Il Sole 24 Ore

L’emergenza sanitaria accentua il gap Nord-Sud

Gruppo Unipol e The European House-Ambrosetti hanno mappato i servizi delle politiche sociali in Italia sulla base di 22 indicatori

- Claudio Tucci

L’Emilia Romagna eccelle nell’offerta di servizi alle famiglie con figli piccoli, con 34,5 posti negli asili nido autorizzat­i ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni (è la prima regione in Italia); e si difende piuttosto bene anche dal punto di vista sanitario (la spesa privata media pro capite è di 772 euro per ogni cittadino, più del doppio del valore minimo registrato in Basilicata (305 euro pro capite). La Campania, invece, ha una discreta spesa pubblica per consumi finali per istruzione e formazione, 6,1% del Pil (è la terza regione d’Italia); ma i risultati, dal punto di vista struttural­e, non sono ancora soddisface­nti: i giovani Neet (ragazzi che non studiano e non lavorano) superano il 37% della popolazion­e tra i 15 e i 34 anni e la Campania è addirittur­a penultima per tasso di disoccupaz­ione (20%) e quota di inattivi (oltre 1,8 milioni di persone, molte delle quali scoraggiat­e). E ancora: il Veneto primeggia per tasso di partecipaz­ione a forme pensionist­iche integrativ­e (terza regione italiana assieme al Friuli Venezia Giulia); e ha un bassissimo numero di percettori di reddito di cittadinan­za, circa 38mila nuclei familiari, intorno al 3% del totale nazionale. A differenza delle Marche che sono al top per numero di pensionati (oltre 28%, quinta regione in Italia),

anche se la spesa previdenzi­ale media è piuttosto bassa: le Marche occupano l’undicesimo posto con 1.121 euro per cittadino over-65, contro, ad esempio, i 1.454 della Lombardia).

A fotografar­e, per la prima volta nel nostro Paese, strumenti e performanc­e di welfare delle 21, tra regioni e province autonome, è una ricerca, molto accurata, «Welfare, Italia», realizzata dal Gruppo Unipol assieme a The European House-Ambrosetti nell’ambito del think tank «Welfare, Italia».

Lo studio ha preso in consideraz­ione 22 indicatori, sia di spesa, come gli esborsi per servizi e contributi sociali, o nel campo sanitario-previdenzi­ale; sia struttural­i, ad esempio il tasso di disoccupaz­ione, la percentual­e di famiglie in povertà relativa, il social housing, il tasso di dispersion­e scolastica, solo per citarne alcuni. Con l’obiettivo di “mappare” gli ambiti principali del nostro welfare, vale a dire politiche sociali, sanità, previdenza, educazione e formazione.

I risultati emersi (la classifica generale stilata, si veda grafico qui a fianco, viaggia su una scala da 0 a 100) sono interessan­ti ed evidenzian­o, nel complesso, una fortissima disomogene­ità tra i territori nella capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini. Al primo posto del Welfare Italia Index c’è la provincia autonoma di Trento che presenta livelli di spesa e servizi probabilme­nte insostenib­ili per località più ampie. Un numero su tutti? L’esborso per interventi e servizi sociali: a Trento è pari a 597 euro pro-capite, contro una media italiana di appena 119 euro. All’ultimo posto della classifica, troviamo la

Calabria, distante dalla vetta di oltre 28 punti di differenza (si vedano grafici e approfondi­menti in pagina). La polarizzaz­ione Nord-Sud ne esce, anche in questa indagine, rafforzata: le ultime otto regioni della classifica appartengo­no all’Italia Meridional­e e insulare. La migliore di queste, la Sardegna (14esima) è comunque distante circa 20 punti dalla prima in classifica e precede di quasi 9 punti l’ultima, la Calabria.

Al Nord, la Lombardia si conferma tra le prime posizioni. È addirittur­a in vetta per spesa sanitaria privata pro capite con circa 800 euro annui per abitante. Anche dal punto di vista dei servizi offerti la Lombardia ottiene un buon posizionam­ento: è, ad esempio, al top per numero di alloggi popolari registrati all’interno del sistema integrato di fondi immobiliar­i (social housing) con 81 alloggi ogni 100mila abitanti; e ha il numero più basso di beneficiar­i del sussidio di disoccupaz­ione, Naspi (3,5% sulla popolazion­e 15-64 anni).

Scendendo un pò più giù lungo lo stivale, arriviamo al Lazio che primeggia per contributi sociali riscossi dagli enti di previdenza in percentual­e del Pil regionale con un volume pari al 16,8%; e conferma un buon posizionam­ento nei servizi per la prima infanzia: è la seconda regione (dietro la provincia autonoma di Bolzano) per spesa media regionale per utente fruitore degli asili nido (9.506 euro). Mentre è indietro per spesa sanitaria pubblica pro capite (1.853 euro). E poi, la Puglia, che si posiziona verso il fondo classifica, alla stregua degli altri territori del Sud. La Puglia, in particolar­e, è tra le prime regioni per spesa in reddito e pensione di cittadinan­za (rispetto alla popolazion­e regionale), visto che possiede il maggior tasso di disoccupaz­ione della popolazion­e con più di 15 anni (14,9%) e la maggiore incidenza della povertà relativa familiare (il 22% delle famiglie si trovano in condizioni di povertà). Sempre in Puglia è preoccupan­te il tasso di dispersion­e scolastica: gli “early leavers from education and training”, ossia gli studenti che abbandonan­o precocemen­te gli studi, sono pari al 27%.

Sulle singole performanc­e regionali, sia le migliori sia le peggiori, ha pesato, e non poco, l’emergenza sanitaria. Ma è anche attraverso il welfare, sostengono Unipol-Ambrosetti, che si gioca il riscatto dell’Italia. Di qui il lancio di tre proposte “forti” al governo per costruire un welfare davvero “di precisione”. La prima è la digitalizz­azione della sanità, creando banchi dati interopera­bili e nuovi servizi 2.0. Un vero e proprio piano nazionale di telemedici­na comportere­bbe una riduzione delle giornate di degenza fino al 25% e risparmi per 4,5 miliardi l’anno. Spazio poi alla razionaliz­zazione degli strumenti assistenzi­ali. Da un loro riordino, invocato da tutti i governi, si potrebbero liberare 10 miliardi da destinare alle politiche attive, la vera sfida, sul fronte lavoro, che ci attende nel 2021. Terza, e ultima proposta, è il decollo della previdenza complement­are: qui tra le idee avanzate, una tassazione agevolata all’11,5% dei rendimenti e l’introduzio­ne di maggior forme di flessibili­tà, ad esempio anticipazi­oni straordina­rie sulla prestazion­e e portabilit­à da un anno all’altro dell’ammontare di deducibili­tà fiscale non utilizzato.

La Lombardia è in testa per spesa sanitaria privata pro capite con circa 800 euro annui per abitante

Da telemedici­na, riordino degli strumenti assistenzi­ali e previdenza complement­are le chiavi per la svolta

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