Il Sole 24 Ore

«Avevo offerte più alte, ma non ha prezzo la possibilit­à di restare italiani al 100%»

A una settimana dalla firma dell’operazione da 1,15 mld, si delineano i piani a medio Le sinergie aziendali con Moncler sono tantissime, tranne che sul dna dei brand

- Giulia Crivelli

Everything but the girl: era il nome di una band inglese di grande successo degli anni 80. Consideran­do il picco di notorietà e di vendite di Moncler e Stone Island proprio in quegli anni, partiamo da qui per riassumere la visione che Carlo Rivetti ha del futuro a breve e sicurament­e a medio termine del polo del lusso (appena) nato dall’acquisizio­ne di Stone Island, di cui Rivetti è presidente e direttore creativo, da parte di Moncler. Non everything but the girl girl( (letteralme­nte, letteralme­nte, tutto tranne la ragazza), allora, bensì everything but the product and the brand, tutto tranne il prodotto e il marchio. Rivetti spiega che con Remo Ruffini, ceo e presidente di Moncler, c’è un patto di ferro. L’ha detto lo stesso Ruffini una settimana fa, il giorno dell’acquisizio­ne da 1,15 miliardi (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 dicembre), lo ribadisce oggi Rivetti: la razionalit­à delle sinergie tra le due aziende toccherà ogni processo, ma le anime dei due brand continuera­nno a vivere vite proprie, felicement­e parallele.

Stone Island è reduce da dieci anni di forte crescita. Avete ricevuto offerte da gruppi, aziende, fondi. Perché, alla fine, Moncler?

È vero, abbiamo fatto un bel percorso: nove anni fa i ricavi erano 53 milioni, con un ebitda di 4, pari al 7,3% del fatturato. Nel 2019 siamo arrivati a 239, in crescita del 24% sul 2018 e con un ebitda di 73 milioni, pari al 30% del fatturato. E nel 2020, nonostante il Covid, chiuderemo in leggera crescita. Ci hanno cercato in tantissimi, soprattutt­o dall’estero. Con molti, ad esempio il gruppo Usa Vf, siamo anche arrivati vicini a un accordo. Di altre offerte magari non mi hanno neanche dato i dettagli, sapendo che non ho mai avuto in mente una cifra, un obiettivo da Creso, comecondit­io come conditio sine qua non per vendere. Da alcuni fondi, forse da società cinesi, quasi certamente avrei avuto più soldi.

Ripeto: perché, allora, Moncler?

Per autentiche affinità elettive con Remo Ruffini. Non vorrei sembrare fin troppo enfatico, ma sento di dover usare queste parole. Siamo due persone con percorsi di vita e profession­ali simili e non è un caso: condividia­mo una visione del mondo e quindi anche della moda. O meglio, della filiera del tessile-abbigliame­nto italiana. Se potessi cambiare qualcosa in Moncler– e ovviamente non posso, dico solo per assurdo – non lo farei. Remo non vuole cambiare Stone Island ed è anche per questo che io e la mia squadra manterremo il nostro ruolo e la nostra autonomia creativa.

Quanto conta l’italianità del progetto di Remo Ruffini?

Moltissimo: sono una persona molto critica, per natura. Al limite della spietatezz­a. Lo sono con me stesso, con le persone che lavorano con me e con il mio Paese, che però amo profondame­nte perché ne vedo le grandi qualità e risorse, intellettu­ali ma anche produttive. Essere il primo tassello, diciamo così, di un polo di alta gamma autenticam­ente italiano è un grande motivo d’orgoglio. Qualcosa che, di nuovo, non ha prezzo.

Vf ha comprato Supreme strapagand­ola, la Otb di Renzo Rosso guarda a Jil Sander. Ci saranno nuove acquisizio­ni e con che multipli?

Confesso: le logiche della finanza non mi appassiona­no. Anzi, un po’ mi spaventano, forse proprio perché non ne vedo la logica. Ma su questo, come su moltissimi altri aspetti, mi affido a Remo e alla sua esperienza e conoscenza del mondo della finanza e comunque sarà sua la decisione, se ci saranno le occasioni, di far crescere ulteriorme­nte questo nuovo polo del made in Italy di alta gamma.

A proposito di produzione: Stone Island resterà made in Ravarino?

Ovviamente sì. La storica sede vicino a Modena continuerà a essere il cuore del marchio, con gli uffici stile, la divisione ricerca e sviluppo, l’immenso archivio, che abbiamo salvato dall’usura del tempo e persino dai terremoti. A Ravarino c’è il passato di Stone Island, ma anche il suo futuro. Siamo in un momento di passaggio: torneremo a un certo grado di normalità pre Covid, per quando riguarda molte attività. Non saremo migliori né peggiori, credo. Sicurament­e però c’è un prima e un dopo, con abitudini di lavoro e di consumi diverse. Credo però che dopo questa tempesta e con tutte le incertezze che ancora dobbiamo affrontare, il legame tra un marchio e i consumator­i, presenti e futuri, si rafforzi o nasca dalla storia del brand, che è la sua credibilit­à.

Cosa cambierà stando seduti sulle spalle di un gigante? Nei primi 9 mesi il fatturato di Moncler è calato del 20% circa a 780 milioni, resta pur sempre quattro volte Stone Island.

E-commerce, mix distributi­vo, expertise nel retail, scelta dei partner per le licenze, know how su categorie di prodotto dove Stone Island non è presente o ha provato a esserlo senza troppo successo: in tutti questi ambiti possiamo imparare da Moncler e creare sinergie. Poi c’è la sostenibil­ità e qui, oltre che di strategie, di tecnica, per così dire, torniamo alla capacità di avere una visione. Né io né Remo siamo appassiona­ti del green washing, lo siamo del pianeta e delle nuove generazion­i. Moncler è avanti pure su questo, ha un ambizioso piano da qui al 2030, è appena stata riconferma­ta al vertice del Dow Jones Sustainabi­lity Index. Stone Island ha intrapreso lo stesso percorso,che coinvolge tutte le persone che lavorano con me, come accade in Moncler. Tornando al perché ho scelto Remo Ruffini e lui ha scelto me, aggiungo un’ultima cosa: dopo i primi colloqui tra noi due, inevitabil­mente un po’ segreti, ho conosciuto e incontrato moltissime persone che lavorano in Moncler, suoi tretti collaborat­ori e non solo. Mi è successa una cosa strana, che a pensarci ora strana non è: di tutti ho pensato che avrebbero potuto esseremiei essere miei collaborat­ori, per come si ponevano e ragionavan­o. Certo, le operazioni si “misurano” in euro, ma il vero carburante di un’azienda e di un Paese sono le persone e l’alchimia delle squadre.

‘‘ IL FUTURO DEL NEONATO POLO Nel lusso ci sono e ci saranno altre acquisizio­ni e i multipli sono alti, ma non sta a me decidere le prossime mosse

AREE DI SVILUPPO L’esperienza di Moncler nel retail, nell’e- commerce, nelle licenze può aiutare Stone Island a fare il salto di qualità

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Carlo Rivetti, presidente e direttore creativo di Stone Island
Visionario. Carlo Rivetti, presidente e direttore creativo di Stone Island

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