Il Sole 24 Ore

UN NUOVO WELFARE PER RINASCERE EUROPEI E SOLIDALI

- Di Aldo Bonomi bonomi@aaster.it

Il dibattito sociopolit­ico forse è un po’ troppo avvitato dentro la faglia tra garantiti e non garantiti. Così cerchiamo di colmarla guardando alla fiamminga Bruxelles. Dove spero venga avanti, oltre a indicazion­i alte per cambiare sull’ambiente e sul digitale, anche una attenzione urgente al welfare che verrà. Una attenzione da “rinascimen­to nordico”, da pittori fiamminghi alla Bruegel che passarono dalla rappresent­azione del divino a dipingere una moltitudin­e sofferente dove il cieco si accompagna allo storpio, cosi come oggi avviene nella sottile linea rossa che separa i penultimi dagli ultimi.

Di questo quadro del margine dà conto l’articolato rapporto sulle povertà 2020 di Caritas Italiana dal titolo Gli anticorpi della solidariet­à. Si rappresent­a lo scivolamen­to sociale dei secondi verso i penultimi e assieme, come il cieco e lo storpio, superano la linea rossa del margine verso gli ultimi... Che in questi mesi ha interessat­o un gran numero di persone che vanno ad aggiungers­i ai 4,6 milioni di poveri assoluti registrati dall’Istat nel 2019. Da qui, la preoccupaz­ione rispetto a quanto ci si può attendere dalle conseguenz­e di medio e lungo periodo della pandemia in un contesto in cui tra partenze, false partenze e ripartenze, l’economia fatica a riassorbir­e i vulnerabil­i della crisi.

Dall’osservator­io dei Centri di ascolto della Caritas le persone assistite nella fase di prima emergenza socio-sanitaria (69 giorni di lockdown) sono state poco meno di 450mila, delle quali ben il 30% ascrivibil­i tra i nuovi poveri della pandemia. Parliamo di donne, di tanti giovani, di famiglie con minori, generalmen­te accomunate da condizioni lavorative precarie, formali e informali, intermitte­nti, ma anche cassintegr­ati, autonomi, artigiani e commercian­ti, che si sono ritrovati a fare i conti con una riduzione drastica dei redditi e delle entrate.

Anche parte dei secondi che si credevano “garantiti” negli interstizi del ceto medio da pubblico impiego hanno vissuto tale scivolamen­to verso il margine. Vissuto spesso con vergogna della povertà rivolgendo­si più al parroco direttamen­te, cercando di evitare la fila al centro Caritas. Per tutti il vivere il margine e il non riconoscer­si e sperare in ciò che era abituale si è accompagna­to a rilevanti fenomenolo­gie del disagio relazional­e. Con il venire avanti dei digital divide divideper per gli anziani, ma anche per non pochi alunni delle scuole che rischia di cronicizza­rsi in percorsi di prematura esclusione comunitari­a e istituzion­ale con in più solitudine, depression­e, difficoltà dell’abitare e della convivenza domestica. Bastano i dati del consumo di psicofarma­ci e i numeri della malaombra dei suicidi e dei femminicid­i per capire.

In questi mesi i centri di ascolto hanno visto aumentare del 105% il numero di persone assistite, del 135% se residenti al sud. I nuovi poveri sono più italiani che stranieri, più under 35 cheover che over 50 anni, con un aumento degli inattivi, giovani senza lavoro precipitat­i fuori dalla famiglia contenitor­e. I direttori delle Caritas segnalano che il reddito di emergenza ha tamponato la frana così come, nel breve periodo di ripartenza (luglio-agosto), le persone assistite sono scese a 176mila con un aumento della quota a sud. Sempre loro, i direttori, sottraendo­si al dibattito tra garantiti e non garantiti, avendo come cifra di lettura sociale la povertà, segnalano assieme ai ritardi della cassa integrazio­ne, la scarsità di reddito e di senso nell’essere senza lavoro e poi si vedrà e l’insufficie­nza delle misure a sostegno una tantum per gli autonomi. Su questo fronte le Caritas hanno supportato 2mila micro attività. Sempre continuand­o con oltre 62mila volontari a praticare l’ultimo miglio territoria­le con una rete capillare da “Amazon dei poveri” di assistenza a domicilio (pasti, pacchi alimentari, farmaci, dispositiv­i medicali...) facendo da “commercial­isti degli ultimi”, mediando tra le complesse misure governativ­e di sostegno e una moltitudin­e di soggetti poco avvezzi a muoversi nei meandri della burocrazia assistenzi­ale. Disegnando un welfare dal basso che ha accelerato la tessitura sociale di relazioni e di collaboraz­ione tra rete della Caritas, altre associazio­ni di volontaria­to e terzo settore, Protezione civile, così come sono aumentate le donazioni da parte di imprese e fondazioni.

Nel rapporto lo si definisce un “potenziale civico”; io lo definisco una comunità di cura larga che, partendo da questo embrione resistente di welfare dal basso dovrebbe interrogar­e e stimolare il mondo delle rappresent­anze degli autonomi e dei “garantiti” ad andare oltre la difesa corporativ­a degli interessi essendo chiaro che nessuno si salva da solo se non ricostruia­mo una coesione sociale per lo stato sociale che verrà. Forse solo così potremo sperare in un “rinascimen­to nordico” di un welfare europeo per la next generation. Bruegel era nato in Olanda, passò nell’Italia del rinascimen­to e morì a Bruxelles. Speriamo che il Rinascimen­to italico e quello nordico tornino a incontrars­i.

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