Contagi sotto quota 5mila per riprendere il tracciamento
I tracciatori saliti a 14mila ma con la dffusione così alta impossibile risalire ai contatti
Più che il rischio di una terza ondata del Covid quello che preoccupa gli esperti dell Cts e dell’Iss è che la seconda ondata non solo non perda la sua potenza ma che abbia una nuova recrudescenza come sta accadendo all’estero, con casi di nuovo in salita.
Per mettere un vero argine alla seconda ondata che vede i contagi oscillare in Italia ancora ampiamente sopra i 10-15mila nuovi positivi al giorno bisogna infatti smettere di rincorrere il virus. Ma come? Per mettere una museruola al Covid l’unica arma conosciuta finora in tutto il mondo, da quasi un anno sotto pandemia, è l’attività di «contact tracing » . In pratica il tracciamento di tutti i possibili contatti che potrebbero essersi contagiati vicino ai positivi. Scoprirli subito e metterli in isolamento è fondamentale per fermare la catena del contagi o e rallentare la velocità di trasmissione (il famoso R-t). Si tratta di un’attività che le Regioni non hanno mai smesso di fare. Peccato però che da settimane sia una missione praticamente impossibile: tracciare i contatti di 15mila casi significa moltiplicare almeno per 10 quel numero, le persone cioè con cui si viene in contatto in media nelle ultime 48 ore. Questo significa risalire a 150mila contatti. «Per riuscire a tornare a fare un tracciamento efficace i nuovi casi giornalieri devono scendere almeno a 56mila al giorno, altrimenti è impossibile. Con i numeri di contagi che abbiamo ora le uniche misure possibili sono quelle di mitigazione e non quelle di contenimento», ammette una voce autorevole del Cts. In pratica per ora il contact tracing non funziona (il contenimento appunto) al contrario delle misure di cosiddetta mitigazione che significa più restrizioni a livello sociale e lockdown se necessario. Anche l’Iss lo ha ribadito nei giorni scorsi: bisogna scendere dagli attuali 190 casi a 50 casi ogni 100mila abitanti a settimana.
Va detto che le Regioni nelle ultime settimane hanno aumentato sensibilmente il numero dei tracciatori impegnati nella caccia ai nuovi casi di Covid, anche grazie all’aiuto del Governo che ha messo in piedi una call nazionale per assumere nuovo personale. Se a inizio ottobre se ne contavano poco più di 9mila, oggi sono oltre 14mila - 14.261 per l’esattezza - i tracciatori in forza alle
Regioni. Un numero più alto rispetto alla soglia minima che era stata fissata dal Governo a inizio emergenza e cioè di un operatore dedicato al contact tracing ogni 10mila abitanti. Oggi a livello nazionale se ne contano 2,4 ogni, ma con differenze regionali ancora importanti: in cima ci sono Basilicata (7,6 tracciatori ogni 10mila abitanti), Umbria (4,6 tracciatori) e Toscana (3,9). In coda invece - anche se sopra la soglia minima - Calabria (1,5 tracciatori ogni 10mila abitanti), Lazio ( 1,8 tracciatori) e Abruzzo (1,9).
Personale messo in pista dalle Regioni per le attività doi contact tracing