Ridurre i contagi? Sì, con dialogo tra epidemiologi ed economisti
Non abbiamo rinunciato ai nostri spostamenti estivi, in treno e in nave. Non abbiamo accettato misure troppo coercitive in spiaggia, nei rifugi, nelle cene tra amici. Non abbiamo vigilato sui comportamenti irresponsabili dei nostri figli adolescenti. Non abbiamo sempre attuato le disposizioni suggerite in merito alla distanza fisica.
Tutti questi “Non” ci mostrano le cause della recrudescenza del Covid in questo autunno-inverno. Sono i nostri “atti mancati”.
E ora ? Non tutto è perduto, potremmo riparare, o almeno ridurre i danni, con un surplus di attenzione ma anche di collaborazione interdisciplinare tra gli esperti che troppo spesso si fronteggiano in tv con vanità anziché cooperare con umiltà negli istituti di ricerca.
Esistono strumenti per ridurre il numero di vittime ? E per rendere meno devastante la crisi economica? Forse sì. Epinomics è il termine coniato da un economista bocconiano, Luigi Guiso, che ha intuito la necessità di intensificare il dialogo tra epidemiologi ed economisti.
La gravità della pandemia da Covid potrebbe evolvere in una soluzione positiva ma anche avvitarsi in una spirale di difficoltà che genererebbe molti perdenti (i cittadini), e pochi vincitori (le case farmaceutiche): sul piano internazionale si prefigura una prima chiarezza: trionfa il sovranismo sanitario e si sgretola il multilateralismo.
Il dialogo mancato tra economisti ed epidemiologi
Carlo Favero, economista all’Università Bocconi e co-autore di un articolo pubblicato su LaVoce.info spiega al Sole-24Ore l’urgenza, non dilazionabile, di rafforzare il dialogo che economisti ed epidemiologi. Che non può ridursi allo scontro su twitter tra un virologo e un econometrico.
«In un modello per simulare le scelte di politica economica è importante includere aspetti di “learning” (apprendimento), da parte dei decisori politici, riguardo alla risposta degli individui allo sviluppo del virus. La domanda da porsi è: come si evolve il comportamento individuale rispetto, da un lato, a una percezione della mortalità e pericolosità del virus che varia nel tempo e, dall’altro, all’introduzione di politiche restrittive delle scelte individuali?»
In altre parole, davanti ai Tg, ogni sera milioni di italiani attendono l’andamento dell’indice Rt, (uno dei parametri in base al quale viene calcolata la capacità di espandersi del Covid). Ebbene, questo Rt si evolve nel tempo in conseguenza di interventi di politica sanitaria ed economica (uso di mascherine, limitazioni di mobilità, lockdown selettivi e generalizzati). Quindi, è fondamentale capire la dipendenza di Rt dalle variazioni comportamentali, politiche e virologiche. Ovvero le reazioni degli individui ai dati che vengono diffusi e messi in risalto attraverso i media, caratteristiche del virus e potenziali mutazioni.
I modelli epidemiologici standard non includono risposte endogene in termini di mutato comportamento da parte degli individui. Che significa ? Nelle elaborazioni attuali, quelle che non prevedono il dialogo con gli economisti, gli individui si comportano alla stessa maniera quando non ci sono vittime e quando la mortalità è alta. La realtà è ben diversa e gli economisti sono in grado, spiega Favero, di intercettare la risposta comportamentale delle persone e quindi di ridurre il rischio di esplosione della pandemia. Non solo. Anche quello di contenere i danni economici conseguenti alla recessione economica.
La distribuzione del vaccino è un altro punto chiave. Secondo molti esperti, non potrà essere distribuito a tutti. «Le ragioni sono molte e per questo sarà necessario intervenire a livello centralizzato – spiega Favero – senza affidare al mercato questo compito. Un primo intervento sarà quello di prevedere una distribuzione diversa tra over 50 e under 50. Pare chiaro che per queste due fasce di popolazione i rischi siano ben diversi».