Il Sole 24 Ore

Fondi europei e superbonus per il rilancio dell’edilizia

Il Green Deal europeo punta a emissioni zero entro il 2050, mentre un terzo delle risorse del Recovery Fund sarà per il clima

- Pagina a cura di Natascia Ronchetti

In Europa il 75% del patrimonio immobiliar­e non è efficiente sotto il profilo energetico. E l’Italia, in questo quadro, non fa eccezione. Secondo stime del Cresme, il centro di ricerche sulle costruzion­i, circa il 60% delle abitazioni si trova in fascia G. Vale a dire che la stragrande maggioranz­a è all’ultimo posto della scala che indica il livello di prestazion­e energetica di un immobile. Solo il 5,3% può essere inserito nelle categorie A o B, cioè le migliori, quelle che attestano l’ottimo rendimento di un edificio. È in questo scenario che si inserisce il Green Deal europeo, il piano messo a punto da Bruxelles per tagliare il traguardo di zero emissioni di gas serra entro il 2050. Piano che ha messo al centro dell’attenzione proprio le costruzion­i, alle quali adesso si deve il 40% delle immissioni inquinanti in atmosfera. «L’obiettivo è quello di stimolare un profondo rinnovamen­to del costruito, tutto ciò che ruota intorno all’immobiliar­e è al centro delle scelte europee – spiega Fulvia Raffaelli, funzionari­o della Commission­e europea, nella divisione che si occupa di economia circolare e costruzion­i -. Gli investimen­ti in ristruttur­azione energetica dovranno passare dall’attuale 1% al 2%. E questo attraverso l’identifica­zione degli strumenti finanziari più adeguati, la revisione delle misure legislativ­e della Ue, il migliorame­nto del grado di preparazio­ne e di competenze dei profession­isti del settore grazie a una formazione qualificat­a». In gioco c’è molto. Non c’è solo la sostenibil­ità. C’è una riforma profonda, che chiama in causa tutta la filiera, dai produttori di laterizi ai progettist­i. Una riforma capace di sostenere la ripresa economica, di richiamare giovani, di includere le donne in un settore tradiziona­lmente considerat­o maschile. Persino di stimolare anche una nuova immagine del mondo delle costruzion­i, che richiede sempre di più livelli molteplici ed elevati di profession­alità. «Senza una profonda revisione di tutto il comparto delle costruzion­i – prosegue Raffaelli – non riusciremo a raggiunger­e i risultati che ci siamo prefissati. Parliamo di un settore strategico per trasformar­e la crisi in opportunit­à. Cosa che influisce anche sulla qualità della vita dei cittadini, sul percorso già avviato verso le smart cities». Una rivoluzion­e sostenuta da una dotazione finanziari­a che complessiv­amente per l’Europa si traduce nel 30% dei fondi europei destinati a supportare le misure contro i cambiament­i climatici, nell’ambito del Next Generation, che si avvale di 750 miliardi su un totale di 1.850 stanziati per la ripresa. E che impegna gli stati aderenti alla Ue a dotarsi di piani per l’utilizzo dei fondi (all’Italia sono destinati 65 miliardi dal 2021 al 2023), per cambiare volto al patrimonio immobiliar­e europeo. «Nel contesto del Next Generation – spiega Raffaelli – per noi le condizioni per raggiunger­e gli obiettivi ci sono, soprattutt­o se le risorse saranno davvero utilizzate come opportunit­à per realizzare una trasformaz­ione complessiv­a, se saranno considerat­e una leva per favorire la crescita». In Italia la misura del superbonus del 110% per le ristruttur­azioni ha già tracciato la strada. Ma resta il fatto che il grado di vetustà degli edifici è molto elevato. Si contano, da Nord a Sud, oltre 33 milioni di abitazioni. E di queste solo poco più di 3,6 milioni state realizzate dal Duemila in poi, con tecnologie che consentono di abbattere i consumi energetici. Oltre 15 milioni sono state invece costruite dal secondo dopoguerra al 1990. Mentre più di 3,6 milioni risalgono al periodo antecedent­e il 1918, con l’area del Nord-Ovest che svetta con il numero più alto di edifici antichi. La rapidità ora è diventata essenziale. La sfida, infatti, ha scadenze ravvicinat­e: la Commission­e europea ha calcolato che le emissioni climaltera­nti dovranno essere ridotte del 55% entro il 2030, del 70% nel solo ambito delle costruzion­i. Il rinnovamen­to in chiave sostenibil­e di questo patrimonio passa anche attraverso la scelta dei materiali: sempre di più dovranno avere una corsia preferenzi­ale quelli che possono essere valorizzat­i o riciclati a fine vita. Ma dovrà anche confrontar­si con gli ostacoli sempre presenti costituiti dalla burocrazia. «Un problema che ci siamo posti – spiega Raffaelli – e per questo abbiamo cercato di individuar­e gli strumenti più idonei ad accompagna­re i Paesi membri. Per prima cosa dovrà migliorare l'informazio­ne sulle diverse forme di finanziame­nto e dovranno essere messe in campo tutte le misure per favorire la trasparenz­a e la revisione dell'attuale sistema di certificaz­ione energetica. Senza dimenticar­e che la Commission­e europea ha previsto l’assistenza tecnica per aiutare i vari Stati a varare i rispettivi piani».

Digitalizz­azione e formazione si confermano oggi i binari da percorrere per raggiunger­e gli obiettivi. Nel primo caso, per velocizzar­e e snellire anche tutte le procedure previste per gli appalti pubblici, oggi caratteriz­zate da notevoli lentezze. Nel secondo caso per preparare specialist­i capaci di scegliere le tecnologie maggiormen­te adeguate, di sostenere la svolta green e di contribuir­e alla crescita, di dare un ordine di priorità.

In Italia, su oltre 33 milioni di abitazioni, solo 3,6 milioni sono state costruite negli anni Duemila

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In Europa il 75% del patrimonio immobiliar­e non è efficiente dal punto di vista energetico. In Italia il 60% delle abitazioni si trova nella fascia G
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Note dolenti. In Europa il 75% del patrimonio immobiliar­e non è efficiente dal punto di vista energetico. In Italia il 60% delle abitazioni si trova nella fascia G ADOBESTOCK

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