Incontro lampo Conte-Renzi con le richieste Iv: ora si tratta
Il vertice dura solo mezz’ora Nel documento Mes, delega Servizi, no alla task force Dopo la legge di bilancio il premier riunirà i 4 leader e tenterà il rilancio
«Presidente, quello che avevamo da dirti te lo abbiamo già detto. Ora la palla è tua». Matteo Renzi si presenta a Palazzo Chigi poco dopo le 19 con la delegazione di Italia Viva con l’intenzione di non rimanerci a lungo: oltre ai capigruppo Davide Faraone e Maria Elena Boschi ci sono entrambe le ministre renziane, Teresa Bellanova e Elena Bonetti, a ricordare anche fisicamente a Giuseppe Conte che la minaccia del ritiro della delegazione dal governo per aprire formalmente la crisi resta sul tavolo qualora non dovessero essere accolte le richieste consegnate già in mattinata sotto forma di lunga lettera e ripetute sinteticamente da Renzi: i toni non sono ultimativi, ma tra le “condizioni” renziane ce ne sono alcune difficilmente accoglibili da parte del premier. A cominciare dall’attivazione del Mes sanitario per ottenere i 36 miliardi a disposizione dell’Italia per l’emergenza sanitaria, questione che continua a vedere il M5s fortemente contrario. Per finire con la richiesta di cedere la delega sui servizi che Conte ha voluto tenere per sé. Passando naturalmente dal nodo Recovery che ha dato il via a questa crisi strisciante di fine anno: via la task force immaginata da Palazzo Chigi e cabina di regia politica collegiale e non in capo ai soli ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e dello Sviluppo Stefano Patuanelli.
Tutte questioni, a partire dal divisivo Mes, che non a caso sono state insistentemente rilanciate dal Pd quasi in contemporanea (ieri anche da Largo del Nazareno è uscito un documento con le priorità programmatiche). La sensazione di accerchiamento, per un premier apparso preoccupato e stanco dopo la lunga giornata iniziata con il volo a Bengasi per riportare a casa i 18 pescatori “fermati” in Libia da più di cento giorni, è insomma completa.
Solo mezz’ora è dunque durato l’incontro: da parte di Renzi non c’è stata la disponibilità a sedersi per cercare compromessi sui vari temi come si attendeva Conte, che è rimasto un po’ spiazzato, ma solo la “consegna” delle richieste. Formalmente si tratta di un ultimatum, anche se entrambi i contendenti sanno che la vera partita inizierà il minuto dopo l’approvazione della legge di bilancio a fine mese. «Abbiamo rappresentato al premier le nostre argomentazioni e lui ci ha detto che il nostro è un documento importante e costruttivo. Ora ci aspettiamo che Conte faccia una riflessione per vedere se ci sono le condizioni per andare avanti», è stato al termine di un vertice tanto atteso quanto breve il commento della ministra per le Politiche agricole Bellanova. Che poi, quasi a voler rassicurare che non accadrà l’irreparabile già nei prossimi giorni, aggiunge: «Domani (oggi, ndr) parteciperemo al Cdm così come in Parlamento stiamo dando il nostro contributo, sia alla Camera che al Senato, alla legge di bilancio».
Giorni di riflessione dunque per Conte. Renzi lo ha tranquillizzato sui tempi: «Prenditi qualche giorno di riflessione, approviamo la legge di bilancio, attendiamo la risposta politica entro la fine delle festività». Dunque entro i primi giorni di gennaio. Dopo la legge di bilancio il premier dovrebbe quindi riunire i quattro leader della maggioranza - e dunque lo stesso Renzi assieme al segretario dem Nicola Zingaretti, al ministro della Salute di Leu Roberto Speranza e al reggente del M5s Vito Crimi (o lo stesso Luigi Di Maio?) - per decidere come andare avanti e per avviare finalmente quella riscrittura del programma («patto di legislatura» lo chiama Zingaretti) che il Pd gli chiede ormai da mesi.
Ma prima ancora di scendere nel dettaglio delle proposte quello che Renzi ha di fatto chiesto al premier è quel “riconoscimento politico”, anche personale, mai veramente concesso dopo la scissione dal Pd a governo già formato nel settembre del 2019: «Dobbiamo decidere insieme le priorità e tutte le questioni più rilevanti. Non possiamo inseguire i dossier istruiti senza di noi inseguendo le bozze di notte». Insomma il vero tavolo da dove il premier dovrà passare è quello dei leader di partito. Un’impostazione, quella di Renzi, che è condivisa anche da Zingaretti. Il segretario dem non ha gradito i “modi” dell’ex premier, e anzi si dice convinto che in fondo questo attacco a Conte ha finito per ritardare la verifica e il possibile rimpasto finale, ma nella sostanza ne condivide le richieste di metodo e di merito: basta con le gestioni solitarie di Palazzo Chigi, a partire dal Piano di rilancio e resilienza per utilizzare i 209 miliardi di euro in arrivo dall’Europa da cui i leader sono stati di fatto fin qui esclusi. La palla al premier, dunque.