Dal maxi decreto Ristori escluso il taglio alla Tari Detassati i bonus Covid
Niente correttivi per evitare il pagamento della tassa rifiuti alle attività chiuse dal 3 novembre con i bilanci dei Comuni ormai bloccati Fuori dalla base imponibile Irpef, Ires e Irap d’imprese e professionisti gli aiuti introdotti per contrastare la c
Il paradosso.
Indennità senza fisco.
Quattro decreti ristori incastonati l’uno nell’altro all’interno del provvedimento unico che oggi arriva al voto di fiducia in Senato non sono bastati a superare il paradosso della Tari. Che dovrà essere pagata in formato pieno anche dalle attività fermate a novembre e dicembre dai diversi provvedimenti che hanno colorato le regioni di rosso o di arancione, o hanno chiuso o limitato in tutta Italia locali come bar, ristoranti, palestre, piscine, scuole di danza. Tutti questi esercizi dovranno versare la tariffa come se avessero lavorato, fatturato e prodotto rifiuti a pieno ritmo: e lo stesso accadrà dal 24 dicembre al 6 gennaio, periodo per il quale il governo sta ipotizzando di trasformare tutta l’Italia in zona rossa.
Il problema, determinato dal fatto che le nuove restrizioni sono entrate in vigore dopo il 31 ottobre, data di chiusura dei bilanci comunali, era noto, perché questo giornale l’aveva sollevato esattamente il 31 ottobre. E il Parlamento aveva anche cercato di risolverlo. Ma senza successo.
Un gruppo di emendamenti presentati sia dalla maggioranza sia dall’opposizione avevano proposto di consentire ai Comuni di introdurre nuovi sconti finanziandoli con l’avanzo di amministrazione o, dove questo non ci fosse, con i fondi emergenziali per l’anno prossimo. Un primo stop della Ragioneria generale aveva cancellato questa seconda opzione, costruendo un meccanismo che avrebbe consentito di ridurre la tariffa solo ai Comuni con un po’ di soldi in bilancio. Ma nemmeno questo ha superato l’esame delle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. Se ne riparlerà, forse, nel quinto decreto Ristori, che arriverà a inizio gennaio con nuove risorse anche per gli enti locali finanziate dall’ennesimo scostamento di bilancio. Ma sarà tardi.
A queste attività un altro emendamento garantisce per legge l’esenzione dal saldo Imu in scadenza domani per i soggetti delle zone dichiarate rosse a partire dal 3 novembre, anche se poi il loro colore è cambiato nelle settimane successive. Lo stop ai pagamenti riguarda solo i casi in cui il soggetto passivo e il gestore dell’attività coincidono.
Per gli altri, l’imposta sul mattone attende il pagamento entro domani per un valore che sfiora i 10 miliardi. A giugno, ai tempi dell’acconto, il colpo inferto dalla crisi portò a una riduzione di gettito intorno al 9%. L’aliquota da applicare è quella pubblicata sul sito del dipartimento Finanze: ma le proroghe continue prodotte dalla crisi fanno sì che per molti Comuni questa pubblicazione non sia ancora stata effettuata. In questi casi, se l’ente ha ritoccato le aliquote, i contribuenti saranno chiamati nuovamente alla cassa per un inedito conguaglio entro il 28 febbraio.
Dal lavoro delle commissioni, bar e ristoranti ricevono in fatto di tasse locali solo un allungamento delle esenzioni di Tosap e Cosap, cioè dell’ormai abituale suolo pubblico a costo zero per facilitare il distanziamento sociale ( nonostante l’inverno). Il nuovo trimestre di esenzione vale 82,5 milioni, che saranno distribuiti con decreto fra i
Comuni interessati.
Più generalizzato promette invece di essere il beneficio portato dalla detassazione tout court delle indennità Covid. Questi aiuti, recita l’emendamento approvato venerdì notte, «non concorrono alla formazione del reddito imponibile ai fini delle imposte dirette e del valore della produzione ai fini Irap, e non rilevano ai fini del rapporto sugli interessi passivi». Il fisco, insomma, decide di dimenticarsi di questi sostegni, a patto che siano stati introdotti ex novo per l’emergenza sanitaria e non siano semplici estensioni di strumenti già in vigore.
La novità riguarda sia le imprese sia i professionisti, che dovranno però fare i conti con i limiti e i vincoli posti agli aiuti di Stato dal Temporary Framework comunitario.