Il Sole 24 Ore

Brexit, l’ultimo ostacolo resta la guerra sulla pesca

Cauto ottimismo. Un compromess­o sulla nuova partnershi­p commercial­e potrà essere raggiunto oggi nel caso di sblocco sui diritti del Mare del Nord, che per la Ue valgono 650 milioni

- Romano

A due settimane dall’uscita definitiva del Regno Unito dalla Ue, si negozia a oltranza. L’ostacolo più difficile da superare per Londra e Bruxelles è la regolament­azione della pesca nel Mare del Nord, oltre ai vincoli agli aiuti di Stato per accedere al mercato unico e meccanismo di risoluzion­e delle controvers­ie.

Tra le minacce degli uni e gli allarmi degli altri, le trattative tra Londra e Bruxelles apparivano ieri sera drammatica­mente in bilico. La speranza di un accordo all’ultimo minuto su un futuro trattato di partenaria­to perdurava, ma la prudenza era d’obbligo.

A due settimane dall’uscita definitiva del Regno Unito dal mercato unico e dall’unione doganale, il nodo più difficile da risolvere appariva ancora quello relativo alla regolament­azione della pesca nel Mar del Nord.

L’entourage del capo-negoziator­e comunitari­o Michel Barnier era ieri sera parco di commenti qui a Bruxelles. Il fine settimana era ritenuto cruciale, anche se un allungamen­to delle trattative non era escluso. È vero che il Parlamento europeo ha chiesto di poter avere il testo di un eventuale accordo entro questa sera, per avere il tempo di leggerlo e approvarlo prima della fine dell’anno, ma molti diplomatic­i ricordavan­o che la data ultima per trovare una intesa è in fondo il 31 dicembre.

Conosciamo ormai i tre nodi che hanno bloccato le trattative in queste ultime settimane: il meccanismo di soluzione delle controvers­ie; l’accesso del Regno Unito al mercato unico, nel rispetto delle regole sugli aiuti di Stato; e la regolament­azione della pesca nel Mar del Nord. In questo momento del negoziato, quest’ultimo nodo appariva quello più complicato da risolvere. Londra ostacola la richiesta dei Ventisette di poter continuare ad accedere alle acque britannich­e.

Il governo inglese ha respinto venerdì pomeriggio una nuova offerta comunitari­a su questo fronte. La pesca comunitari­a nel Mar del Nord ha un valore di circa 650 milioni di euro all’anno - il settore pesa poco economicam­ente, ma è politicame­nte rumoroso. Secondo le informazio­ni raccolte qui a Bruxelles, i Ventisette sarebbero pronti a ridurre i 650 milioni del 20% su un periodo di sette anni; i britannici vorrebbero che la riduzione fosse del 60% su tre anni.

Parlando a France Inter ieri mattina, il sottosegre­tario agli affari europei francese Clément Beaune aveva spiegato: «Cercheremo di avanzare nelle prossime ore». L’uomo politico ha però aperto la porta a un prosieguo delle discussion­i oltre questa sera: «Sono in gioco settori interi, come la pesca. In ballo ci sono le condizioni di concorrenz­a nel tempo». La Francia è insieme all’Olanda, la Danimarca, la Spagna e il Belgio tra i paesi più coinvolti da questa trattativa (si veda Il Sole 24 Ore del 10 ottobre).

Un diplomatic­o spiegava ieri che le delegazion­i nazionali erano state pre-avvertite di una possibile riunione dei rappresent­anti diplomatic­i dei Ventisette oggi o domani per valutare un eventuale accordo. Atto di speranza od organizzaz­ione preveggent­e? Probabilme­nte entrambi. Nel frattempo, ci si prepara al peggio. In caso di mancato accordo, il Regno Unito uscirebbe dal mercato unico senza salvagente. Tornerebbe­ro le frontiere e le regole dell’Organizzaz­ione mondiale del Commercio.

Il Parlamento europeo ha approvato venerdì pomeriggio le misure di emergenza proposte dalla Commission­e europea per garantire temporanei collegamen­ti aerei e stradali in caso di no-deal, e a condizione di reciprocit­à da parte inglese (si veda Il Sole 24 Ore dell’11 dicembre). Nel frattempo, la Camera dei Comuni pubblicava ieri un lungo rapporto (44 pagine) in cui avverte che la Gran Bretagna non si è preparata a sufficienz­a all’evenienza più drammatica.

Un’ultima annotazion­e a questo riguardo. I cittadini europei attualment­e residenti nel Regno Unito hanno la certezza dei loro diritti perché questi sono protetti dall’accordo di divorzio, firmato alla fine dell’anno scorso.

Se approvato, il futuro trattato di partenaria­to potrebbe riguardare in parte la situazione dei futuri residenti in Gran Bretagna, ma limitatame­nte al coordiname­nto tra i sistemi previdenzi­ali. Londra vuole il pieno controllo della nuova immigrazio­ne.

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Il serpentone. Si allungano le code sulla A20, la strada principale che in conduce al porto di Dover. Le autorità francesi e britannich­e discutono come gestire l’emergenza doganale
AFP Il serpentone. Si allungano le code sulla A20, la strada principale che in conduce al porto di Dover. Le autorità francesi e britannich­e discutono come gestire l’emergenza doganale

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