Bitcoin vola al record di 23mila dollari
La criptovaluta richiesta come bene rifugio Da inizio anno +222%
Dopo settimane di continui rialzi, ieri il Bitcoin ha infranto il record dei 23mila dollari (23.256,92 +9%), arrivando a vedere a New York la soglia dei 24mila dollari (23.639). Solo mercoledì la criptovaluta aveva superato il muro dei 20mila dollari. Il rinnovato entusiasmo per la valuta virtuale è determinato anche dalla maggiore domanda da parte degli investitori istituzionali, che ne fa di fatto un bene rifugio. Il prezzo del bitcoin, dopo il record toccato alla fine del 2017, era poi crollato, in un anno, a 4mila dollari. Dall’inizio dell’anno guadagna il 222%: soltanto negli ultimi tre mesi ha registrato un rialzo del 111%.
Il livello di 20mila dollari «è una soglia decisamente simbolica raggiunta alla fine di quello che è stato un anno storico per il bitcoin». Può ben dirlo Michael Sonnenshein, managing director di Grayscale Investments, che gestisce fondi fiduciari che investono in criptovalute, bitcoin in testa: i fondi in gestione della società sono più che sestuplicati quest’anno da 2 a 13 miliardi di dollari, con un balzo che fa impallidire perfino la rivalutazione del bitcoin. Che ai valori di ieri ha superato il 200% da inizio anno.
Dopo aver abbattuto la soglia di resistenza a quota 20mila dollari, la criptovaluta più famosa ha infatti continuato a correre a briglia sciolta in un terreno inesplorato dal punto di vista grafico arrivando fino a un picco sopra 23.600, con un balzo di quasi il 13% nell’arco della giornata e del 30% nell’ultima settimana. Il nuovo record è stato supportato da volumi di scambi che hanno superato i 65 miliardi di dollari con una quotazione che ha portato la capitalizzazione complessiva a oltre 435 miliardi. Nelle stesse ore il dollaro scivolava ai minimi degli ultimi due anni, con un andamento simbolico che enfatizza il nuovo ruolo delle criptovalute. Come sempre, l’intero comparto è stato trainato dal balzo del bitcoin, che a oggi rappresenta il 65% del valore delle oltre 8mila valute digitali sul mercato. Peraltro strumenti dai quali, nella grandissima maggioranza, conviene tenersi ben lontani. D’altra parte l’altisssima volatilità, confermata anche dalle ultime sedute, consiglia estrema prudenza a investire in criptovalute senza farsi prendere la mano da facili entusiasmi.
E nello stesso giorno del record del bitcoin, Coinbase, la maggiore piattaforma di scambio di criptovalute con base negli Stati Uniti, deposita la documentazione per lo sbarco a Wall Street. Secondo alcune recenti valutazioni, Coinbase si affaccia in Borsa con una valutazione di 8 miliardi di dollari.
Il dato di fatto è che rispetto a tre anni fa, quando il bitcoin si avvicinò per la prima volta a quota 20mila dollari prima di sgonfiarsi di colpo dimezzando le quotazioni nel giro di un mese, questa volta le basi del rialzo appaiono più solide. Il pretesto per l’ultima accelerazione è stato fornito a metà ottobre dalla decisione di PayPal di accettare i pagamenti in bitcoin, il che voleva dire aprire l’investimento in questa nuova asset class ai quasi 350 milioni di suoi clienti in maniera semplice. Anche altri player innovativi come Robinhood, Square e Webull hanno portato le criptovalute all’interno delle loro piattaforme. Lo stesso ha fatto in Italia Banca Generali che ha sancito questa settimana una partnership, anche azionaria, con Conio, startup attiva nei servizi legati a bitcoin, che ha già un accordo simile con Hype, la piattaforma online del Gruppo Sella. Insomma il rialzo è sostenuto da un interesse sempre più diffuso anche a livello retail per quella che si sta affermando come nuova asset class di interesse in tempi di tassi bassi e abbondante liquidità.
D’altra parte anche investitori istituzionali di tutto rispetto nell’ultimo periodo hanno rivelato i loro investimenti in cripto. Dalla prudente Fondazione Guggenheim a gestori di hedge fund come Paul Tudor Jones e Stanley Druckenmmiller, dal colosso assicurativo Massachusetts Mutual Life a MicroStrategy, in tanti hanno annunciato di aver scommesso sul bitcoin. Ultima in ordine di tempo la britannica Ruffer Investment Management, che ha rivelato un investimento di 744 milioni di dollari. Dagli istituzionali ai gestori più tradizionali giù giù fino al pubblico retail, l’interesse reale per il bitcoin continua a crescere. Ora si avvicina al Cme anche l’avvio di un nuovo contratto future su Ethereum, la seconda criptovaluta per valore, segnalando la prosecuzione della strutturazione del mercato.
Difficile comunque credere ai gemelli Winklevoss che hanno investito in bitcoin la somma ricavata dal processo contro Mark Zuckerberg sulla paternità dell’idea alla base di Facebook. Che ora affermano senza mezzi termini di ritenere che la criptovaluta potrà salire fino ad arrivare a una quotazione stellare: 500mila dollari.