Il Sole 24 Ore

La speranza di una intesa fa volare la sterlina

Downing Street non conferma di avere accettato concession­i ma cambia tono

- Nicol Degli Innocenti

Il fallimento dei negoziati con l’Unione Europea è ancora “possibile” ma non è più “altamente probabile”. Il cambiament­o di terminolog­ia e di tono da parte di Downing Street nelle ultime ore sembra dare un barlume di speranza sulla possibilit­à di un accordo bilaterale.

«Ovviamente no deal è un esito possibile, ma abbiamo messo in chiaro che continuere­mo a impegnarci per raggiunger­e un accordo di libero scambio, come Boris Johnson ha stabilito assieme a

Ursula von der Leyen » , ha detto ieri il portavoce del premier.

Downing Street non ha voluto confermare che la crisi è stata sbloccata grazie alla concession­e di Londra sulla parità di condizioni, come indicato da fonti Ue. « No comment sui dettagli dei negoziati » , ha detto il portavoce.

Il premier britannico avrebbe accettato in linea di principio che serve un meccanismo concordato per impedire una concorrenz­a sleale in futuro se una parte dovesse adottare regole sul lavoro o sull’ambiente meno rigide dell’altra parte. Finora invece Johnson si era rifiutato, dicendo che lo scopo di Brexit è che la Gran Bretagna torni uno Stato sovrano, che non può quindi « restare intrappola­to nell’orbita della Ue » .

Resta sicurament­e irrisolta la questione della pesca. Londra non ha accettato la proposta Ue di “parcheggia­re” il problema, continuand­o i negoziati ma mantenendo lo status quo per 12 mesi. Johnson ha ribadito di non voler consentire l’accesso alle acque territoria­li britannich­e a pescherecc­i europei e ha messo quattro navi armate della Royal Navy in standby per pattugliar­e la Manica dopo il primo gennaio.

La speranza di un accordo ha fatto volare la sterlina, che ieri ha vissuto la giornata migliore da marzo. La valuta britannica ha guadagnato l’ 1,5% sul dollaro e l’ 1,2% sull’euro, recuperand­o quasi tutto il terreno perduto la settimana scorsa, quando un “no deal” sembrava quasi inevitabil­e.

Molti analisti hanno però avvertito che i rischi per la sterlina resteranno elevati fino a quando l’accordo non sarà concluso. « Gli ultimi sviluppi sono basati sul presuppost­o che ci sia un’intesa commercial­e in extremis, ma i tentativi potrebbero fallire, comportand­o rischi di notevoli ribassi per la sterlina » , ha detto Lee Hardman, currency analyst di Mufg. « Non intendiamo abbandonar­e i negoziati » , ha assicurato ieri il ministro del Business Alok Sharma, insistendo però che la Gran Bretagna non intende continuare le trattative oltre la scadenza del 31 dicembre.

Se sarà raggiunto l’accordo con la Ue la House of Commons avrà il diritto di votarlo prima che diventi operativo, ha fatto sapere ieri Downing Street. « I deputati potranno votare l’intesa prima che riceva il sigillo reale e diventi legge » , ha detto il portavoce del premier. Potrebbe essere necessaria una seduta straordina­ria del Parlamento durante le feste di Natale.

Deal o no deal, due terzi dei cittadini britannici ritengono che Johnson abbia gestito male Brexit. Secondo l’ultimo sondaggio Ipsos Mori, il 63% degli interpella­ti ha un’opinione negativa del modo in cui il Governo ha condotto i negoziati con la Ue e solo il 28% ha un’opinione positiva.

La chiave di svolta sarebbe il meccanismo incaricato di impedire in futuro la concorrenz­a sleale tra le imprese

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