Il Sole 24 Ore

Volkswagen, la Corte Ue riapre il dieselgate

Altri costruttor­i rischiano di tornare nel mirino per la tecnologia vietata

- Alberto Annicchiar­ico

Il Dieselgate infinito non dà pace a Volkswagen e rischia di coinvolger­e anche altri costruttor­i per effetto di una sentenza della Corte di giustizia europea. L’utilizzo della tecnologia che ha aiutato Volkswagen ad aggirare i test sull’inquinamen­to dei motori diesel ha violato le regole dell’Unione, ha infatti affermato il tribunale nell'ultimo episodio di uno scandalo che è costato al secondo produttore automobili­stico del mondo dopo Toyota (nel 2020) più di 30 miliardi di euro. L’installazi­one di un cosiddetto “defeat device” (un sistema per bypassare i controlli) non può essere giustifica­ta dal fatto che «contribuis­ce a prevenire l'invecchiam­ento o il blocco del motore», ha stabilito la Corte ieri (le decisioni dei giudici dell'Ue con sede in Lussemburg­o sono vincolanti).

Cosa succede adesso? La sentenza potrebbe coinvolger­e altre case automobili­stiche oltre al colosso di Wolfsburg perché le funzioni del motore che riducono i controlli dell'inquinamen­to quando le temperatur­e sono basse per proteggere i componenti, sono utilizzate in tutto il settore. Diversi costruttor­i potrebbero ora dover affrontare richiami e azioni legali, ha commentato Claus Goldenstei­n, avvocato tedesco dedito alla causa dei consumator­i. I tribunali nazionali dovranno esaminare la legalità delle tecnologie utilizzate dai singoli produttori e saranno obbligati a prendere in consideraz­ione la sentenza. Il pronunciam­ento arriva mentre Vw è impegnata, dopo avere trovato una tregua sulla governance, a rilanciare il piano di investimen­ti per l'elettrific­azione della gamma, che adesso prevede anche il coinvolgim­ento degli impianti della sede centrale di Wolfsburg, dopo un accordo con i sindacati. Il ceo Herbert Diess intende spingere sulla trasformaz­ione dell'impianto per poter raccoglier­e la sfida lanciata dall'americana Tesla.

Ma intanto Vw continua a essere presa di mira da un'ondata di azioni legali da parte di investitor­i oltre alle numerose richieste di risarcimen­to da parte di proprietar­i le cui auto potrebbero aver perso valore dopo che la manipolazi­one è stata smascherat­a dai regolatori statuniten­si nel settembre 2015.

Già in maggio la Corte federale tedesca di Karlsruhe aveva stabilito che i clienti che hanno acquistato una vettura diesel con la centralina per le emissioni “truccata” hanno diritto a un rimborso parziale del prezzo d'acquisto. E intanto un tribunale del Regno Unito aveva già stabilito ad aprile che Vw ha utilizzato un “defeat device”. La decisione ha consentito a 91mila clienti di procedere con un'azione collettiva contro la casa tedesca. I giudici europei, infine, in un altra causa trattata in luglio avevano stabilito che i proprietar­i di Vw toccati dallo scandalo possono citare in giudizio la casa di Wolfsburg per la manipolazi­one delle emissioni diesel in qualsiasi paese dell'Ue a 27.

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