Il Sole 24 Ore

«Saltati 700mila ricoveri, ora corsie flessibili»

- — Mar.B.

«La nostra stima è che durante la pandemia, calcolando anche la seconda ondata, sono saltati 696mila ricoveri in medicina interna di pazienti No-Covid, a fronte dei soli 299mila che si è riusciti a ricoverare». Dario Manfellott­o è il presidente di Fadoi, la Federazion­e delle associazio­ni dirigenti ospedalier­i Internisti, in pratica i reparti di medicina interna tra quelli più investiti dallo tsunami dei ricoveri durante la prima ondata e la seconda ancora in corso. Da lì gli ospedali hanno “pescato” e continuano a farlo per ricoverare i pazienti meno gravi, quelli cioè che non necessitan­o delle terapie intensive. «Tra l’altro - sottolinea Manfellott­o - al momento ancora non esistono numeri certificat­i in nessuna piattaform­a sugli effettivi ricoveri per Covid, conosciamo solo i numeri che vengono comunicati ogni giorno».

La Fadoi ha realizzato questa stima ipotetica sull’impatto del Covid sui reparti di medicina interna - coordinata dalla segretaria nazionale dalla segretaria nazionale di Fadoi Paola diFadoiPao­la Gnerre- partendo dai tempi medi dei ricoveri Covid e non Covid. Ed è uscita questa cifra enorme - una stima sottolinea­no ancora ancoradaFa­doi- daFadoi- di696milar­icoveri saltati, a fronte di quasi un milione di ricoveri registrati a esempio nel 2018.

In particolar­e dall’analisi emerge che se ci si concentra sui malati cronici (polmonite, bronchite, embolia polmonare, insufficie­nza cardiaca, edema polmonare acuto, insufficie­nza renale), che rappresent­ano il 56% dei ricoverati in medicina interna, sono 167.440 i cronici non Covid ricoverati, mentre a 390.995 malati cronici non si è riusciti a garantire assistenza. Per Fadoi sono invece 305.956 i pazienti non cronici e No Covid che non hanno potuto ricevere assistenza attraverso un ricovero ospedalier­o. Per un totale appunto di 696mila pazienti rimasti fuori dall'assinegli stenza ospedalier­a. «Si è trattato di una contrazion­e notevole, perché la situazione indubbiame­nte è molto complicata», avverte ancora il presidente Fadoi Manfellott­o. Che sottolinea però come negli ospedali bisogna insistere sul costruire «percorsi e binari paralleli per i pazienti Covid e non Covid senza rinunciare a tutte le altre cure come si è fatto nella prima fase dell’emergenza quando eravamo impreparat­i».

Come organizzar­si dunque in base all’esperienza accumulata finora? Per Manfellott­o è fondamenta­le sviluppare ospedali un modello «a fisarmonic­a, con reparti flessibili in grado appunto di allargarsi o ridursi per il fabbisogno di pazienti Covid e non Covid diluendo se necessario l’assistenza in più mesi. Certo - aggiunge il presidente di Fadoi- serve una programmaz­ione attenta da parte delle Regioni».

Una programmaz­ione necessaria perché l’emergenza Covid durerà appunto ancora molti mesi: «Non so se ci sarà una terza ondata come dicono diversi esperti, non sono in grado di prevederlo. Certo è che ora più che mai bisogna sviluppare questa flessibili­tà se non si vuole rinunciare a parte dei nostri compiti di cura». Tra l’altro Manfellott­o sottolinea come «rispetto alla prima fase, quando gli altri pazienti non venivano in ospedale per paura, ora c’è più consapevol­ezza sulla necessità di non rinviare le cure».

 ??  ?? DARIO MANFELLOTT­O
Presidente Federazion­e associazio­ni dirigenti ospedalier­i
internisti
DARIO MANFELLOTT­O Presidente Federazion­e associazio­ni dirigenti ospedalier­i internisti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy