Salvini-Meloni, colloquio cordiale ma restano i sospetti
Dubbi di FdI sull’apertura del leader della Lega a un governo ponte
Apparentemente tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni è tornato il sereno. Le quattro chiacchiere, scambiate prima e dopo la conferenza stampa in cui - assieme ad Antonio Tajani e ai “piccoli” della coalizione - hanno presentato le proposte del centrodestra sulla manovra, sarebbero state sufficienti ad appianare l’irritazione (e i sospetti) della leader di Fratelli d’Italia nei confronti dell’alleato maggiore che aveva dato la disponibilità a un nuovo governo in caso di crisi del Conte II. Fonti vicine ad entrambi i due leader, subito dopo il colloquio, a cui ha assistito anche il numero due di Forza Italia Tajani, sottolineano che è stato « importante » e si è svolto in un clima di « grande cordialità e intesa » . Ambedue i leader si dicono convinti che sia decisivo far prevalere « l’unità » della coalizione per difendere «quei milioni di italiani dimenticati da questo governo». Soprattutto in un momento in cui Conte e la sua maggioranza sono a brandelli.
Eppure al di là delle dichiarazioni rassicuranti dalle parti di Fratelli d’Italia il punto interrogativo sulla strategia di Salvini resta aperto. E lo “stupore” che aveva colto Meloni, apprendendo della disponibilità del numero uno del Carroccio a un Governo Ponte non si è del tutto dissolto. Anche perché Salvini ieri ha ribadito che il suo obiettivo resta « un governo di centrodestra, senza chiedere niente a Di Maio, Zingaretti, Renzi... » . Ma visto che il centrodestra i voti non li ha, chi sarebbero i “responsabili” a venire in soccorso? « Potrebbe essere che se questo governo auspicabilmente dovesse avere difficoltà in Parlamento qualcuno sarebbe d’accordo a fronte di proposte concrete come queste » , è la risposta che ha dato Salvini. Parole che non suscitano l’entusiasmo di Meloni. E infatti la presidente di Fdi a stretto giro ha risposto: « Confido che nel centrodestra si continui a lavorare compatti per raggiungere sintesi fondamentali. Per nessuno di noi esiste più uno scenario nel quale si va con altri. Vogliamo governare questo paese insieme » .
E prima ancora - sia pure con riferimento a possibili “regali” da parte della maggioranza nelle pieghe della manovra - aveva attaccato: « Al governo diciamo: noi non trattiamo. Non partecipiamo a nessuna mangiatoia allestita sulla pelle degli italiani. È un avviso ai naviganti... » . Toni ruvidi diretti alla maggioranza ma forse non solo. Le recenti uscite di Salvini sono arrivate inaspettate e per di più dopo che il centrodestra si era ricompattato. Per ora però la scelta è di soprassedere e restare alla finestra a guardare come evolve la situazione all’interno della maggioranza. Meloni del resto ha poco da perdere. I sondaggi continuano a sorriderle, il suo partito è ormai a soli 3 punti dal Pd. La leader di Fdi lo ricorda nel corso dell’Assemblea nazionale tenutasi ieri nel tardo pomeriggio. « In un anno estremamente difficile Fratelli d’Italia ha consolidato il suo consenso e ha registrato una grande crescita» ma - ha detto Meloni - « il nostro successo più grande è aver dimostrato che esiste una politica diversa fatta di coerenza, identità, competenza e serietà » .
Meloni si dice « fiera » di guidare un partito « produttivista » , schierato « a sostegno delle imprese » e « dell’economia reale » e contro le politiche « assistenziali come il reddito di cittadinanza » . Non sono mancati però anche alcuni avvertimenti diretti al suo stesso partito sul rischio « infiltrazioni » . La leader di Fdi ha chiesto « un supplemento da parte di tutti, in particolare sulla classe dirigente e sul territorio, per scongiurare ogni tentativo di infiltrazione in un movimento in grande crescita » .
Anche Salvini ieri ha riunito nelle stesse ore la segreteria del Carroccio. Il leader della Lega ha ribadito che non ci sarà « nessuno sconto al Governo » pur mantenendo «l’impegno per proporre ricette costruttive » . Salvini ha ripetuto che prima « Conte, Zingaretti, Di Maio e Renzi tolgono il disturbo meglio è». Parole non dissimili da quelle di Meloni. Tuttavia la distanza resta e per il momento sono state anche accantonate le scelte sui candidati sindaci di Roma e Milano. Meglio tornarci quando si sarà capito come procede la legislatura.