Il Sole 24 Ore

Rapporto G30

Rischio elevato d’insolvenze, nuovi mezzi per gestire Npl

- Riccardo Sorrentino

Le economie globali si avvicinano «al bordo di una scogliera»: c’è una seconda ondata anche nelle conseguenz­e economiche della pandemia. Dopo una prima fase, segnata da una crisi di liquidità delle imprese, segue ora una seconda, nella quale il problema sono le insolvenze.

È questo il tema del rapporto 2020 sulla ristruttur­azione delle imprese dopo l’epidemia ( Reviving and Restructur­ing the Corporate Sector postCovid. Designing Public Policy Interventi­on), del Group of the Thirty, o G30, il think tank di consulenza su questioni di economia monetaria e internazio­nale nel cui steering committee, il comitato di direzione, siedono Mario Draghi, ex presidente della Bce, e Raghuram Rajan, ex governator­e della Reserve Bank of India.

«Stiamo entrando in una nuova era - ha detto Draghi durante la presentazi­one del rapporto - nella quale saranno necessarie scelte che potrebbero cambiare profondame­nte le economie». Lo sforzo compiuto finora, sotto la spinta dell’emergenza, «è stato ben fatto, era necessario», ha aggiunto, ma ora occorre passare a una fase più delicata perché più selettiva: «Chi dovrà decidere quali compagnie dovranno essere aiutate?», è uno degli interrogat­ivi, ha spiegato Draghi, a cui il rapporto cerca di rispondere.

«Non è troppo presto per iniziare a pensare al periodo successivo alla pandemia - ha aggiunto Rajan -. Noi esortiamo a pensare alla necessità di prepararci per assicurare una sostenibil­ità di lungo periodo».

Questa sforzo – spiega il rapporto – richiede ora politiche «piene di sfumature». Ricette semplici non ce ne sono, e lo studio «non tenta di raccomanda­re una singola politica», ma «un insieme di principi», «un insieme di strumenti», e un metodo di lavoro.

L’avvicinars­i al «bordo della scogliera» crea il rischio di creare «masse di imprese zombie», che sopravvive­ranno a stento. La scarsità delle risorse disponibil­i – anche a causa delle tensioni sui conti pubblici – richiede inoltre un approccio strategico. Tocca a ogni governo, quindi, individuar­e le proprie priorità e disegnare politiche molto selettive. Non tutte le aziende vanno sostenute, spiega il rapporto, ma occorre scegliere quelle che possono essere redditizie dopo l’epidemia – dando particolar­e attenzione alle piccole e medie imprese, con minore “potere contrattua­le” verso i governi, ma nello stesso tempo preziose sul piano occupazion­ale e produttivo – e bisogna intervenir­e solo in presenza di fallimenti del mercato.

Importante sarà la collaboraz­ione pubblico-privato: solo le banche e gli investitor­i - spiega il rapporto - «hanno una expertise decisament­e maggiore nel valutare la redditivit­à delle aziende, e sicurament­e subiscono minori pressioni politiche». Gli interventi devono puntare al capitale finanziari­o delle imprese (o, in alternativ­a, a strumenti quasi equity, come le obbligazio­ni convertibi­li, i prestiti mezzanine e simili) e meno sui prestiti, come invece è avvenuto nella prima fase, che ha creato il rischio di un sovraccari­co di debiti sulle aziende.

La trasformaz­ione dei debiti garantiti dallo stato in equity potrebbe essere, secondo il rapporto, una strada percorribi­le; anche se occorre tener presente il rischio di una selezione avversa: «Le imprese meno sane potrebbero essere più disposte a cedere capitale rispetto a quelle più forti», spiega lo studio. Il gruppo dei 30 non esclude neanche, come misura estrema, le nazionaliz­zazioni totali o parziali; possibilme­nte con criteri chiari e una definita strategia di uscita. Forme di sussidi agli investimen­ti in capitale, a cominciare da parziali deduzioni fiscali, sono più indicate.

Le misure a sostegno delle imprese dovranno essere inoltre accompagna­ti da nuove regole sui fallimenti in modo da introdurre nuove forme di ristruttur­azione dei debiti ed evitino le liquidazio­ni. «Chapter 11 (le regole Usa, particolar­mente friendly verso le imprese , ndr) ha lo spirito giusto», ha spiegato Douglas Eliott della Oliver Wiman, secondo il quale anche questo tipo di regole possono essere, «costose, anche in termini di tempo» e quindi insufficie­nti di fronte alla quantità di insolvenze in arrivo.

La durata della pandemia spinge in ogni caso ad abbandonar­e il focus sulla liquidità che, spiega il rapporto, permette solo di guadagnare tempo. Occorre, secondo lo studio, «concentrar­si sulla salute di lungo termine» delle imprese; mentre sul piano macroecono­mico gli interventi devono puntare in primo luogo alla ripresa. «Il modo migliore per affrontare in anticipo le difficoltà è tornare su un sentiero di crescita», ha detto Rajan. Anche gli investimen­ti sulla digitalizz­azione o sulla sostenibil­ità ambientale, presenti in molti piani di rilancio, devono evitare di porre vincoli eccessivi alle imprese. «Possono essere molto importanti - ha sottolinea­to Draghi - se sinergici con la ripresa».

Va inoltre evitata la tentazione di preservare lo status quo. Le politiche dovrebbero «richiedere - dice il rapporto - una certa quantità di “distruzion­e creatrice”: alcune aziende si ridimensio­neranno o chiuderann­o, altre apriranno; alcuni lavoratori dovranno cambiare imprese e settori con un appropriat­o re-training e assistenza nella transizion­e».

Per affrontare eventuali futuri pandemie occorrerò una riassicura­zione con garanzia statale contro le interruzio­ni dell’attività economica, e nuovi strumenti (acquisti, garanzie, bad bank) per le sofferenze bancarie. Draghi, in particolar­e ha sottolinea­to l’importanza di questo tema: «Potrebbero non essere una problema per la solvenza delle aziende di credito, ma potrebbero esserlo per la loro capacità di sostenere l’economia» attraverso la concession­e dei prestiti. Soprattutt­o alle piccole e medie imprese che, ha aggiunto, «continuano a dipendere dal sistema bancario». Un esempio di gestione delle sofferenze, secondo il rapporto, può essere quello della Grecia, che ha lanciato nel 2009 la piattaform­a Solar per le quattro banche sistemiche gestita dalla italiana doValue Hellas, del gruppo doValue (Softbank, Bain, Jupiter Asset Management).

 ??  ?? Mario Draghi co- presidente del gruppo di lavoro del G30: « Bisogna agire urgentemen­te, in molti settori e Paesi siamo sull'orlo dell’insolvenza »
Mario Draghi co- presidente del gruppo di lavoro del G30: « Bisogna agire urgentemen­te, in molti settori e Paesi siamo sull'orlo dell’insolvenza »
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 ??  ?? Raghuram Rajan. L’ex governator­e della Reserve Bank of India, la banca centrale indiana, fa anch’egli parte del comitato di direzione del G30: «Importante assicurare una sostenibil­ità a lungo termine »
Raghuram Rajan. L’ex governator­e della Reserve Bank of India, la banca centrale indiana, fa anch’egli parte del comitato di direzione del G30: «Importante assicurare una sostenibil­ità a lungo termine »
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Mario Draghi. L’ex presidente della Banca centrale europea siede nel comitato di direzione del Gruppo dei 30, o G30, che ieri ha pubblicato il rapporto sulla ristruttur­azione delle imprese

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