Brescia crede nella ripresa e spinge sul capitale umano
Il presidente Pasini ai soci: «Ripartenza a metà 2021, ma chiarezza sui fondi Ue»
Brescia vuole un 2021 di ripresa, dopo un anno che, a causa del dilagare della pandemia, ha lasciato ferite sul piano economico ( la perdita di valore aggiunto è di oltre il 10%, per un totale di 35,6 miliardi, -9% il calo del fatturato stimato nei primi nove mesi), ma soprattutto nelle comunità di riferimento delle aziende. Rialzarsi non sarà facile e l’aiuto che potranno offrire le risorse del piano Next generation Ue sarà importante. In ogni caso, qualunque ripartenza dovrà mettere al centro il capitale umano come reale fattore di discontinuità a livello strategico nel medio periodo, soprattutto in una fase di grande cambiamento nei paradigmi di mercato come quella attuale, con digitalizzazione, transizione green e nuova globalizzazione sempre più al centro della discussione. Ne è convinto il presidente di Confindustria Associazione industriale bresciana, Giuseppe Pasini, che ieri ha riunito, rigorosamente in remoto, gli associati per l’assemblea annuale.
« Il momento è delicato, c’è incertezza, sopratutto se si considera che i nostri mercati principali sono quelli delll’Europa e in particolare della Germania - ha detto -. Ma le aziende bresciane sono ben patrimonializzate, stanno investendo e innovando, e questo ci fa ben sperare per il 2021. Tutti guardiamo con interesse al Next Generation Ue e alle nuove risorse per le imprese, che dovranno essere distribuite in maniera otttimale su progetti virtuosi. Il vero problema, però, non è quello delle risorse, ma ha a che fare con le competenze, con i nuovi talenti. Dobbiamo colmare il gap nei confronti dei nostri competitor e per questa ragione la scuola dovrebbe essere la priorità di ogni Governo».
Nella prima parte dell’anno, come hanno spiegato il primo cittadino di Brescia, Emilio Delbono e il suo omologo bergamasco, Giorgio
Gori, intervenuti all’assemblea, aziende e comunità hanno trovato un percorso comune, nel dolore e nella volontà di ripartire; e la tutela delle fabbriche - 152 euro a testa la spesa media per l’applicazione dei protocolli aziendali Covid- 19 una tantum, altri 458 fino a fine anno per sanificazioni - è stata assoluta.
Ora, però, la necessità di nuove competenze è legata a un cambiamento di scenario che vede al centro dello scenario i temi della digitalizzazione e dell’efficientamento energetico («lo stato nell’Ilva è una scelta inevitabile per allinearsi agli obiettivi di decarbonizzazione al 2030» ha detto tra le altre cose Pasini) e che impongono anche alle imprese una nuova mentalità, con intere filiere, anche nel Bresciano, investite da nuovi paradigmi, come per esempio la componentistica auto, o interessate a scelte di maturità, come nel caso delle piccole realtà ancora non adeguatamente internazionalizzate.
Anche per questi motivi « le imprese vorrebbero avere un quadro chiaro su quando le risorse del Next generation Ue saranno realmente messe a disposizione - ha detto Pasini -. Avremo ancora un primo trimestre molto difficile - ha ragionato -, ma la speranza degli imprenditori è potere avere una crescita forte nella seconda parte dell’anno, e in quella fase sarebbe importante potere contare su parte delle risorse del Recovery fund » .
Il ministro degli Affari europei, Vincenzo Amendola, intervenuto all’assemblea, ha rassicurato la platea virtuale: « Se il cronoprogramma proseguirà senza intoppi - ha detto - è ragionevole immaginare i primi stanziamenti verso la fine della primavera » . Ottimista, sulla possibilità di mettere a terra progetti concreti di modernizzazione per le imprese, anche il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli.
Le imprese, però, lamentano almeno in questa fase uno scarso coinvolgimento e chiedono di potersi sedere al più presto al tavolo di discussione in corso. « Le parti sociali - ha spiegato in conclusione di assemblea il vicepresidente Maurizio Marchesini - saranno convocate solo una volta approvata la bozza. Rischia di essere troppo tardi » .