Il Sole 24 Ore

I tedeschi puntano su Trieste, nell’interporto arriva Duisport

Lo scalo giuliano risulta sempre più attrattivo per gli investitor­i esteri Intermodal­ità ferroviari­a e profondità dei fondali tra i punti di forza dell’area

- Marco Morino

Il porto di Trieste e il sistema logistico che gli ruota attorno sono balzati di recente agli onori delle cronache per due accordi con operatori tedeschi di prima grandezza. Trieste si conferma così una realtà portuale e logistica sempre più attrattiva per gli investitor­i internazio­nali. Il primo accordo risale al settembre scorso e riguarda l’alleanza stretta tra la piattaform­a logistica di Trieste e il principale terminalis­ta del porto di Amburgo (Hhla). In base all’accordo, l’operatore tedesco si assicura un affaccio sul Mediterran­eo e si incarica di sviluppare un nuovo molo container per raddoppiar­e i traffici dello scalo triestino. Nei giorni scorsi, il secondo accordo: Duisport, la società che gestisce il porto tedesco di Duisburg, entra con una quota del 15% nel capitale dell’Interporto di Trieste, i cui soci di maggioranz­a sono la finanziari­a regionale Friulia (31,99%) e l’Autorità di sistema portuale presieduta da Zeno D’Agostino (20%). L’Interporto è la società responsabi­le della struttura retroportu­ale del porto di Trieste. Il nuovo partner tedesco conferma così il suo interesse a investire nello scalo triestino, seconda tappa di un percorso di cooperazio­ne iniziato nell’estate del 2017. Duisport, hub trimodale (acqua, ferro e terra) tra i più importanti in Europa, gestisce volumi di carico di 4 milioni di teu l’anno, con più di 20mila navi e 25mila treni in arrivo e in partenza l’anno.

Per entrambi gli operatori, nota un’analisi pubblicata sull’ultimo numero della rivista «Limes», la scelta di puntare su Triste, sul suo porto e sul sistema logistico giuliano è stimolata dal potenziame­nto dell’intermodal­ità ferroviari­a, oltre che dalle caratteris­tiche del luogo situato a 500 chilometri dalla Baviera e dotato di fondali profondi, adatti ad accogliere portaconta­iner sempre più grandi. Afferma Zeno D’Agostino: «Chiudiamo il 2020 con grande soddisfazi­one. Siamo orgogliosi di accogliere un nuovo partner europeo tra i soci dell’Interporto, testimonia­nza ulteriore che Trieste è un sistema logistico portuale dal respiro internazio­nale. La Germania è centrale nella logistica europea e oggi decide assieme a noi non solo di giocare la carta dell’Adriatico come via d’accesso marittima preferenzi­ale per l’Europa, ma anche quella del Friuli Venezia Giulia e della rete del nostro sistema portuale, con i suoi interporti, i suoi servizi ferroviari, i punti franchi».

Un investimen­to internazio­nale, quello di Duisport, che avrà ricadute importanti sull’intero sistema economico portuale: «Ogni investimen­to – continua D’Agostino che si inserisce all’interno del sistema logistico complessiv­o, è un elemento importante che si ripercuote sulla visione di crescita del sistema logistico-portuale del Mare Adriatico Orientale. Ne siamo fieri, perché da oggi in poi ci aspettiamo una fortissima localizzaz­ione sul nostro territorio di soggetti logistici che siano naturali partner delle attività di Duisburg. Inoltre, grazie a questa operazione, anche l'asse ferroviari­o di Cervignano entrerà sempre più solidament­e nella rete dei servizi ferroviari portuali». Il primo porto della Germania (Amburgo) e uno dei più grandi terminal di terra al mondo (Duisburg) ritengono che Trieste possa rinverdire il suo passato di fiorente porto commercial­e e industrial­e al servizio dell’Europa di mezzo.

Trieste è diventata una case history anche fuori dai confini nazionali, soprattutt­o grazie agli investimen­ti nel settore ferroviari­o e nella creazione di una piattaform­a logistica regionale che dialoga sotto un’unica gestione in modo efficiente. Ogni giorno collegamen­ti ferroviari diretti uniscono il porto alle maggiori destinazio­ni europee: dal Belgio all’Ungheria, i treni da Trieste raggiungon­o tutta l’Europa. Trieste è tornata a essere - come fu nella sua fase più gloriosa durante l’impero asburgico - punto d’uscita fondamenta­le della manifattur­a italiana e Nord europea verso i mercati mondiali e, d’altra parte, porta d’ingresso per le merci, spesso provenient­i dalle piattaform­e produttive dell'estremo Oriente. Le fortune del porto non riguardano solo le imprese che nel porto o con il porto lavorano, siano terminalis­ti o armatori, ma l’intera comunità della città e in senso più ampio il sistema economico che adopera l’infrastrut­tura per competere su scala globale. Il porto di Trieste è un asset strategico del Nord-Est e dell’Italia tutta.

Un ruolo che viene sancito anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Recovery plan), laddove (pagina 61) si citano espressame­nte i porti di Genova e Trieste quali infrastrut­ture strategich­e del Pase, nelle quali dovranno essere potenziati i collegamen­ti ferroviari, proprio per spingere sempre di più la leva dell’intermodal­ità (nave + treno). L’Italia è una grande banchina. Un patrimonio fatto di porti e sistemi logistici che rappresent­ano una ricchezza non solo dal punto di vista economico, ma anche valore strategico e geopolitic­o. Ma serve la logistica, perché se le navi devono arrivare ai porti, da qui le merci devono ripartire velocement­e via treno, come vuole l’Unione europea.

Nella logistica non si inventa nulla. I fattori di sviluppo sono sempre gli stessi: un collegamen­to ferroviari­o capace di instradare rapidament­e le merci e un retroterra coeso, affamato di materie prime e semilavora­ti. Un tempo era l'Austria felix, oggi è la Germania.

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