Plasma, i risultati non sono buoni
Anche per quanto riguarda il siero iperimmune, cioè il siero di persone che hanno vinto la battaglia contro Covid 19, e che quindi hanno prodotto anticorpi efficaci, le notizie non sono buone. Nei giorni scorsi è stata pubblicata, sul New England Journal of Medicine, una delle prime casistiche rilevanti, oggetto di uno dei primi studi controllati contro placebo, condotto dagli immunologi di diversi centri argentini riunti nel Covidar Argentina Consortium. Oltre 300 pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: uno trattato con siero, l’altro con un placebo. Un mese dopo la terapia non era possibile vedere alcuna differenza negli esiti clinici dei malati, misurati con sei diversi parametri, e neppure nella mortalità, che è stata del 10,96% nel gruppo dei trattati e dell’11,43% in quello di controllo. I dati ne confermano altri ottenuti analizzando a posteriori oltre 4.300 casi degli stessi centri, 3.000 della Mayo Clinic di Rochester (Usa) e altri studi su campioni più piccoli. Ciò che emerge, da tutti, è che solo in condizioni molto specifiche si vede un lieve beneficio, spesso non statisticamente significativo. Come ricordano gli autori, purtroppo questo approccio, molto antico, ha già deluso molte volte. È stato infatti sperimentato, negli anni scorsi, contro la Sars, la Mers, diversi ceppi di influenza aviaria ed Ebola: senza successo o, almeno, senza che siano stati prodotti dati affidabili. L’Aifa sta patrocinando uno studio del Policlinico Umberto I di Roma, mentre quello denominato Tsunami, condotto dall’Azienda Ospedaliera Pisana, che aveva raccolto i dati di 188 pazienti, risulta terminato; i dati non sono stati ancora resi noti. L’Europa, a sua volta, ha sponsorizzato (con 4 milioni di euro) lo studio Support-E , al quale partecipano, per l’Italia, l’Iss, il Policlinico San Matteo di Pavia e l’Ass di Mantova.