UNO STRESS TEST DA NON RIPETERE
L’anno per sta per chiudersi non è stato facile per nessuno, contribuenti, consulenti e amministrazione finanziaria. Per questo aspetto del rapporto tributario comprendiamo benissimo le criticità conseguenti alla continua evoluzione normativa in un contesto che, tra l’altro, non ha consentito le riunioni in presenza per il necessario “concerto” tra i vari uffici pubblici. L’ordinamento tributario rischia di perdere sempre più la sua coerenza, un elemento che la Corte di giustizia considera essenziale, con l’evidente rischio di errori e l’automatismo delle sanzioni.
Per fortuna che l’Unione europea ha rinviato al 1° luglio 2021 il grande salto operativo per l’Iva nelle vendite ai privati consumatori, che di regola sarà quella del Paese di destinazione, ma con il versamento alla propria amministrazione finanziaria. Non sarà più necessario aprire partite Iva in giro per l’Europa, come hanno dovuto fare non poche piccole e medie imprese, presenti nel catalogo dei grandi siti per le vendite online, alle quali la piattaforma chiede di spedire direttamente la merce al cliente privato. Sei mesi rischiano di essere pochi, considerando che ad oggi non abbiamo nemmeno recepito le soluzioni «rapide», già in vigore dal 1° gennaio 2020 e non ancora formalizzate nella normativa interna.
La sovrapposizione delle proroghe e delle scadenze, attuate senza un adeguato preavviso e con criteri di spettanza del beneficio differenziati, sia per codice Ateco che per le condizioni di riduzione del fatturato o per l’entità del reddito a disposizione del soggetto danneggiato dalla crisi, pone in stato di stress gli studi professionali, chiamati ad ulteriori adempimenti senza poter incrementare le risorse. Anzi abbiamo parecchi sentori di criticità nella gestione dei consulenti, qualificati con l’orrendo termine di intermediari, che non riescono ad incassare le parcelle dai loro clienti in difficoltà finanziaria: ovvio che si preferisce non pagare i professionisti piuttosto che le materie prime o la merce che occorre per continuare a lavorare. Per non parlare dei clienti degli studi, che senza mezzi termini chiedono un taglio significativo del corrispettivo che remunera il lavoro del professionista e dei suoi collaboratori. Costringendo ad interrompere pluriennali e consolidati rapporti d’impiego, la cui remunerazione rischia di compromettere l’equilibrio economico del datore di lavoro.
Il 1° gennaio poi entreranno in vigore le nuove codifiche per la fatturazione elettronica, con la prospettiva di ottenere dal sistema le bozze dei registri Iva, nonché delle liquidazioni periodiche e della dichiarazione annuale.
La sovrapposizione di proroghe e scadenze ha moltiplicato gli impegni per gli studi con meno risorse