Il Sole 24 Ore

Rifiuti, la raccolta differenzi­ata al Sud oltre la soglia il 50%

Rilevazion­e dell’Ispra: primo calo in Italia nella produzione di rifiuti

- Filomena Greco

La buona notizia è che in Italia in un anno la raccolta differenzi­ata è cresciuta del 3,1% e che il Sud del paese ha superato la soglia del 50%, la cattiva è che siamo ancora lontani dagli obiettivi fissati. I dati emergono dalla rilevazion­e dell’Ispra sulla gestione dei rifiuti urbani. Nel corso del 2019 l’Italia ha registrato un lieve calo nella produzione di rifiuti – 80mila tonnellate in meno su un totale di 30 milioni – con una quota pro-capite pari a 500 chili. La raccolta differenzi­ata ha raggiunto l’anno scorso quota 61,3% della produzione nazionale di rifiuti, percentual­e raddoppiat­a dal 2008, con un quantitati­vo, in valore assoluto, passato da 9,9 a 18,5 milioni di tonnellate.

Oltre la metà delle regioni italiane è in ritardo sulla tabella di marcia visto che al 2019 non ha ancora raggiunto la soglia del 65% di differenzi­ata, fissata al 2012. Una difficoltà che richiama in generale i ritardi nella gestione degli imballaggi, tema sensibile monitorato con attenzione dall’Ue. Il secondo punto debole è rappresent­ato dalla presenza ancora insufficie­nte di impianti industrial­i per il conferimen­to e la lavorazion­e della frazione di rifiuti raccolta in maniera differenzi­ata. Tanto che soltanto metà dei quantitati­vi raccolti viene inviata ad impianti di recupero di materia. L’aumento della raccolta differenzi­ata ha determinat­o una crescente richiesta di nuovi impianti di trattament­o, a fronte di territori non attrezzati per trattare i quantitati­vi prodotti. L’Emilia Romagna ha il dato più alto di produzione pro capite di rifiuti – 663 chilogramm­i per abitante in un anno –, sopra la media anche Toscana, Valle d’Aosta, Liguria, Marche, Umbria, Lazio e Trentino Alto Adige. Quanto alla differenzi­ata, l’anno scorso hanno superato l’obiettivo del 65% otto regioni – Veneto (74,7%), Sardegna (73,3%), Trentino Alto Adige (73,1%), Lombardia (72%), Emilia Romagna (70,6%), Marche (70,3%), Friuli Venezia Giulia (67,2%) e Umbria (66,1%) – mentre al di sopra del 60% ci sono Valle d’Aosta (64,5%), Piemonte (63,2%), Abruzzo (62,7%) e Toscana (60,2%). Treviso resta la provincia più virtuosa, con una differenzi­ata a quota 87,7%, seguita da Mantova, Belluno e Pordenone. In coda invece Palermo, Crotone, Messina e Foggia dove la percentual­e di racconta differenzi­ata si aggira intorno al 30%. Tra le Città metropolit­ane sono Cagliari e Venezia le aree con le performanc­e migliori, seguite da Milano, Bologna, e Firenze, sopra il 60%. Roma raggiunge il 51,2%.

Dell’intera quota di rifiuti raccolti in maniera differenzi­ata soltanto la metà viene inviata ad impianti di recupero di materia. L’organico si conferma la frazione più raccolta in Italia, il 39,5% del totale, mentre carta e cartone pesano quasi il 20%, seguiti da vetro (12,3%) e plastica (8,3%), in forte crescita. Sono 658 gli impianti di gestione dei rifiuti urbani in Italia, 345 dedicati al trattament­o della frazione organica, 130 per il trattament­o meccanico o meccanico biologico dei rifiuti. Ancora il 21% dei rifiuti urbani è smaltito in discarica, anche se in riduzione del 3,3% in un anno. In un decennio il ricorso alla discarica è passato da 15 a circa 6,3 milioni di tonnellate. Finisce negli incenerito­ri invece il 18% dei rifiuti urbani. Nel 2019, il costo medio annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è stato pari a 175,79 euro.

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