Diasorin San Matteo, accordo legittimo per il Consiglio di Stato
È legittimo l’accordo tra l’Ircss San Matteo di Pavia e Diasorin per i test sierologici sul Covid. Lo ha stabilito la terza sezione del Consiglio di Stato. Con una sentenza depositata ieri, il massimo organo della giustizia amministrativa ha riformato la decisione del Tar Lombardia, sulle quale aveva già emesso, il 16 luglio scorso, un’ordinanza di sospensiva. Il Tar, in effetti, dietro ricorso della Technogenetics, aveva annullato l’intesa (stipulata il 23 marzo 2020) tra il Policlinico San Matteo e l’azienda privata , ritenendo illegittima la procedura applicata per la collaborazione con Diasorin, visto che questa si era sviluppata senza una gara.
Il Consiglio di Stato, viceversa, ritiene quell’accordo legittimo. Per palazzo Spada, infatti, è «dirimente la constatazione che la validazione ed eventuale sviluppo del progetto di ricerca privato, non ha carattere di esclusività rispetto ad altri possibili progetti scientifici di altri soggetti privati, rispondendo al fine istituzionale degli Irccs di sostenere progetti di ricerca anche privati, e di validarli».
Non si tratta di «concessione di bene pubblico», né sussiste «un problema di concorrenza», perché, a differenza di quanto avviene con contratto di appalto e concessione, strutturalmente non vi è una limitazione nella scelta dell’amministrazione ad un solo partner», essendo la ricerca «aperta». A pesare nella decisione anche il carattere «non esclusivo né escludente dell’accordo contestato e l’apertura alla valutazione di altre analoghe (anche contestuali) proposte di accordo».
Scopo della fondazione, tra l’altro, sottolinea il Consiglio di Stato è «la ricerca: non erogare sovvenzioni o ricevere corrispettivi (che sono strumenti a ciò finalizzati, ma logicamente conseguenti), in ciò anche facilitando la ricerca dei privati». Questa sentenza, dice l’avvocato Carlo Merani, partner di Merani Vivani e associati, che ha difeso Diasorin, «interessa tutto il mondo della ricerca italiana, perché pone un punto fermo su come si regolano i rapporti di collaborazione scientifica tra pubblico e privati. Si chiarisce, infatti, che istituti di ricerca e ospedali pubblici non devono fare delle procedure a evidenza pubblica quando è il privato che sottopone le proprie invenzioni al vaglio dell’istituto». Da parte sua Carlo Rosa, ceo di Diasorin sottolinea: «Abbiamo sempre ribadito la correttezza e la trasparenza del nostro operato e questa sentenza lo conferma. Si tratta di una decisione di grande importanza per l’intero comparto della ricerca italiana, grazie alla quale è stata fatta chiarezza sulla collaborazione tra istituti pubblici e società private nell’esecuzione di sperimentazioni cliniche per migliorare la salute delle persone».
Caustico il commento di Technogenetics, la quale «prende atto» del fatto che «le collaborazioni pubblicoprivate finalizzate anche ad acquisire i risultati della ricerca pubblica sono liberamente negoziabili dall’amministrazione, che può discrezionalmente preferire un operatore rispetto ad un altro e che queste modalità, secondo il Consiglio di Stato, non alterano la libera concorrenza». L’azienda, quindi, si «si riserva di valutare l’adozione di eventuali azioni legali presso le sedi europee predisposte».
Carlo Rosa: «Sempre ribadito la correttezza e la trasparenza del nostro operato»