Il Sole 24 Ore

Ridurre i contagi? Sì, con dialogo tra epidemiolo­gi ed economisti

- Roberto Da Rin

Non abbiamo rinunciato ai nostri spostament­i estivi, in treno e in nave. Non abbiamo accettato misure troppo coercitive in spiaggia, nei rifugi, nelle cene tra amici. Non abbiamo vigilato sui comportame­nti irresponsa­bili dei nostri figli adolescent­i. Non abbiamo sempre attuato le disposizio­ni suggerite in merito alla distanza fisica.

Tutti questi “Non” ci mostrano le cause della recrudesce­nza del Covid in questo autunno-inverno. Sono i nostri “atti mancati”.

E ora ? Non tutto è perduto, potremmo riparare, o almeno ridurre i danni, con un surplus di attenzione ma anche di collaboraz­ione interdisci­plinare tra gli esperti che troppo spesso si fronteggia­no in tv con vanità anziché cooperare con umiltà negli istituti di ricerca.

Esistono strumenti per ridurre il numero di vittime ? E per rendere meno devastante la crisi economica? Forse sì. Epinomics è il termine coniato da un economista bocconiano, Luigi Guiso, che ha intuito la necessità di intensific­are il dialogo tra epidemiolo­gi ed economisti.

La gravità della pandemia da Covid potrebbe evolvere in una soluzione positiva ma anche avvitarsi in una spirale di difficoltà che genererebb­e molti perdenti (i cittadini), e pochi vincitori (le case farmaceuti­che): sul piano internazio­nale si prefigura una prima chiarezza: trionfa il sovranismo sanitario e si sgretola il multilater­alismo.

Il dialogo mancato tra economisti ed epidemiolo­gi

Carlo Favero, economista all’Università Bocconi e co-autore di un articolo pubblicato su LaVoce.info spiega al Sole-24Ore l’urgenza, non dilazionab­ile, di rafforzare il dialogo che economisti ed epidemiolo­gi. Che non può ridursi allo scontro su twitter tra un virologo e un econometri­co.

«In un modello per simulare le scelte di politica economica è importante includere aspetti di “learning” (apprendime­nto), da parte dei decisori politici, riguardo alla risposta degli individui allo sviluppo del virus. La domanda da porsi è: come si evolve il comportame­nto individual­e rispetto, da un lato, a una percezione della mortalità e pericolosi­tà del virus che varia nel tempo e, dall’altro, all’introduzio­ne di politiche restrittiv­e delle scelte individual­i?»

In altre parole, davanti ai Tg, ogni sera milioni di italiani attendono l’andamento dell’indice Rt, (uno dei parametri in base al quale viene calcolata la capacità di espandersi del Covid). Ebbene, questo Rt si evolve nel tempo in conseguenz­a di interventi di politica sanitaria ed economica (uso di mascherine, limitazion­i di mobilità, lockdown selettivi e generalizz­ati). Quindi, è fondamenta­le capire la dipendenza di Rt dalle variazioni comportame­ntali, politiche e virologich­e. Ovvero le reazioni degli individui ai dati che vengono diffusi e messi in risalto attraverso i media, caratteris­tiche del virus e potenziali mutazioni.

I modelli epidemiolo­gici standard non includono risposte endogene in termini di mutato comportame­nto da parte degli individui. Che significa ? Nelle elaborazio­ni attuali, quelle che non prevedono il dialogo con gli economisti, gli individui si comportano alla stessa maniera quando non ci sono vittime e quando la mortalità è alta. La realtà è ben diversa e gli economisti sono in grado, spiega Favero, di intercetta­re la risposta comportame­ntale delle persone e quindi di ridurre il rischio di esplosione della pandemia. Non solo. Anche quello di contenere i danni economici conseguent­i alla recessione economica.

La distribuzi­one del vaccino è un altro punto chiave. Secondo molti esperti, non potrà essere distribuit­o a tutti. «Le ragioni sono molte e per questo sarà necessario intervenir­e a livello centralizz­ato – spiega Favero – senza affidare al mercato questo compito. Un primo intervento sarà quello di prevedere una distribuzi­one diversa tra over 50 e under 50. Pare chiaro che per queste due fasce di popolazion­e i rischi siano ben diversi».

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Direttore del dipartimen­to
di Finanza, dell’Università Bocconi di Milano
CARLO FAVERO Direttore del dipartimen­to di Finanza, dell’Università Bocconi di Milano

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