Coraggio nuovo presidente della Consulta: «C’è un problema Stato Regioni da risolvere»
Eletto all’unanimità. Il mandato scade nel settembre 2023
Sarà una presidenza lunga, almeno per gli standard recenti della Consulta, quella di Giancarlo Coraggio eletto ieri mattina alla guida della Corte costituzionale. Resterà infatti in carica per 13 mesi, quando la presidenza uscente di Mario Rosario Morelli è durata solo tre mesi. Coraggio ha subito nominato come vicepresidente Giuliano Amato, il cui mandato di giudice costituzionale scadrà invece nel settembre 2023. Eletto all’unanimità, Coraggio ha ricevuto quindi anche il voto della new entry della Corte, Maria Rosaria San Giorgio, eletta a sua volta dalla Cassazione in settimana, portando così a 4 il numero delle donne giudici costituzionali, ulteriore testimonianza dell’accentuata presenza femminile nel mondo della giustizia in generale e nell’attività del canonico “giudice delle leggi” in particolare, dove la recente presidenza di Marta Cartabia, ricordata ieri in maniera non rituale nelle prime dichiarazioni pubbliche dallo stesso coraggio, ha lasciato un segno importante.
Il neopresidente, alla Corte costituzionale dal gennaio 2013, quando venne eletto dai giudici amministrativi, ex presidente del Consiglio di stato, ma con esperienze che dimostrano una grande versatilità nella giurisdizione, visto che è stato giudice ordinario, contabile e anche sportivo, ha avuto anche plurime esperienze di contatto con il mondo della politica e del Governo. È stato infatti sia capo dell’ufficio legislativo del ministero della Sanità sia capo di gabinetto dei ministero dei Lavori pubblici, del Lavoro e delle Finanze.
E proprio sul rapporto con la politica, Coraggio ha voluto soffermarsi in conferenza stampa, sottolineando che la Corte costituzionale si muove sullo stesso terreno del Parlamento, la legislazione. Serve quindi un grande senso del limite, di consapevolezza del proprio ruolo, senza invadere il campo dell’autonomia del legislatore.
Dai rapporti Stato-Regioni, alla tensione stato di eccezione e di diritto, ai vaccini, Coraggio non si è poi sottratto a una serie di domande di stretta attualità. Sull’inasprirsi delle frizioni tra Governo e Regioni, il neopresidente ha ricordato che il «problema indubbiamente esiste e deve essere affrontato, ha oltretutto una storia che, come noto, risale alla modifica del Titolo V della Costituzione, e al successivo moltiplicarsi dei conflitti di competenza, via via risolti dalla Corte e diminuiti nel tempo». «Di certo - ha aggiunto - il modo migliore per risolverlo è la leale collaborazione che, peraltro, la Corte ha promosso. Certo ci vuole tempo e una fase emergenziale come quella che tutti viviamo può non essere la più favorevole».
Problematico l’approccio al tema della tensione tra condizioni di eccezione e Stato di diritto, «la ricerca del punto di equilibrio tra diritto alla salute e libertà individuali non è semplice. Si tratta di un problema che è sollevato e discusso in molti Paesi e anche la Corte potrà pronunciarsi». Del resto, sotto profili diversi, sia Vittorio Sgarbi, da parlamentare, sia il governatore del Veneto Luca Zaia hanno già chiamato in causa la Consulta sulla legislazione di emergenza.
Sui vaccini e sulla loro obbligatorietà, materia già affrontata in senso favorevole dalla Corte nel 2017 a proposito di una legge della Regione Veneto sbilanciata sull’alternativa della persuasione, Coraggio ha lasciato capire di essere favorevole alla massima diffusione possibile «anche perchè la cosiddetta immunità di gregge deve riguardare almeno il 70% dei cittadini perchè il virus non circoli più».
Passando a temi meno legati all’emergenza sanitaria, Coraggio è intervenuto anche per qualificare come «obbrobrio» la prassi dei maxiemendamenti in materia finanziaria e le norme con centinaia di commi. Sulla vicende della magistratura onoraria, in fase di mobilitazione per il riconoscimento del lavoro svolto nell’amministrazione della giurisdizione, il nuovo presidente ha ricordato il recente intervento della Corte sulle spese di giudizio per cause legate alla funzione, «la cui identità con quella della magistratura togata è da verificare quanto possa riflettersi sul rapporto di lavoro». Nello steso tempo Coraggio ha anche ricordato che sulla magistratura onoraria l’Italia è inadempiente in sede europea e dovrà comunque intervenire.