Ristoranti e bar: aiuti solo a chi ha avuto i primi indennizzi
Per tagliare i tempi gli assegni saranno riservati agli esercizi che hanno già ottenuto il primo aiuto a fondo perduto l’estate scorsa Interessati oltre 200mila soggetti: assegno medio da 3.671 euro per i ristoranti, da 2.264 euro per i bar e da 2.963 pe
Bar e ristoranti, ristori solo a chi li ha già avuti. Il Dl Natale prevede infatti che per tagliare i tempi degli aiuti, legati alle restrizioni dell’Italia tornata rossa sotto Natale, gli assegni siano riservati agli esercizi che quest’estate hanno ottenuto il primo aiuto a fondo perduto. Solo in questo modo le Entrate possono arrivare in tempi stretti al bonifico.
Anche la quinta ondata di indennizzi alle attività chiuse per legge risponde all’obbligo della fretta. Che impone di riservare i nuovi assegni, legati alle restrizioni dell’Italia tornata rossa sotto Natale, a chi ha già ricevuto il primo giro di aiuti statali in estate. Solo in questo modo, infatti, l’agenzia delle Entrate ha la possibilità di arrivare in tempi stretti al bonifico, avendo già a sua disposizione i dati dei conti correnti e degli importi che spettano a ciascuno. Con la conseguenza, non da poco, che chi per le più varie ragioni è stato escluso dal debutto non riceverà nulla. E dovrà aspettare gennaio, quando l’ennesimo decreto Ristori che sarà finanziato da nuovo deficit proverà a rimettere in ordine le cose.
Alla puntata natalizia dei sostegni statali a fondo perduto per il commercio in crisi parteciperanno poco più di 200mila attività economiche distribuite in 11 codici Ateco. In pratica, il meccanismo arrivato nella tardissima serata di venerdì per accompagnare il decreto di Natale e renderlo meno indigesto si concentra esclusivamente sul mondo della ristorazione, dei bar e del catering.
I 645 milioni raccolti in tutta fretta con l’ennesimo salto mortale dei tecnici di Via XX Settembre, divisi in 455 sul 2020 e 190 sul 2021, non rappresentano nuovi stanziamenti, impossibili a pochi giorni da Capodanno. Ma reindirizzano una quota del fondo di riserva, istituito con il Ristori-bis e allargato a oltre 1,4 miliardi dal ter, pensato inizialmente proprio per far fronte a nuove situazioni di emergenza. Per liquidare queste somme, se serve, il ministero dell’Economia potrà anche far ricorso ad anticipazioni di tesoreria.
Lo sforzo tecnico è significativo, ma le risorse a disposizione restano limitate. E non possono fare altro che replicare, senza aumenti di alcun tipo, le somme riconosciute in estate sulla base delle perdite di fatturato registrate ad aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019. Su questa base, è il caso di ricordare, l’assegno statale copriva tra il 10 e il 20% della perdita denunciata a seconda della fascia di fatturato dei diretti interessati. La replica secca di quel meccanismo esclude anche in questo caso chi nel 2019 ha superato i 5 milioni di volume d’affari.
Tradotto in cifre, significa che mediamente un ristorante riceverà 3.671 euro, un bar 2.264 e una pasticceria 2.963. Si tratta, come detto, di cifre medie, elaborate a suo tempo dal Mef sulla base dei dati raccolti per gli aiuti a fondo perduto del decreto di maggio. Ma mostrano bene la limitatezza del sostegno, anche perché è complicato immaginare che un aiuto parametrato sulle perdite registrate ad aprile possa essere adeguato a sostenere i mancati incassi di un periodo per molti cruciale come quello delle feste di Natale e di fine anno: cioè del periodo chiave soprattutto per i ristoranti e i bar nelle città d’arte e nelle località di vacanza invernale.
Nascono da qui le critiche rilanciate nelle scorse ore da Confcommercio che ha evocato il rischio di «cancellazione» per molte imprese. Ma la mossa decisa in extremis dal governo risponde alla logica della stretta emergenza. E lo stesso ministro dell’Economia Gualtieri ieri è tornato a ricordare l’appuntamento di gennaio quando «proseguiremo la nostra azione di sostegno con un nuovo intervento». Intervento che nei programmi del governo dovrebbe essere quello definitivo, per rimediare agli squilibri determinati dall’ancoraggio alle sole perdite di aprile e per tornare ad allargare il campo al mondo delle professioni. Serviranno almeno 20 miliardi.