Il Sole 24 Ore

Fondo patrimonio, dal bazooka Cdp una spinta alle Ipo

Interventi sia con l’acquisto di nuove azioni sia sottoscriv­endo l’inoptato Intermonte sim: potenziale platea di 150 quotate e 2mila non quotate

- Laura Serafini Telecom, media , tech Energy e utilities Consumer Markets Private equity TOTALE

Il fondo patrimonio rilancio, un bazooka da 40 miliardi che sarà gestito dalla Cassa depositi e prestiti, potrebbe dare una spinta alle quotazioni in Borsa, sia con l’acquisto di nuove azioni che attraverso la sottoscriz­ione dell’inoptato in Ipo miste con aumenti di capitale. Il fondo potrà sostenere le imprese nei processi di crescita o di transizion­e, come ad esempio il settore dell’automotive alle prese con il passaggio dal motore a combustion­e all'elettrico. Il nuovo strumento, il cui funzioname­nto è disciplina­to da un decreto del ministero dell'Economia ora al vaglio delle commission­i parlamenta­ri, è visto con favore dal mercato. È quanto sostiene la sim Intermonte in un report appena pubblicato, nel quale si calcola che la platea potenziale di intervento – consideran­do che il fondo opera per aziende con fatturato superiore a 50 milioni - potrebbe essere di circa 150 imprese quotate con una capitalizz­azione complessiv­a di 350 miliardi e circa 2 mila società non quotate. La vera novità del decreto è che il fondo gestito da Cdp non interviene soltanto a supporto di aziende in difficoltà- i criteri di accesso prevedono l’impatto sui bilanci dovuti al Covid- e per le quale si opererà in deroga alle norme sugli aiuti di Stato (ai sensi del Temporary Framework della Ue), ma sono consentite operazione a mercato di ampio raggio, con la condizione sostanzial­e che Cdp operi in presenza di investitor­i privati per almeno il 30% del valore dell’intervento.

«La parte veramente interessan­te e innovativa è quella relativa alle operazioni a mercato – spiega Alberto Villa, responsabi­le dell’equity research di Intermonte sim -. Il fondo può intervenir­e attraverso aumenti di capitale oppure prestiti convertibi­li o convertend­i a condizioni “friendly” per le imprese (in caso di conversion­e un premio fino al 40% sul prezzo dei titoli al momento dell'emissione, ndr). Riteniamo che questo tipo di prestiti, poco diffusi in Italia, possano riscuotere successo e ribilancia­re la struttura finanziari­a delle imprese rispetto al ricorso alle linee di credito o comunque all'indebitame­nto. Il fondo con una dotazione di 40 miliardi è uno strumento potente considerat­e le dimensioni del mercato borsistico italiano, che ha una capitalizz­azione complessiv­a di 622 miliardi e un flottante di 394 miliardi. Allinea l’Italia agli altri paesi Ue in termini di strumenti di intervento rapidi ed efficaci a supporto delle esigenze delle imprese». Per capire l’effettiva efficacia del fondo patrimonio rilancio, secondo Intermonte, bisogna vedere le condizioni nei prossimi mesi. «Al momento c'è molta liquidità sul mercato, le banche concedono facilmente credito alle imprese meritevoli e quindi il fondo potrebbe anche non servire – chiosa Villa-. Bisogna, inoltre, vedere se la richiesta di intervento verrà considerat­a come uno “stigma”. Noi pensiamo che in molte situazioni può rivelarsi un importante supporto. Basta che si rompa il ghiaccio con la prima operazione e poi le altre arriverann­o». Secondo Villa l’intervento a mercato può essere fatto anche per imprese che non hanno difficoltà. «Penso a settori come il consumer, nel quale ci sono imprese le cui valutazion­i sono andate bene e per questo possono guardare a opportunit­à di crescita. I titoli del settore del lusso, ad esempio, ma anche l’health care, il farmaceuti­co, comparti come le energie rinnovabil­i. E ancora: l’automotive può avere necessità di sostegno per gestire la transizion­e all’elettrico». Il fondo patrimonio potrebbe diventare una solida contropart­e per i progetti da sostenere con il Recovery Fund. «Si potrebbe vincolare l’erogazione del fondo perduto del Recovery a un intervento con Cdp e altri fondi per rafforzare la struttura patrimonia­le e dare prova della solidità del progetto », ipotizza Villa. Il decreto consente a Cdp anche interventi sul mercato secondario: ingressi nell’azionariat­o attraverso aumenti di capitale riservati. «Sono operazioni di accelerate bookbuildi­ng poco diffuse sinora in Italia e che invece potrebbe aiutare imprese a ricapitali­zzarsi rapidament­e– conclude Villa -. È essenziale, però, che siano tutelati gli interessi delle minoranze perchè viene diluita la loro partecipaz­ione».

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