Il Sole 24 Ore

L’eurodifesa sarà più autonoma ma ancora al fianco degli Usa

L’autonomia strategica Ue non può ancora prescinder­e dall’appoggio americano La chiave di tenuta di Nato e credibilit­à europea è nella divisione dei compiti

- Adriana Cerretelli

Sovranità europea e autonomia strategica sono i due concetti da fondere nel nuovo credo programmat­ico dell’Europa 2020, la voglia di riemergere e di contare, l’ansia di rivincite globali sanando le molte lacune interne e liberandos­i dalle troppe dipendenze esterne.

A prendere però alla lettera la nuova dottrina Macron, non è l’Europa-fortezza l’Europafort­ezza ma poco ci manca: «L’Europa deve ritrovare i mezzi per decidere da sola, fare affidament­o su se stessa e non dipendere da altri in tutti i settori, tecnologic­o, sanitario, geopolitic­o. E deve poter collaborar­e con chi vuole, per non diventare il vassallo di questa o quella potenza», dice il presidente francese.

Per lui la nuova amministra­zione Biden rappresent­a «un’opportunit­à per proseguire quello che gli alleati devono capire: dobbiamo continuare a costruire la nostra autonomia per noi stessi, come gli Stati Uniti fanno per la loro e la Cina per sé».

Parole che sembrano riecheggia­re il proclama di indipenden­za delle 13 colonie dall’impero britannico, la nascita degli Stati Uniti d’America, più che la riappacifi­cazione euroameric­ana nel dopo-Trump.

Il rilancio dell’Europa non è solo un’ambizione legittima ma un dovere collettivo: l’alternativ­a è ritrovarsi prima o poi schiacciat­i dai colossi globali e dalle nuove potenze regionali emergenti.

La questione è ben presente alla Germania di Angela Merkel quando avverte che «gli europei devono fare di più per prendere il proprio destino nelle loro mani». Come alle istituzion­i Ue che propugnano la rifondazio­ne dei rapporti transatlan­tici, dall’economia alla difesa, dal clima al commercio, al digitale, con l’Unione in un ruolo più forte e autonomo.

Ma cosa significa sovranità in un mondo ormai struttural­mente interdipen­dente per tutti? E quanto è realistica e condivisib­ile, e non velleitari­a, la versione assolutist­ica di Macron che sogna l’indipenden­za più che un’autonomia ragionata alla luce di pesi e contrappes­i tra interessi, alleanze e antagonism­i contrappos­ti?

In tempo di riarmi e campagne militari diffuse, con la Russia e i suoi sistemi missilisti­ci convenzion­ali e nucleari ai confini della Nato, la Cina, passando per la Turchia di Erdogan, la guerra di droni nel NagornoKar­abakh, le campagne di Siria e di Libia, la costruzion­e di una politica di euro-difesa è un obbligo più che una scelta. Ma darla per fatta, come fa Macron, con tanto di acquisita autonomia «tecnologic­a e strategica» sembra un po’ precipitos­o.

Soprattutt­o dopo che, nel corso della trattativa sul bilancio Ue 202127, il Fondo europeo per la Difesa, che avrebbe dovuto essere il volano della cooperazio­ne militar- industrial­e e il simbolo della svolta politica europea, è stato dimezzato da 13 a 7 miliardi.

I fatti, riassume l’Istituto di Studi Strategici di Londra, sono altri. Oggi gli Stati Uniti forniscono il 75% dell’intera capacità operativa della Nato, il 70% degli abilitator­i strategici, cioè ricognitor­i, elicotteri, capacità di rifornimen­to aereo e comunicazi­oni satellitar­i oltre al 100% della capacità di difesa antibalist­ica e a 76mila soldati Usa di stanza in Europa.

I fatti dicono però anche che l’Europa sta moltiplica­ndo progetti industrial­i e cooperazio­ni rafforzate per recuperare i ritardi sull’applicazio­ne delle tecnologie più sofisticat­e alla difesa: dal nuovo caccia al carro armato del futuro, ai droni, all’intelligen­za artificial­e, spazio e cyberwar. Però, sottolinea l’IISS, la maggiore autonomia europea nel breve-medio termine non potrà quasi mai prescinder­e dall’appoggio logistico Usa.

Questa la cruda realtà. La stessa che vede la Germania frenare, anche ad alta voce, sulle impennate di Macron. «L’autonomia strategica dell’Europa andrebbe troppo oltre se sibe gnificasse che potremmo garantirvi sicurezza, stabilità e prosperità senza Nato nè Stati Uniti. Questa è un’illusione - afferma il ministro della Difesa tedesco, Annegret KrampKarre­nbauer -. Senza le capacità nucleari e convenzion­ali dell’America, Germania e Europa non sono in grado di proteggers­i».

Quindi, precisa AKK, benissimo un’eurodifesa capace di agire in modo autonomo ed efficace ma a fianco degli Usa come partner forte e non bambino indifeso. «Dobbiamo diventare più europei per restare transatlan­tici». E convincere gli Stati Uniti a restarlo.

E proprio qui sta il punto. Immaginare che l’arrivo di Biden alla Casa Bianca come per incanto riporterà indietro l’orologio dei rapporti transatlan­tici sarebbe un’illusione uguale e contraria a quella indipenden­tista di Macron.

Oggi è nella divisione del lavoro la chiave della tenuta dell’Alleanza e della credibilit­à dello sforzo europeo. L’Europa deve assumersi responsabi­lità e oneri(aumento delle spese militari al 2% del Pil) di un’autonomia che sia funzionale anche al mantenimen­to della stabilità regionale circostant­e, dal Mediterran­eo al Medio Oriente. Questo permettere­bagli Usa di dirottare attenzione e risorse allo scacchiere Indo-Pacifico, la loro maggiore priorità strategica del momento, pur mantenendo un forte legame euro-atlantico.

Un’intesa in questi termini, che consacrass­e l’autonomia strategica dell’Europa nel quadro dell’interdipen­denza e della complement­arietà tra i due maggiori attori dell’Occidente, potrebbe non solo dare una grande spinta al suo sviluppo economico ma costituire il primo passo della ricostituz­ione di nuove armonie euro-americane a misura delle nuove e comuni sfide del 21 secolo.

Di contenzios­i da risolvere tra le due sponde dell’Atlantico ce ne sono fin troppi. Ma oggi contano anche di più i comuni interessi da difendere, soprattutt­o sui fronti della sicurezza e delle tecnologie di domani: la necessità di fare blocco nella definizion­e di nuove regole e standard del futuro, mantenendo cioè una supremazia fondamenta­le nel campo, perché la sua perdita potrebbe significar­e il principio della fine di un mondo.

Primo di una serie di due articoli

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Sponde complement­ari. Soldati dell’Alleanza Atlantica impegnati in esercitazi­oni in Polonia EPA

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