McDonald’s cambia pelle: la nuova formula è il drive-in
Delle 70 nuove aperture previste entro il 2022, il 90% sarà di McDrive La quota di materie prime made in Italy cresce ancora: raggiunto l’85% del totale
McDonald’s cambia pelle. Addio tavolini pieni, addio feste di compleanno affollate: ora per crescere si punta tutto sull’asporto. Ritiro al banco, consegna a casa, ma soprattutto drive- in. Per sempre? Probabilmente no. Di certo per i prossimi due anni questa è la strategia: «Tra il 2021 e il 2022 abbiamo in cantiere 70 nuove aperture in Italia, e il 90% di queste saranno con la formula McDrive», racconta l’ad Mario Federico. Questa settimana McDonald’s presenterà la seconda edizione del report “Condividere Valore”, l’analisi di Althesys che misura le ricadute delle attività della catena sul sistema economico italiano. Nel 2019 la quota di fornitori made in Italy è arrivata a coprire l’85% delle materie prime utilizzate nei suoi ristoranti, e viene calcolato che l’impatto di McDonald’s sul sistema Paese è stato pari a 1,4 miliardi di euro, in crescita del 14% rispetto all’anno precedente.
McDonald’s dunque non è pronta a scommettere su un ritorno dei clienti nei ristoranti già a metà 2021?
Se dopo il primo lockdown i teenager erano tornati nelle sale, dopo questa seconda ondata io credo che torneranno meno. Certo, culturalmente siamo persone cui piace uscire: la convivialità ricomincerà, ma non sarà più come prima, perché a lungo resterà il timore di recarsi in luoghi affollati. Nel 2019 la parte drive valeva il 19% fatturato: oggi ne vale più del doppio. Certo, mi aspetto che nel 2025 questa quota si abbasserà, ma resterà comunque più alta di quella registrata nel 2019. Anche l’asporto è cresciuto rispetto all’anno scorso, pesava per il 10% e oggi pesa per il 20%. Mentre il delivery, cioè la consegna a casa, è passato dal 7 al 20% dei nostri ricavi.
I consumi al tavolo in questo 2020 sono dunque pressoché spariti...
Sa quante feste di compleanno avevamo organizzato nel 2019? Centomila, con 2 milioni di bambini a prenderne parte. Nel 2020 di feste non ne abbiamo fatta nemmeno una, non le ho riaperte neanche questa estate per non essere costretto a fare nessun compromesso sulla sicurezza. Non le farò neanche nelle zone gialle e nemmeno nel 2021. Durante il primo lockdown, McDonald’s Italia è stato tra i pochissimi che ha deciso di chiudere completamente, anche se a norma di legge avremmo potuto fare delivery. Nove settimane siamo stati con le serrande abbassate. E non c’è stata chiusura simile in nessun altro dei Paesi dove siamo presenti. È chiaro che il nostro fatturato alla fine del 2020, come quello di molti altri, sarà in calo a doppia cifra.
Il 2020 avrà un impatto anche sull’occupazione?
No. Noi abbiamo confermato tutti i ristoranti e tutte le persone. Non solo: in questo anno difficile abbiamo creato mille nuovi posti di lavoro e fatto 21 nuove aperture. A Giarre, in Sicilia, quando abbiamo annunciato il nuovo locale, abbiamo ricevuto ben 3.500 domande di lavoro. Poi certo, non tutto è andato secondo i piani: in provincia di Lecco il nuovo ristorante è rimasto aperto una sola settimana, dopo di che è arrivata la zona rossa e abbiamo dovuto richiudere tutto.
L’anno scorso avevate annunciato 7mila nuovi posti di lavoro in Italia in tre anni: che cosa resta di questo obiettivo?
Il 2019 è stato l’anno migliore di sempre per McDonald’s in Italia e quando ci siamo dati questi obiettivi nessuno poteva immaginare che sarebbe arrivato il Covid. È chiaro che questi numeri saranno ridimensionati, ma per le nuove aperture previste nel 2021 penso che potremmo assumere 1.500 persone, mentre per quelle del 2022 i nuovi posti di lavoro potrebbero essere 2.000. Sommati ai mille del 2020, fanno comunque 3.500 nuovi posti. Diciamo che l’obiettivo sarà dimezzato, ma l’occupazione sarà in crescita. Soprattutto, per l’immediato futuro serviranno figure diverse: più personale per pulizie e più hostess di sala, per esempio. Sarà un investimento necessario, per dar fiducia alle persone che torneranno nelle sale.
Stando al rapporto che state per presentare, l’ 85% delle materie prime che utilizza McDonald’s Italia sono made in Italy. Avete potuto ricorrere al contributo a fondo perduto per i ristoranti che acquistano prodotti italiani?
Non noi come McDonald’s direttamente, ma siccome lavoriamo in franchising, sono i singoli licenziatari dei nostri ristoranti che possono presentare la richiesta e il contributo copre un massimo di diecimila euro per società. Il novero dei nostri fornitori italiani è in crescita: quest’anno si sono aggiunti alla lista di ingredienti made in Italy 1.500 tonnellate all’anno di bacon proveniente da Italia Alimentari (gruppo Cremonini) e dal Salumificio Fratelli Beretta, nonché 4,5 milioni di litri di latte per i coni gelato, forniti da Granarolo. Quanto è successo durante la pandemia ha confermato che la nostra scelta è quella giusta, perchè i consumatori vogliono sempre più prodotti nazionali. Magari la qualità italiana ci costa qualcosa in più, ma questo non è un problema: ho le spalle coperte dal management globale per continuare a investire nella filiera made in Italy.