«Sì al medico di base a casa dei malati Covid»
La visita domiciliare non è compito esclusivo delle Unità speciali (Usca)
Il medico di famiglia non è esentato dalle visite a casa dei proprio pazienti malati di Covid. È un compito che gli spetta, ovviamente nel rispetto dei protocolli di sicurezza, anche se nelle Regione operano le Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale nate proprio per le cure domiciliari dei positivi.
A deciderlo è una sentenza del Consiglio di Stato che ieri accogliendo il ricorso della Regione lazio ha ribaltato quando aveva deciso in precedenza il Tar del Lazio che in sostanza aveva vietato ai medici di famiglia di poter fare le visite a casa in quanto compito esclusivo delle Usca. In particolare il Tar nella sua sentenza aveva accolto il ricorso del sindacato Smi dei medici di famiglia che aveva giustificato questo “esonero” dalle visite domiciliare in base alle norme istitutive delle Usca (il Dl 18/2020).
Per Palazzo Spada non ci sarebbe «nessuna distrazione» dai propri compiti occupandosi dei malati Covid «posto che la visita domiciliare del proprio assistito costituisce parte integrante dei compiti del medico di medicina generale, in ispecie nell’attuale fase epidemiologica in cui l’elevatissimo numero di contagi richiede sinergia degli interventi e pluralità di risorse mediche». Per il Consiglio di Stato insomma vietare le visite a casa dei pazienti Covid è «un grave errore esegetico, suscettibile di depotenziare la risposta del sistema sanitario alla pandemia e di provocare ulteriore e intollerabile disagio ai pazienti»
«Questa sentenza fa definitivamente chiarezza su un punto particolarmente importante nel contrasto alla pandemia ovvero la gestione domiciliare dei pazienti che non necessitano di ricovero ospedaliero. Nessuno può chiamarsi fuori e men che mai la medicina di base», ha detto ieri soddisfatto l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.