Il Sole 24 Ore

Sulla scuola trattative per abbassare il 75% di rientro in presenza

Tra le ipotesi: scendere al 60%, o al 50%, lasciando più autonomia agli istituti

- Claudio Tucci

Conciliare gli ingressi in presenza al 75% con la capienza del trasporto pubblico, al momento ferma al 50% per rispettare le regole sanitarie. È questo, al netto dell’andamento epidemiolo­gico, che certamente preoccupa, il nodo principale che, riunione dopo riunione, emerge con forza ai tavoli tra Stato ed enti territoria­li in vista della riapertura delle scuole il 7 gennaio.

I numeri in campo, del resto, sono importanti: tra meno tre settimane in base alle norme attuali sono attesi sui banchi circa 2 milioni di alunni di licei, tecnici e profession­ali, oltre ai 5 milioni di ragazzi del primo ciclo già a scuola al 100% da settembre, seppur a singhiozzo, in base alla cartina a colori dell’Italia. Troppi per l’attuale sistema dei trasporti; e con pochi margini di manovra, visti i tempi stretti e soprattutt­o le diverse realtà territoria­li.

Non è un caso che i primi ragionamen­ti agli incontri con i prefetti indicano nello scaglionam­ento degli ingressi a scuola una possibile soluzione; e in qualche realtà si pensa di far entrare i ragazzi dalle 8 alle 10, con inevitabil­i “sconfiname­nti” nel pomeriggio; unendo a ciò eventuali modifiche dell’orario di ingresso negli uffici pubblici.

Il punto è che una rimodulazi­one degli orari comporta una serie di effetti collateral­i, e molti presidi sono in affanno nel realizzarl­a: va aumentato il personale dedicato alla pulizia e sanificazi­one degli ambienti, ad esempio. E vanno garantiti gli studenti che abitano a distanza. Senza considerar­e, inoltre, come ha ricordato la Cisl Scuola, che la ridefinizi­one di tutti gli orari è operazione molto complessa, mentre risulta impossibil­e conciliare gli orari delle numerose cattedre a scavalco.

Di qui l’idea che, per ora, serpeggia tra gli addetti ai lavori di provare ad abbassare la soglia nazionale del 75% di rientro in presenza (magari portando al 60%, o forse al 50%, lasciando più autonomia agli istituti).

«Già oggi le scuole con la loro autonomia possono modulare l’organizzaz­ione per garantire la sicurezza - ha ricordato Antonello Giannelli, a capo dell’Anp, l’Associazio­ne nazionale presidi -. Per garantire decisioni ponderate servirebbe una base informativ­a con i trasporti per conoscere i flussi di traffico e di utenza e quindi adattare di conseguenz­a gli orari di ingresso. Il tema, certo, è delicato e le situazioni sono diverse da area ad area. Per questo ai tavoli istituzion­ali è un errore non far sedere anche i presidi che conoscono le singole realtà».

Una decisione è legata anche all’andamento del virus. La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, è ferma nell’assicurare la riapertura in presenza dal 7 gennaio: «Abbiamo un dovere come paese, riaprire le scuole superiori», ha ribadito ancora ieri.

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Francesco Boccia. «Natale è più rischioso di Ferragosto perché oggi l'Rt è più alto di maggio e perché ci attendono ancora i mesi invernali più difficili. Dobbiamo tutelare i più fragili e gli anziani, a costo di sfiorare l’impopolari­tà» ha detto il ministro degli Affari regionali

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