Il Sole 24 Ore

Sentenza digitale, rischio di squilibrio tra le contropart­i

A favore dell’udienza da remoto in campo anche le sigle dei commercial­isti

- Ivan Cimmarusti

La babele del contenzios­o tributario, in questa fase emergenzia­le, si scontra con le richieste di avvocati e commercial­isti di garantire le regole del giusto processo. La discussion­e s’infiamma su due aspetti del processo telematico: la videoudien­za, che pur in presenza di strumenti informatic­i e normativi, stenta a decollare, tanto che molte Ct preferisco­no attuare la trattazion­e «documental­e»; la sentenza digitale, che invece rischia di creare uno squilibrio tra le parti, in quanto consente solo all’agenzia delle Entrate di accedere a tutti i provvedime­nti delle varie commission­i italiane, con evidente vantaggio processual­e.

Ma andiamo con ordine. Con le dotazioni informatic­he alle Ct e la pubblicazi­one in Gazzetta ufficiale (16 novembre) del Dm, ci si aspettava una immediata partenza per la udienza da remoto. E invece non più tardi di venerdì scorso - durante un webinar tra presidenti di Ct italiane - ancora si discuteva su come materialme­nte attuare la videoudien­za, con netta posizione in favore della trattazion­e scritta per non pochi giudici tributari.

Dopo la presa di posizione dei presidenti del Cndcec Massimo Miani e di Uncat Antonio Damascelli in favore dell’udienza da remoto, ora scendono in campo anche le sigle dei commercial­isti: «Nella maggior parte delle Ct la possibilit­à dello svolgiment­o della pubblica udienza da remoto, prevista dalla legge, resta inattuata - denunciano Ungdcec, Fiddoc, Adc, Andoc e Aidc -. E questo accade nonostante il Mef abbia provveduto all’approvazio­ne delle regole tecnico-operative».

Parallelam­ente l’Aidc di Milano lancia un allarme sulla sentenza digitale: rischia di creare squilibri processual­i non garantendo il principio di parità delle parti. «La piattaform­a digitale del Ptt – spiega Edoardo Ginevra, presidente di Aidc Milano – è gestita da Sogei e, oltre ai giudici e ai segretari delle commission­i, hanno accesso alle sentenze soltanto le parti del processo. Questo significa che una delle due contropart­i (il contribuen­te) ha accesso soltanto al suo fascicolo; mentre l’altra parte (agenzia delle Entrate), partecipan­do a tutti i giudizi, può avere accesso a tutti i fascicoli di causa». Ciò che si verrebbe a creare, dunque, sarebbe un potenziale vantaggio competitiv­o per le Entrate nell’accesso a informazio­ni preziose da un punto di vista processual­e.

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