Riforma al rallentatore e allarme formazione
Se il sistema del Welfare è in grado di mitigare gli impatti della pandemia, certo non è in Calabria che si avvertono i suoi effetti. La diffusione del Coronavirus semmai ha amplificato tutte le criticità di una regione in cui interventi e servizi sociali sono ai minimi termini.
Ai margini del settore delle politiche sociali, la Calabria si posiziona in fondo alla classifica sviluppata da Unipol Gruppo con the European House – Ambrosetti, che monitora la capacità di risposta del Welfare in tutte le regioni.
Distante di 28 punti dai territori più virtuosi, quello della Provincia autonoma di Trento, in particolare, la regione deve ancora dare completa applicazione al regolamento del Welfare. È stato approvato, dopo quasi 20 anni di attesa, lo scorso anno, con la giunta del governatore Mario Oliverio. Ma il nuovo governo regionale, nella prima seduta del Consiglio, aveva proposto la modifica e la revoca dei provvedimenti già emanati. Si è dovuto però adeguare alla sentenza del Tar che ha dato l’ok definitivo al regolamento.
Il regolamento divide la regione in 33 ambiti territoriali, che spesso coincidono con i distretti delle aziende sanitarie provinciali, prevedendo di trasferire ai comuni le risorse (oltre 60mln di euro annui tra Pon, Fondo di contrasto alla povertà, Fna, Fondo regionale per le politiche sociali), per la gestione, in particolare, delle strutture socio-assistenziali. Un trasferimento che richiede poi regolare rendicontazione. Attualmente l’assessore regionale al Welfare Gianluca Gallo sta procedendo al commissariamento di alcuni ambiti che non sono stati in grado di liquidare i pagamenti alle strutture autorizzate. E ha in programma di affiancare agli ambiti, d’intesa con il ministero degli Affari sociali, personale specializzato. Stando ai suoi dati, ancora in via di elaborazione, Gallo sostiene, inoltre, che «entro la fine dell’anno la Calabria avrà recuperato molto in termini di spesa pro-capite».
«Il problema è proprio quello di non aver ancora affiancato gli ambiti con personale adeguatamente formato - spiega Ernesto Alecci, il sindaco di Soverato, fra i comuni più attivi in Calabria con iniziative a sostegno delle categorie più fragili - Tutte le amministrazioni hanno dovuto cimentarsi in procedure molto compesse. La riforma ha provocato anche un ulteriore corto circuito tra regione e ambiti, rispetto ai bandi per le strutture, le graduatorie e i voucher per i beneficiari. Finché non saranno definiti i piani di zona, con la mappa dei bisogni dei territori, i pagamenti saranno destinati solo alle strutture accreditate e non a quelle autorizzate, prive di accreditamento, ma già operative da tempo».