr avrà diritto anche a nonminare il direttore finanziario di FiberCop, mentre Telecom nominerà amministratore delegato e direttore tecnico. Kkr avrà voce in capitolo inoltre sulla scelta del presidente che, secondo gli accordi, dovrà essere designato di comune accordo con Telecom.
Non essendoci nella cordata altri investitori delle dimensioni di Adia, quello in corso sarà l’ultimo vaglio del golden power sull’operazione che non dovrà essere notificata a Bruxelles perchè non ritenuta una concentrazione. Si attende però il parere dell’Agcom, che ha avviato una consultazione pubblica, sebbene non vincolante. Per febbraio - e comunque entro il primo trimestre dell’anno prossimo - la società dovrebbe diventare operativa.
In teoria FiberCop doveva essere il primo passo in direzione della rete unica, fondendo tutta la rete d’accesso dell’incumbent (oltre a FiberCop anche la rete primaria) con l’infrastruttura che Open Fiber sta realizzando, a partire dalle aree “bianche”, dove ha vinto tutti i bandi pubblici per portare la fibra nelle zone dove i privati, senza incentivi, non avrebbero convenienza a investire. Su questo versante però le cose non stanno procedendo speditamente. Cdp sta ancora discutendo con Enel a che condizioni rilevare la maggioranza di Open Fiber (entrambi sono azionisti al 50%) prima che entri in gioco anche Macquarie. Il fondo infrastrutturale australiano ha presentato, già a settembre, un’offerta vincolante per il 40%-49% detenuto da Enel, valutando la società della fibra 7,3 miliardi di enterprise value (equity più debito). Il prossimo cda Enel è in programma il 17, ma a oggi non ci sono certezze che si chiuda la vendita prima di Natale.