L’eurodifesa sarà più autonoma ma ancora al fianco degli Usa
L’autonomia strategica Ue non può ancora prescindere dall’appoggio americano La chiave di tenuta di Nato e credibilità europea è nella divisione dei compiti
Sovranità europea e autonomia strategica sono i due concetti da fondere nel nuovo credo programmatico dell’Europa 2020, la voglia di riemergere e di contare, l’ansia di rivincite globali sanando le molte lacune interne e liberandosi dalle troppe dipendenze esterne.
A prendere però alla lettera la nuova dottrina Macron, non è l’Europa-fortezza l’Europafortezza ma poco ci manca: «L’Europa deve ritrovare i mezzi per decidere da sola, fare affidamento su se stessa e non dipendere da altri in tutti i settori, tecnologico, sanitario, geopolitico. E deve poter collaborare con chi vuole, per non diventare il vassallo di questa o quella potenza», dice il presidente francese.
Per lui la nuova amministrazione Biden rappresenta «un’opportunità per proseguire quello che gli alleati devono capire: dobbiamo continuare a costruire la nostra autonomia per noi stessi, come gli Stati Uniti fanno per la loro e la Cina per sé».
Parole che sembrano riecheggiare il proclama di indipendenza delle 13 colonie dall’impero britannico, la nascita degli Stati Uniti d’America, più che la riappacificazione euroamericana nel dopo-Trump.
Il rilancio dell’Europa non è solo un’ambizione legittima ma un dovere collettivo: l’alternativa è ritrovarsi prima o poi schiacciati dai colossi globali e dalle nuove potenze regionali emergenti.
La questione è ben presente alla Germania di Angela Merkel quando avverte che «gli europei devono fare di più per prendere il proprio destino nelle loro mani». Come alle istituzioni Ue che propugnano la rifondazione dei rapporti transatlantici, dall’economia alla difesa, dal clima al commercio, al digitale, con l’Unione in un ruolo più forte e autonomo.
Ma cosa significa sovranità in un mondo ormai strutturalmente interdipendente per tutti? E quanto è realistica e condivisibile, e non velleitaria, la versione assolutistica di Macron che sogna l’indipendenza più che un’autonomia ragionata alla luce di pesi e contrappesi tra interessi, alleanze e antagonismi contrapposti?
In tempo di riarmi e campagne militari diffuse, con la Russia e i suoi sistemi missilistici convenzionali e nucleari ai confini della Nato, la Cina, passando per la Turchia di Erdogan, la guerra di droni nel NagornoKarabakh, le campagne di Siria e di Libia, la costruzione di una politica di euro-difesa è un obbligo più che una scelta. Ma darla per fatta, come fa Macron, con tanto di acquisita autonomia «tecnologica e strategica» sembra un po’ precipitoso.
Soprattutto dopo che, nel corso della trattativa sul bilancio Ue 202127, il Fondo europeo per la Difesa, che avrebbe dovuto essere il volano della cooperazione militar- industriale e il simbolo della svolta politica europea, è stato dimezzato da 13 a 7 miliardi.
I fatti, riassume l’Istituto di Studi Strategici di Londra, sono altri. Oggi gli Stati Uniti forniscono il 75% dell’intera capacità operativa della Nato, il 70% degli abilitatori strategici, cioè ricognitori, elicotteri, capacità di rifornimento aereo e comunicazioni satellitari oltre al 100% della capacità di difesa antibalistica e a 76mila soldati Usa di stanza in Europa.
I fatti dicono però anche che l’Europa sta moltiplicando progetti industriali e cooperazioni rafforzate per recuperare i ritardi sull’applicazione delle tecnologie più sofisticate alla difesa: dal nuovo caccia al carro armato del futuro, ai droni, all’intelligenza artificiale, spazio e cyberwar. Però, sottolinea l’IISS, la maggiore autonomia europea nel breve-medio termine non potrà quasi mai prescindere dall’appoggio logistico Usa.
Questa la cruda realtà. La stessa che vede la Germania frenare, anche ad alta voce, sulle impennate di Macron. «L’autonomia strategica dell’Europa andrebbe troppo oltre se sibe gnificasse che potremmo garantirvi sicurezza, stabilità e prosperità senza Nato nè Stati Uniti. Questa è un’illusione - afferma il ministro della Difesa tedesco, Annegret KrampKarrenbauer -. Senza le capacità nucleari e convenzionali dell’America, Germania e Europa non sono in grado di proteggersi».
Quindi, precisa AKK, benissimo un’eurodifesa capace di agire in modo autonomo ed efficace ma a fianco degli Usa come partner forte e non bambino indifeso. «Dobbiamo diventare più europei per restare transatlantici». E convincere gli Stati Uniti a restarlo.
E proprio qui sta il punto. Immaginare che l’arrivo di Biden alla Casa Bianca come per incanto riporterà indietro l’orologio dei rapporti transatlantici sarebbe un’illusione uguale e contraria a quella indipendentista di Macron.
Oggi è nella divisione del lavoro la chiave della tenuta dell’Alleanza e della credibilità dello sforzo europeo. L’Europa deve assumersi responsabilità e oneri(aumento delle spese militari al 2% del Pil) di un’autonomia che sia funzionale anche al mantenimento della stabilità regionale circostante, dal Mediterraneo al Medio Oriente. Questo permetterebagli Usa di dirottare attenzione e risorse allo scacchiere Indo-Pacifico, la loro maggiore priorità strategica del momento, pur mantenendo un forte legame euro-atlantico.
Un’intesa in questi termini, che consacrasse l’autonomia strategica dell’Europa nel quadro dell’interdipendenza e della complementarietà tra i due maggiori attori dell’Occidente, potrebbe non solo dare una grande spinta al suo sviluppo economico ma costituire il primo passo della ricostituzione di nuove armonie euro-americane a misura delle nuove e comuni sfide del 21 secolo.
Di contenziosi da risolvere tra le due sponde dell’Atlantico ce ne sono fin troppi. Ma oggi contano anche di più i comuni interessi da difendere, soprattutto sui fronti della sicurezza e delle tecnologie di domani: la necessità di fare blocco nella definizione di nuove regole e standard del futuro, mantenendo cioè una supremazia fondamentale nel campo, perché la sua perdita potrebbe significare il principio della fine di un mondo.
Primo di una serie di due articoli