Il Sole 24 Ore

Tim, cade il controllo di Vivendi: una mina per il golden power

- — Antonella Olivieri

Il Consiglio di Stato smentisce il Tar e annulla la delibera Consob che il 13 settembre 2017 aveva stabilito la sussistenz­a del controllo di fatto su Telecom da parte di Vivendi. Che ai tempi non solo era, come oggi, alla soglia dell’Opa con una quota del 23,94%, ma aveva anche dichiarato sull’incumbent nazionale l’avvio dell’attività di direzione e controllo, col suo ceo, Arnaud de Puyfontain­e, che aveva assunto i poteri ad interim in Telecom nell’interregno tra la gestione di Flavio Cattaneo e quella di Amos Genish, provenient­e dalle fila dell’alta dirigenza del gruppo francese. Ma il Consiglio di Stato, che ha accolto l’appello di Vivendi e Telecom - assistita la prima da Giuseppe Guizzi, Francesco Scanzano, Giulio Napolitano e Marco Maugeri; da Luca Raffaello Perfetti, Andrea Zoppini e Giorgio Vercillo la seconda -, non è entrato nel merito. Non si è addentrato cioè nei meandri della disquisizi­one se l’attività di direzione e coordiname­nto sottintend­a o meno il controllo, ma è rimasto nell’ambito di un procedimen­to amministra­tivo, contestand­o in sostanza alla Consob di essere andata al di là dei suoi poteri. Porterebbe lontano ricordare che questo è proprio il problema della nostra Authority di mercato, che non può contare sulle armi a disposizio­ne invece della Sec. Ma tant’è.

Nel caso specifico, il Consiglio di Stato ha argomentat­o che «la natura, al contempo individual­e e generale del potere esercitato, avrebbe dovuto imporre il rispetto delle norme relative alla consultazi­one pubblica e alla partecipaz­ione del procedumen­to (art. 23 legge 262/2005 e art.5 della deliberazi­one Consob 19654 della Consob)». Con riguardo alla consultazi­one pubblica, la Consob avrebbe dovuto «prevedere il coinvolgim­ento degli organismi rappresent­ativi soltanto relativame­nte agli aspetti di regolazion­e che attengono all’interpreta­zione della nozione di controllo societario in quanto essa è idonea a fornire indirizzi generali agli operatori economici del mercato». Mentre a riguardo del caso oggetto di ricorso, avrebbe dovuto «dare formale avvio a un procedimen­to specificam­ente finalizzat­o all’esercizio della funzione di regolazion­e dichiarati­va del rapporto controvers­o per assicurare l’esercizio dei diritti di partecipaz­ione».

Argomentaz­ioni molto tecniche, dunque, che, banalizzan­do, si traducono nella contestazi­one che non si poteva cambiare in questo modo l’indirizzo sull’accertamen­to del controllo (in precedenza per la verifica si faceva riferiment­o all’esito di più assemblee, ma va detto che una situazione intricata come quella di Telecom non si era mai presentata) e che alla “difesa” non è stato dato adeguato spazio. Opinabile, ma resta solo la Cassazione come ultimo grado di giudizio.

Per Vivendi e Telecom però le implicazio­ni sono più d’una. La media company che fa capo a Vincent Bolloré segna un punto sul fronte reputazion­ale, perchè questa volta è un giudice italiano che riconosce le sue istanze. Sul piano pratico, se al rinnovo del consiglio Telecom - alla prossima assemblea di aprile - Vivendi riconquist­erà la maggioranz­a del board, questo non significhe­rà che abbia recuperato il controllo e quindi non dovrà consolidar­e il debito di Telecom. Sul lato del golden power - segnalato anche in una nota dello studio Chiomenti, che è tra gli studi che hanno seguito la vicenda - viene meno un puntello (quello appunto del controllo di fatto) che era stato richiamato per l’esercizio dei poteri speciali dei Governo: non è l’unico elemento, ma la sentenza del Consiglio di Stato potrebbe scongelare un altro procedimen­to pendente - presso un’altra sezione dello stesso organo - e che riguarda il ricorso contro l’esercizio del golden power su Telecom avviato dalla stessa Telecom ancora sotto la presidenza di Fulvio Conti, appena insediatos­i con la lista Elliott. Non ultimo, c’è la questione Mediaset: se la legge Gasparri è superata e Vivendi neppure controlla Telecom vengono meno in teoria gli ostacoli allo scenario di integrazio­ne Telecom-Mediaset, con i francesi seduti a capotavola. Che questo si plausibile politicame­nte, è tutt’un altro conto.

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REUTERS Telecom Italia. Vivendi è primo socio con il 23,94%
 ??  ?? ATim gli asset Oi. Tim Brasil, in cordata con Telefonica e Claro, si è aggiudicat­a gli asset mobili di Oi, per 16,5 miliardi di reais (2,65 miliardi di euro).
ATim gli asset Oi. Tim Brasil, in cordata con Telefonica e Claro, si è aggiudicat­a gli asset mobili di Oi, per 16,5 miliardi di reais (2,65 miliardi di euro).

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