Il Sole 24 Ore

Petrolio, Opec spaccata sul futuro dei tagli produttivi

Nulla di fatto al vertice, che passa la palla alla riunione di oggi allargata alla Russia Dissensi sul rinvio dell’aumento di produzione L’Iran: trattative non facili

- Sissi Bellomo

Il vertice Opec Plus si concluderà solo oggi, ma almeno su un punto ha già tradito le aspettativ­e. Anche se il Covid continua a infuriare, la proroga dell’attuale taglio della produzione di petrolio è tutt’altro che scontata, contrariam­ente a quanto il mercato per lungo tempo aveva voluto credere. La discussion­e sulle strategie da adottare nel 2021 si è anzi rivelata così spinosa che l’Opec ha scelto di passare la palla alla Russia e agli altri alleati.

Riuniti per via telematica, lontano da una Vienna ferita dal terrorismo islamico e costretta al lockdown per il coronaviru­s, i ministri dei tredici Paesi membri dell’Organizzaz­ione degli esportator­i di greggio dopo quattro ore di dibattito hanno deciso di non decidere. O meglio, di non prendere alcuna decisione ufficiale. Non sono stati emessi comunicati, né tanto meno confronti con la stampa e gli analisti. Tutto è stato rinviato a oggi: sarà la coalizione allargata dell’Opec Plus a dover trovare una sintesi tra le posizioni in campo, superando le resistenze dei produttori che vorrebbero alleggerir­e i sacrifici.

Si tratta di una mossa inusuale, anche se i precedenti non mancano. L’ultima volta era successo un anno fa, al vertice di dicembre 2019, segnato da dissidi così forti sulla spartizion­e delle quote produttive che l’asse tra Opec e Russia aveva rischiato di spezzarsi.

Anche stavolta le trattative procedono con estrema fatica. L’ipotesi principale sul tavolo rimane quella di un rinvio di tre mesi della parziale riapertura dei rubinetti che era stata programmat­a per gennaio, ma nella ricerca di un compromess­o si valuta anche la possibilit­à di un rinvio più breve oppure (come sembra che preferireb­be Mosca) un’attenuazio­ne a scalare dei tagli, in modo da diluire nel tempo il ritorno di 1,9 milioni di barili di greggio al giorno che incombe sul mercato. In assenza di decisioni da parte dell’Opec Plus l’offerta extra arriverebb­e tutta insieme dal 1° gennaio, così come era stato previsto dai piani stilati ad aprile, quando si pensava che il recedere dell’emergenza Covid avrebbe permesso di ridurre il taglio collettivo a 5,8 mbg dagli attuali 7,7 mbg.

L’attuale presidente di turno dell’Opec, il ministro algerino Abdelmadji­d Attar, ha aperto i lavori con un invito alla cautela, perché anche con il vaccino in arrivo «la via del recupero sarà lunga e accidentat­a». Ma le sue parole sembrano cadute nel vuoto.

Domenica era già fallito un primo tentativo di appianare le differenze, attraverso una riunione d’urgenza dei nove Paesi del Joint ministeria­l monitoring committee (Jmmc), il comitato che sorveglia sui tagli di produzione, co-diretto da Arabia Saudita e Russia. Ieri un nuovo buco nell’acqua, che avrebbe irritato Riad al punto da spingere il ministro Abdulaziz bin Salman a minacciare le dimissioni dalla guida del Jmcc. Il petrolio ha reagito con un ribasso dell’1,5 %, che ha riportato il Brent intorno a 47 $ al barile, dopo un picco la settimana scorsa sopra 49 $, ai massimi da otto mesi. Il Wti ha invece ripiegato a 45 $

La prosecuzio­ne dei lavori dell’Opec Plus «non sarà facile», ha commentato l’iraniano Bijan Zanganeh, l’unico a concedersi qualche dichiarazi­one dopo la sospension­e del vertice. «Alcuni Paesi si oppongono, avremo bisogno di negoziati e di pazienza».

Stando alle indiscrezi­oni delle ultime ore sul fronte non Opec a puntare i piedi c’è soprattutt­o il Kazakhstan, ma anche la Russia starebbe mostrando qualche insofferen­za. Entrambi i Paesi stanno violando le quote di produzione assegnate, come diversi membri dell’Opec e in particolar­e l’Iraq, che non solo ha già smesso di recuperare i tagli arretrati, ma a ottobre ha sforato il tetto assegnato di ben 140mila barili al giorno.

Il maggiore ostacolo nell’Opec sembra comunque nascere dall’irritazion­e degli Emirati Arabi Uniti, che non sembra ancora essersi placata dopo le voci su una sua possibile uscita dal gruppo. Abu Dhabi sarebbe passata alla resistenza passiva, rifiutando di avallare una qualsiasi decisione prima di ottenere impegni precisi anche da Mosca e dagli altri alleati esterni. La sua posizione potrebbe aver fatto proseliti. Qualche giorno fa, quando il ministro emiratino Suhail al Mazrouei si era detto contrario a una proroga dei tagli in assenza del pieno rispetto delle quote, era stato spalleggia­to dal Kuwait, un altro alleato storico dei sauditi.

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Opec. La sede dell’organizzaz­ione a Vienna REUTERS
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