L’Ue pronta a varare le bad bank nazionali
Ultime discussioni in corso sul tema degli aiuti pubblici a sostegno degli istituti
C’era ancora qualche punto controverso, ieri sera, nel documento su cui si cercava l’accordo tra i servizi della Commissione, ma nulla di particolarmente difficile affrontare o su cui non fosse possibile trovare un compromesso. La comunicazione sui Non performing loans (Npl) che il collegio dei commissari approverà oggi ( ma il cui testo sarà ufficializzato domani) non dovrebbe riservare sorprese clamorose rispetto alle anticipazioni dei giorni scorsi ( si veda Il Sole 24 Ore del 3 dicembre). Il pacchetto si articola su più piani. Rete di bad bank nazionali degli Npl, sviluppo del mercato secondario dei crediti deteriorati attraverso una serie di accorgimenti anche tecnici, solvency framework per snellire le procedure, margini di flessibilità sugli aiuti di Stato.
Proprio quest’ultimo punto, nel corso della consultazione tra i servizi della Commissione, è apparso come uno dei più delicati.
Da quanto trapela, non c’è solo la preoccupazione della Dg Concorrenza che deve vigilare sugli aiuti pubblici. Negli schieramenti tra favorevoli e contrari sono riapparse sotto traccia le distanze tra i nordici frugali, che guardano alla tenuta generale dei conti pubblici, e i Paesi del Sud che sono alle prese con qualche problema in più sui vari fronti e sono preoccupati per la tenuta dell’economia, dell’occupazione, delle imprese e di riflesso dei sistemi finanziari.
Secondo le indiscrezioni, la comunicazione apre infatti ad una interpretazione più flessibile delle regole sull'intervento dello Stato nel sostegno alle banche, sul modello di quanto è stato fatto per Mps con le Gacs, le garanzie dello Stato sulle tranche senior dei crediti deteriorati, senza correre il rischio di innescare il famigerato bail- in.
La misura non dispiace all’Italia, Paese in cui è stata ideata e applicata ma dopo laboriose trattative con Bruxelles. Se le Gacs diventassero uno strumento comune nella Ue, la loro applicazione sarebbe molto più semplice e rapida, come ha affermato il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini ieri in un’audizione parlamentare (si veda l’articolo in pagina). Gli ultimi aggiustamenti non dovrebbero comportare stravolgimenti del testo finale.
Sulla questione bad bank la via indicata è quella della rete di soggetti nazionali finanziati da ciascuno Stato membro, ma creando una base comune di informazioni a livello europeo per dare una visione omogenea agli operatori, con template standardizzati, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo del mercato secondario. L’opposizione dei paesi nordici ad una entità europea, in discussione da anni, è stata insormontabile. L’idea di un network di soggetti distinti è quella che più si avvicina alla proposta di Andrea Enria e dovrebbe aver messo d’accordo più o meno tutti, i nordici rigoristi da una parte e i paesi del Sud dall’altra, Spagna e Italia in testa.
Il piano d’azione sugli Npl è stato predisposto dalla commissaria Mairead McGuinness, l’ex eurodeputata irlandese, del Ppe, che da ottobre è responsabile del portafoglio Servizi finanziari, stabilità finanziaria e Unione dei mercati dei capitali dell’esecutivo Ue, subentrata al connazionale Phil Hogan costretto a dimettersi. Già nell’audizione propedeutica alla nomina a commissario, McGuinness aveva indicato con quale spirito intende occuparsi della materia: «Il settore finanziario deve fare la propria parte per la costruzione di un’Europa più sostenibile, digitale e inclusiva » aveva affermato.
Si tratta comunque di misure transitorie il cui obiettivo è attenuare gli effetti della CRR, Credit requirement regulation, sui requisiti di capitale delle aziende di credito, per adattare all’emergenza Covid un apparato di regole concepito per il lungo periodo e che per ora non è messo in discussione.
L’Esecutivo comunitario è indirizzato verso la creazione di una rete di soggetti garantiti dai singoli Stati
Sotto traccia riaffiorano le distanze tra i paesi nordici frugali e quelli del Sud zavoratti dagli Npl