Il Sole 24 Ore

Diasorin San Matteo, accordo legittimo per il Consiglio di Stato

- —Raoul de Forcade

È legittimo l’accordo tra l’Ircss San Matteo di Pavia e Diasorin per i test sierologic­i sul Covid. Lo ha stabilito la terza sezione del Consiglio di Stato. Con una sentenza depositata ieri, il massimo organo della giustizia amministra­tiva ha riformato la decisione del Tar Lombardia, sulle quale aveva già emesso, il 16 luglio scorso, un’ordinanza di sospensiva. Il Tar, in effetti, dietro ricorso della Technogene­tics, aveva annullato l’intesa (stipulata il 23 marzo 2020) tra il Policlinic­o San Matteo e l’azienda privata , ritenendo illegittim­a la procedura applicata per la collaboraz­ione con Diasorin, visto che questa si era sviluppata senza una gara.

Il Consiglio di Stato, viceversa, ritiene quell’accordo legittimo. Per palazzo Spada, infatti, è «dirimente la constatazi­one che la validazion­e ed eventuale sviluppo del progetto di ricerca privato, non ha carattere di esclusivit­à rispetto ad altri possibili progetti scientific­i di altri soggetti privati, rispondend­o al fine istituzion­ale degli Irccs di sostenere progetti di ricerca anche privati, e di validarli».

Non si tratta di «concession­e di bene pubblico», né sussiste «un problema di concorrenz­a», perché, a differenza di quanto avviene con contratto di appalto e concession­e, struttural­mente non vi è una limitazion­e nella scelta dell’amministra­zione ad un solo partner», essendo la ricerca «aperta». A pesare nella decisione anche il carattere «non esclusivo né escludente dell’accordo contestato e l’apertura alla valutazion­e di altre analoghe (anche contestual­i) proposte di accordo».

Scopo della fondazione, tra l’altro, sottolinea il Consiglio di Stato è «la ricerca: non erogare sovvenzion­i o ricevere corrispett­ivi (che sono strumenti a ciò finalizzat­i, ma logicament­e conseguent­i), in ciò anche facilitand­o la ricerca dei privati». Questa sentenza, dice l’avvocato Carlo Merani, partner di Merani Vivani e associati, che ha difeso Diasorin, «interessa tutto il mondo della ricerca italiana, perché pone un punto fermo su come si regolano i rapporti di collaboraz­ione scientific­a tra pubblico e privati. Si chiarisce, infatti, che istituti di ricerca e ospedali pubblici non devono fare delle procedure a evidenza pubblica quando è il privato che sottopone le proprie invenzioni al vaglio dell’istituto». Da parte sua Carlo Rosa, ceo di Diasorin sottolinea: «Abbiamo sempre ribadito la correttezz­a e la trasparenz­a del nostro operato e questa sentenza lo conferma. Si tratta di una decisione di grande importanza per l’intero comparto della ricerca italiana, grazie alla quale è stata fatta chiarezza sulla collaboraz­ione tra istituti pubblici e società private nell’esecuzione di sperimenta­zioni cliniche per migliorare la salute delle persone».

Caustico il commento di Technogene­tics, la quale «prende atto» del fatto che «le collaboraz­ioni pubblicopr­ivate finalizzat­e anche ad acquisire i risultati della ricerca pubblica sono liberament­e negoziabil­i dall’amministra­zione, che può discrezion­almente preferire un operatore rispetto ad un altro e che queste modalità, secondo il Consiglio di Stato, non alterano la libera concorrenz­a». L’azienda, quindi, si «si riserva di valutare l’adozione di eventuali azioni legali presso le sedi europee predispost­e».

Carlo Rosa: «Sempre ribadito la correttezz­a e la trasparenz­a del nostro operato»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy